Una volta chiamavano Salvatore Ligresti “Mister 5 per cento” per la sua inveterata abitudine di comprare quote intorno a questa entità in società della cosiddetta “galassia del Nord”, quel reticolo di partecipazioni incrociate che caratterizza da decenni il capitalismo finanziario italiano. Queste partecipazioni strategiche costituivano un tempo una quota importante delle riserve della compagnia FondiariaSai, tanto grande da ingenerare qualche dubbio negli osservatori su un’eccessiva concentrazione di questi asset degli assicurati su pochi nomi eccellenti.
Poi, però, il gruppo assicurativo di Ligresti ha dovuto cominciare una “cura dimagrante” per queste partecipazioni, e la prima a farne le spese fu la quota in Generali, che passò dal 2 all’attuale 1,133 per cento. Più recentemente, nel 2011, a crisi già in corso, è stata ceduta la partecipazione in Monte dei Paschi (0,4 per cento) e quella in Aeroporti di Firenze (2 per cento).
Nel dicembre scorso è stata venduta al gruppo Gavio la quota del 33 per cento in Igli, la società che con il 29,9 per cento controlla di fatto la prima impresa di costruzioni italiana, Impregilo.
Nonostante tutto, però, Fonsai continua a rappresentare una delle più importanti cassaforti del capitalismo italiano. Basta pensare che dentro è custodito ancora il 3,383 di Mediobanca, il 5,462 per cento di Rcs, il 4,482 di Pirelli, il 4,185 di Gemina, lo 0,35 per cento di Unicredit. È vero che nel corso degli ultimi anni il valore di queste partecipazioni si è assottigliato, e non di poco. Ma le quote rimangono importanti. E chi alla fine metterà le mani sul gruppo assicurativo potrà essere sicuro di poter giocare un ruolo di primaria importanza in tutti i futuri assetti del capitalismo italiano.
(a.bon.)