DI ANTONIO CICCIA Niente veti incrociati sulla dichiarazione di vessatorietà di una clausola. Scompare il necessario accordo con le associazioni di categoria quale presupposto del potere dell’Antitrust di mettere al bando una clausola abusiva nei contratti con i consumatori. E chi sgarra, continuando a usare la clausola abusiva, rischia fi no a 50 mila euro. Inoltre torna il potere del giudice di quantifi care il risarcimento dovuto in caso di class action, che allarga le maglie alla adesione di tutti i consumatori in posizione omogenea (scompare l’espressione «del tutto omogenea »). Questi alcuni emendamenti, a fi rma dei relatori, al decreto liberalizzazioni (n. 1/2012) in sede di conversione in commissione industria al senato. A cui bisogna aggiungere anche una possibile revisione delle disposizioni sul tribunale delle imprese, che viene regionalizzato (diventano 20 tribunali e per fare causa si paga solo il triplo del contributo unifi cato; era il quadruplo). Ma vediamo di esaminare le modifi che che dovrebbero passare nel testo fi nale. Clausole vessatorie. Viene mantenuta in capo all’Antitrust il potere di dichiarare la vessatorietà delle clausole inserite nei contratti per adesione con i consumatori. Viene anche mantenuto il procedimento di interpello preventivo fi nalizzato ad avere la valutazione dell’Antitrust prima di inserire la clausola nei contratti. La norma viene però ritoccata in alcuni punti cardine. Nella versione originaria la dichiarazione di vessatorietà era subordinata a un accordo tra le associazioni di categoria: questo signifi cava paralizzare l’attività dell’Antitrust, considerato che per lo meno l’associazione dei professionisti di volta in volta interessata avrebbe potuto far valere il suo dissenso (come già segnalato da ItaliaOggi del 28 gennaio 2012). L’emendamento elimina la necessità dell’accordo e conferisce espressamente all’Antitrust la possibilità di chiedere informazioni e di condurre un’istruttoria ordinando l’esibizione di documenti e anche procedendo a ispezioni. In caso di ostruzionismo si rischiano pesanti sanzioni pecuniarie fino a 20 mila euro (mancata collaborazione) e fi no a 40 mila euro (informazioni o documentazioni non veritiere). Inoltre, si mostra il pugno duro contro chi inserisce una clausola dichiarata vessatoria nei contratti: si arriva fi no a 50 mila euro. Per l’interpello l’emendamento stabilisce che l’Antitrust deve rispondere entro 120 giorni: un regolamento dovrà stabilire se il silenzio sull’istanza, scaduto il termine, signifi ca adesione alla proposta del richiedente. Una clausola che passa indenne l’interpello non può, infatti, poi essere dichiarata vessatoria. Class action. Le maglie della class action si aprono alla adesione di tutti coloro che si trovano in posizione «omogenea» a quella del proponente. L’allargamento dovrebbe essere sostanziale: si passa dall’attuale posizione «identica» (il cui effetto è che praticamente pochissimi possono aderire) alla posizione «del tutto omogenea» della versione originaria del decreto competitività, alla semplicemente «omogenea» dell’emendamento in esame. Potrebbe trattarsi solo di questioni nominalistiche, ma in questo caso l’ultima parola è sempre dei giudici. Inoltre l’azione è estesa anche per la tutela di interessi collettivi. Dal punto di vista del procedimento la adesione del consumatore viene facilitata, perché viene ammesso anche l’uso della mail e del fax. Di maggiore impatto è la modifi ca in ordine alla quantifi cazione del risarcimento. L’emendamento dà una prima possibilità alle parti di mettersi d’accordo; se però l’accordo fallisce, dopo 90 giorni la palla torna al magistrato che, su istanza di parte, liquida le somme dovute ai singoli consumatori aderenti. Tribunale delle imprese. Il tribunale delle imprese, se l’emendamento passerà così com’è stato presentato, è previsto in ogni regione (e non più solo in 11 sedi). Si prevede un organico maggiore di magistrati per le sedi del Lazio e della Lombardia, che non potranno decidere cause diverse. E il tribunale preso cui è istituita la sezione specializzata diventa competente per le class action. Si attenua (anche se di poco) il contributo unifi cato per le cause di competenza del nuovo tribunale: è solo triplicato, anziché quadruplicato (come nel testo originario del decreto legge).
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Addio indennizzi per il colpo di frusta.

 Ma arriverà un conto corrente zero spese per i pensionati sino a 1.500 euro. Stop anche alla pratica che molte banche adottano di obbligare il cliente che stipula un mutuo ad aprire un conto corrente. Non solo. Sempre in fatto di mutui, le banche erogatrici che ne vincolano la stipula a una polizza assicurativa a carico del cliente, saranno presto obbligate a proporre alla clientela almeno due polizze di due differenti assicurazioni non riconducibili alla banca erogante. Sono solo alcuni degli emendamenti al decreto liberalizzazioni presentati (o già approvati) in commissione industria al senato dai due relatori Filippo Bubbico (Pd) e Simona Vicari (Pdl). Tra questi anche un emendamento che stoppa la commissione per i bancomat e le carte di credito per i rifornimenti di carburante al di sotto dei 100 euro. Ma andiamo con ordine, focalizzandoci sulle assicurazioni. La prassi di collegare la concessione di un mutuo alla stipula di una polizza non era prevista fi no a oggi da nessuna norma. Addirittura, in una prima bozza del decreto liberalizzazioni era stato introdotto un divieto esplicito ad attuarla. Oggi, invece, con l’emendamento presentato al senato, questa pratica finisce al contrario per trovare legittimità normativa. L’importante, per il legislatore, è che venga rispettato un minimo di concorrenza nell’offerta al cliente di un ventaglio di polizze. GLI EMENDAMENTI APPROVATI. Sempre in fatto di assicurazioni, la commissione industria ha approvato già alcune misure. Tra cui: – un aumento delle pene per chi froda a danno delle assicurazioni. Il carcere sarà da uno a cinque anni e non più «da sei mesi a quattro anni»; – la possibilità per gli iscritti nella lista dei veicoli non coperti da Rc auto di regolarizzare la propria posizione assicurativa in 15 giorni. Se non lo faranno, l’elenco sarà inviato a prefetture e forze di polizia competenti in base al luogo di residenza del proprietario dell’auto; – la fi ne dei rimborsi causa danno biologico permanente per colpo di frusta e danni fi sici di lieve entità, ritenuti indimostrabili con esame clinico obiettivo. La commissione Industria del Senato ha infatti approvato un emendamento al decreto liberalizzazioni presentato dalla senatrice Maria Ida Germontani (Terzo polo); – la cancellazione della norma sull’Rc auto, prevista all’art. 29 del decreto legge liberalizzazioni, che prevedeva un taglio del 30% ai risarcimenti nel caso in cui non si utilizzi per le riparazioni un carrozziere convenzionato con l’assicurazione; – la nascita di due nuove banche dati contro le frodi Rc auto: la banca dati dei testimoni e la banca dati danneggiati, che si vanno ad aggiungere alla banca dati dei sinistri gestita dall’Isvap. Trasformata, infi ne, in odg l’idea di concedere sconti Rc auto a chi volesse dotare l’auto di «dispositivi» sul «tasso alcolemico». Luigi Chiarell