DI DEBORA ALBERICI

ll socio di una srl non ha diritto a chiedere personalmente il risarcimento del danno fatto da un terzo al patrimonio sociale anche in presenza di risvolti negativi sulle sue fi nanze e sulla sua quota. Lo ha sancito la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 2087 del 14 febbraio 2012, ha inoltre stabilito l’irrilevanza del fatto che la quota del socio che chiedeva il ristoro fosse pari all’intero capitale. Dunque, facendo un piccolo passo avanti rispetto a quanto stabilito dalle Sezioni unite civili della Corte di cassazione due anni fa (sentenza n. 27346) gli ermellini hanno sancito che, a prescindere dalla totale titolarità della quota del socio che lamenta il pregiudizio, «il diritto al risarcimento compete solo alla società e non anche al socio, in quanto l’illecito colpisce direttamente la società e il suo patrimonio, mentre l’incidenza negativa sulla partecipazione sociale, costituisce soltanto un effetto indiretto di detto pregiudizio e non conseguenza immediata e diretta dell’illecito ». Pertanto, l’adesione totale a questo principio ha fatto decidere i giudici nel senso di negare al socio, alla quale invece la Corte d’Appello aveva accordato il rimborso, la legittimazione ad agire in giudizio per ottenere il ristoro dei danni in tesi prodotti dall’allegato inadempimento della società convenuta sul valore della quota. «Né tale conclusione», si legge nel passaggio successivo, «si presta a essere ripensata in ragione della circostanza che, nella fattispecie, siffatta quota è pari all’intero capitale sociale». La decisione presa dalla terza sezione civile ha considerato che il risarcimento ottenuto dalla società elimina automaticamente ogni danno per il socio, «il che conferma», si legge nelle lunghe motivazioni, «che questo non è direttamente danneggiato dall’illecito subito dalla società, mentre può esserlo dal comportamento degli organi gestori, ove non si attivino per ottenere il risarcimento ad essa dovuto». In altri termini se l’imprenditore non è titolare di un diritto di difesa verso il terzo lo è verso gli amministratori dell’azienda. Anche la Procura Generale della Suprema corte ha sollecitato in udienza la stessa conclusione. © Riproduzione riservata