Di Anna Messia

Si raccontano aneddoti divertenti su come gli agenti di assicurazione abbiano iniziato ad applicare l’articolo 34 del decreto liberalizzazioni, quello che, con l’obiettivo di calmierare i rincari delle polizze, ha introdotto l’obbligo di mettere a confronto almeno tre diversi preventivi Rc Auto. L’offerta della propria compagnia (che ovviamente deve risultare la più accattivante) è stata paragonata con assicurazioni letteralmente sconosciute e meglio ancora se irraggiungibili. Se il preventivo viene preparato a Roma, per stare più tranquilli, la propria offerta può essere paragonata con quella di una compagnia che ha una piccola rete di vendita, per esempio in Piemonte. E se invece il cliente è seduto davanti a una scrivania di un agente di assicurazione che lavora a Palermo, perché non prendere a riferimento come termine di confronto il preventivo online offerto da AdiR, acronimo dell’Assicurazione di Roma, controllata dal comune guidato da Gianni Alemanno? Casi eclatanti che lasciano facilmente comprendere come le regole introdotte dall’esecutivo di Mario Monti, con l’obiettivo di mettere il cliente nelle condizioni di poter scegliere tra diverse offerte, sia caduto nel vuoto. Un raggiro a tutto tondo che non è sfuggito all’esecutivo, che del resto, ben consapevole del fatto che il nuovo regime aveva bisogno di un attento rodaggio, aveva già chiesto all’Isvap, l’autorità di controllo del settore assicurativo, di preparare delle contro proposte per rendere effettivamente operativo il confronto, in modo da aggiustare il tiro in vista del passaggio del decreto alle Camere. Un invito che è stato subito accolto dall’istituto guidato da Giancarlo Giannini, che prima di preparare la sua proposta ha prontamente riunito un tavolo tecnico, chiamando a raccolta, giovedì 16 febbraio, gli operatori del settore. Dalle compagnie ai broker, agli agenti di assicurazione oltre ai consumatori. E se proprio tutti sembrano essere consapevoli che le regole, così come sono scritte nel decreto, non vanno affatto bene, l’accordo su come debbano essere modificate sembra però ancora molto lontano da venire. Gli interessi in gioco, in questa partita, sono d’altro canto spesso contrapposti. Le compagnie di assicurazione, dal canto loro, temono di perdere la presa sulle proprie reti di vendita che erano già state messe a rischio, in passato, dai decreti Bersani, che hanno vietato i mandati in esclusiva, impedendo alle società di legare a loro, indissolubilmente, i propri agenti. Allora il problema però venne facilmente risolto: gli agenti hanno di fatto continuato in gran parte a lavorare con una sola compagnia, anche se non c’era più un vincolo di legge. Ma ora i rischi sembrano essersi riproposti: in una prima versione del decreto liberalizzazioni era stato previsto l’obbligo di plurimandato. Gli agenti si sarebbero cioè dovuti trasformare in una specie di broker all’inglese, con l’obbligo di vendere ai proprio clienti prodotti forniti da compagnie concorrenti. Un terremoto che avrebbe scosso dalle fondamenta il settore assicurativo, abituato a lavorare con un modello distributivo in esclusiva e a investire importanti risorse sulle proprie reti di vendita. All’ultimo minuto però il governo è tornato indietro sui suoi passi, ridimensionando l’impatto dell’intervento e prevedendo soltanto un confronto tra tre polizze assicurative Rc Auto, come previsto appunto dall’articolo 34, il cui impatto innovativo si è però dissolto nel momento stesso in cui il decreto è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale. Eppure che ci sia bisogno di un’aria di novità nel settore appare altrettanto indiscutibile: le polizze auto in Italia sono tra le più care d’Europa e nel 2011 gli aumenti dei premi delle tariffe Rc Auto hanno raggiunto punto del 40% mentre il fenomeno delle auto prive di assicurazione obbligatoria sta esplodendo, soprattutto nel sud Italia dove si registrano richieste di premi assicurativi che superano i 5 mila euro per vetture di media cilindrata. Un problema a cui il governo Monti, chiamato a rilanciare il Paese in un momento cruciale della sua storia, non può sottrarsi. I tecnici sono al lavoro e stanno anche aspettando le indicazioni che arriveranno dall’Isvap di Giannini, mentre la pioggia di emendamenti presentati nei giorni scorsi (riscrivendo tutto e il contrario di tutto anche in tema di Rc Auto) lascia aperta ogni ipotesi. Ma c’è anche chi, in queste ore, parla di un possibile colpo di scena, perché lo spettro del plurimandato non sembra ancora del tutto scomparso: negli ultimi giorni sono continuate a rincorrersi voci secondo cui il governo sarebbe intenzionato a intervenire di nuovo sull’articolo 34, rispolverando appunto l’obbligo di plurimandato così come previsto nelle prime bozze di decreto. Una scelta che, se si rivelasse vera, rappresenterebbe un vero blitz e dovrà essere probabilmente spiegata in ogni aspetto anche alle autorità europee. L’eventuale mossa, però, spaccherebbe anche il fronte degli agenti di assicurazione che su questo tema hanno visioni contrapposte. Da una parte lo Sna (il sindacato nazionale agenti) sostiene che la prima stesura del decreto avrebbe affidato agli intermediari il compito di creare condizioni di concorrenza con l’introduzione dell’agente plurimandato. Ma l’Unapass, l’associazione sindacale degli agenti, socio aggregato di Confindustria insieme a 17 gruppi agenti, ha sostenuto che la scarsa concorrenza del settore in Italia non può essere risolta con l’obbligo di plurimandato, né tantomeno con quello della comparazione tra tre tariffe su 55 oggi offerte in Italia. Insomma, il decreto andrebbe riscritto dalle fondamenta e piuttosto che avere un articolo 34 che spacca il mercato a questo punto sarebbe meglio prevederne uno stralcio dal testo definito, aprendo al contempo un tavolo davanti al ministero dello Sviluppo economico per avere più tempo (sei mesi) per affrontare l’argomento con un po’ più di calma e trovare una soluzione che risolva in modo più concreto il problema dei rincari e della concorrenza. Ma l’ultima parola, in verità, è ora in mano al governo che sembrerebbe pronto a intervenire in maniera ben più decisiva. Con un coup de théâtre. (riproduzione riservata)