EUGENIO OCCORSIO

Il cammino parlamentare del provvedimento sulle liberalizzazioni, un perno fondamentale su cui innescare le prossime misure per la crescita, è cominciato con il piede sbagliato. I peggiori timori sull’assalto delle lobby si sono materializzati. Tanto che lo stesso premier, nel dialogo via web organizzato venerdì dal nostro giornale, ha ritenuto necessario rassicurare i cittadini che vigilerà con la massima attenzione perché l’intero pacchetto non venga stravolto. Ma il pericolo di imboscate esiste, eccome: in una sola seduta alla commissione Giustizia del Senato, giovedì, sono state azzerate tre misure di rilievo come la creazione dei tribunali per le imprese, l’eliminazione delle tariffe minime dei professionisti, i risarcimenti assicurativi scontati nelle officine convenzionate. E nuovi attacchi lobbistici si preannunciano, dalle farmacie (dove pure il decreto del governo era annacquato rispetto agli intendimenti originari) ai tassisti. C’è per fortuna ancora tempo per recuperare e ripristinare lo spirito di base, però tutto diventa più difficile. Soprattutto perché intanto è urgente una nuova tranche di misure, come quelle molto attese sulle banche. Lo stesso vice direttore di Bankitalia, Salvatore Rossi, ha detto la settimana scorsa che è possibile portare più trasparenza e ribassi dei costi per carte di credito e bancomat, e altrettanto vale per l’Rc auto. Ma l’importante, e il difficile, è fermare le lobby.