DI VALERIO STROPPA E CRISTINA BARTELLI

Proroga sine die per lo scudo fiscale. L’annuncio sullo slittamento dei termini per pagare l’imposta di bollo sullo scudo fiscale, come anticipato da ItaliaOggi, è arrivato ieri in tarda serata con un comunicato del ministero dell’economia guidato da Mario Monti. La cosa certa è che sarà previsto un differimento tecnico con il primo provvedimento legislativo utile. In ragione del fatto che il Mef ha compreso le obiettive difficoltà operative rappresentate dagli intermediari finanziari tenuti al versamento dell’imposta relativa alle attività oggetto di «scudo» fiscale. Ma la nota, a complicare ulteriormente la vicenda, non fornisce la nuova data. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, potrebbe essere un rinvio breve di qualche settimana (non come si era detto in prima ipotesi fino al 16 luglio). Bisognerà attendere, spiega ancora il comunicato, il primo provvedimento legislativo utile, che con ogni probabilità sarà il decreto di semplificazione fiscale. Seconda cosa certa i versamenti non effettuati non configurano nessuna violazione, preservando così anche il segreto sul nominativo degli scudati. A rassicurare gli animi degli operatori è sempre la nota ministeriale che specifica ulteriormente che sarà il provvedimento con la proroga a contenere anche la previsione che «i versamenti non effettuati fino alla data di entrata in vigore della disposizione di proroga non configureranno violazione in materia di versamenti ». Lo slittamento della deadline è giunto al termine di una convulsa giornata nella quale tra gli operatori si è registrato un vero e proprio panico. Tanto che più di una tra banche e fiduciarie erano pronte a versare oggi una cifra a forfait o simbolica (anche un euro) e a integrare entro 30 giorni le somme dovute, evitando così l’omesso versamento e il rischio di far cadere l’anonimato nei confronti del Fisco sui conti ancora segretati alla data del 6 dicembre 2011. Anche se «l’applicabilità o meno dell’istituto del ravvedimento operoso e se il tardivo pagamento sia in grado di bloccare la segnalazione del nominativo all’Agenzia delle entrate sono temi tutti da esplorare, sebbene tale possibilità non sia esclusa dalla norma», spiega l’avvocato Stefano Loconte, fondatore di Loconte&Partners. Che aggiunge anche come «sussiste il rischio che il venir meno della segretezza possa innescare azioni di responsabilità da parte del cliente nei confronti del proprio intermediario». Il rinvio del termine fa tirare quindi un sospiro di sollievo a banche, sim, sgr e fiduciarie. Che, anche con il provvedimento attuativo dell’Agenzia delle entrate arrivato il 14 febbraio, restano tuttavia in attesa di istruzioni più precise. «Le criticità operative sono notevoli», commenta Marco Magenta, mediterranean international tax services leader di Ernst&Young, «in primis nella determinazione del quantum dovuto: individuare il valore di mercato delle attività finanziarie (ancorché quotate) a una certa data è un esercizio che richiede tempo, specie in presenza di portafogli complessi». A maggior ragione qualora il rimpatrio abbia riguardato titoli o partecipazioni non negoziate. «Di fronte alla necessità di ricorrere a una perizia i tempi si allungherebbero notevolmente », rileva Gabriele Labombarda, partner Studio Bernoni, «svolgere i conteggi, le ricerche e gli adempimenti in meno di 48 ore sarebbe stato del tutto impossibile, specie perché il provvedimento non ha smarcato tutti i punti controversi». «Soprattutto per quanto riguarda lo scudo effettuato dieci anni fa», sottolinea Fulvia Astolfi, managing partner e responsabile tax di Hogan Lovells, «e tralasciando i dubbi di illegittimità della norma, è spesso difficile individuare chi deve farsi carico di contattare i clienti». C’è poi il tema dei patrimoni illiquidi. «Laddove a essere scudati siano asset diversi dal denaro o qualora questo si sia trasformato in titoli o immobili recuperare la provvista per versare l’imposta di bollo potrebbe non rivelarsi semplice. Richiedendo in taluni casi l’apertura di linee di credito o lo smobilizzo delle attività», continua Magenta. «Nonostante la proroga dell’ultima ora, il modo con cui è stata gestita questa vicenda è paradossale e offensiva per tutti gli attori coinvolti: contribuenti, professionisti e intermediari», commenta Roberto Lenzi, avvocato specializzato in diritto finanziario e gestioni patrimoniali. «In uno Stato che si rispetti, non sono i cittadini sudditi dello Stato, bensì lo Stato stesso al servizio dei cittadini. Prima di lanciare proclami sulla necessità di cambiare «certe» abitudini dei cittadini sarebbe stato meglio cambiare le a b i t u d i n i dell’amministrazione finanziaria e creare così le premesse per essere in condizione di ottenere in futuro fattiva collaborazione ». © Riproduzione riservata