di Andrea Di Biase

L’ad di Mediobanca, Alberto Nagel, esce allo scoperto sul dossier Fondiaria-Sai, e lo fa con una dichiarazione agli analisti finanziari al termine della conferenza telefonica sui risultati semestrali della banca d’affari. Una dichiarazione, arrivata dopo l’incontro nel primo pomeriggio di ieri tra il numero uno di Piazzetta Cuccia e il ceo di Axa, Henri De Castries, in cui quest’ultimo avrebbe ribadito l’interesse del gruppo francese solo per alcuni asset di FonSai, ma prima che la cordata formata da Palladio Finanziaria e Sator ufficializzasse la propria offerta alternativa a quella di Unipol. Dopo mesi di illazioni sul fatto che l’intervento della compagnia delle coop sia stato favorito da Mediobanca al solo scopo di mettere in salvo il proprio credito da 1,1 miliardi nei confronti del gruppo controllato dalla famiglia Ligresti, Nagel ha voluto fare chiarezza sul perché Piazzetta Cuccia è giunta a sostenere l’offerta di Unipol e sul ruolo ricoperto dalla banca d’affari in tutta la vicenda. «Fondiaria-Sai», ha spiegato agli analisti l’ad di Mediobanca, «ha visto un evidente deterioramento dei capital ratio nell’ultimo trimestre del 2011, che ha portato il solvency ratio al 75% e alla necessità di aumentare le previsioni di aumento di capitale che erano state fatte a fine dicembre». Il rafforzamento patrimoniale della compagnia (sollecitato dalla stessa Mediobanca nella lettera inviata al cda di FonSai a inizio dicembre), anche alla luce del nuovo contesto dei mercati, sarebbe stato tuttavia insufficiente senza l’individuazione di un partner industriale capace di garantire la solidità del gruppo nel medio- lungo termine. «Per questo motivo», ha spiegato Nagel, «è stata avviata, non solo da parte di Mediobanca, ma di tutte le banche d’affari coinvolte, la ricerca di un possibile partner industriale. È stato chiesto a tutti gli operatori europei del settore, ma nessuno si è mostrato interessato alla globalità del gruppo. In primo luogo per la forte esposizione della compagnia al rischio sovrano italiano e in secondo luogo per l’esposizione verso il settore immobiliare». L’opzione Unipol sarebbe dunque maturata solo dopo il disinteresse mostrato per l’intera FonSai da parte dei grandi operatori del settore. «Unipol, che aveva un progetto industriale, ha avanzato un’ipotesi alla compagnia, ai suoi azionisti e alle banche creditrici, ed è stato trovato un accordo ». Nagel, rievocando senza citarlo il contenuto della lettera inviata nel 2002 da Vincenzo Maranghi a Salvatore Ligresti dopo la fusione tra Sai e Fondiaria, ha poi evidenziato quello che potrebbe essere l’aspetto chiave dell’intera vicenda. «Il nuovo contesto dei mercati», ha spiegato l’ad di Mediobanca, «ha reso necessario un diverso assetto societario per FonSai e dunque la necessità di passare da un assetto proprietario familiare e personale a uno istituzionale e aziendale». «Il capitalismo familiare», ha sottolineato il banchiere, «è ormai inadatto per un business come quello assicurativo ». «Mediobanca», ha concluso Nagel, «si è mossa per sostenere una soluzione che privilegiasse non solo la solidità ma anche la durevolezza della soluzione. Noi crediamo che la soluzione proposta da Unipol soddisfi questi due requisiti». Requisiti che continueranno a essere la stella polare di Mediobanca anche nel caso in cui dovessero affacciarsi altre ipotesi». (riproduzione riservata)