di Anna Messia

Lobby in pressing per ridimensionare l’effetto dirompente dell’articolo 36 del decreto salva-Italia, che ha vietato i doppi incarichi nei consigli di amministrazione di banche e assicurazioni concorrenti. Novità che rischiano di provocare dimissioni di personaggi del calibro di Fabrizio Palenzona (presente nel cda di Unicredit e Mediobanca) e Giovanni Bazoli (presente in Intesa, Ubi e Mittel). Ma tutto dipenderà da come quell’articolo del decreto sarà interpretato dalla Banca d’Italia e dall’Isvap, chiamate ieri a raccolta presso il ministero dell’Economia insieme ai rappresentati dell’Antitrust. La riunione è stata la prima convocazione di un tavolo tecnico in cui i rappresentati delle autorità di controllo e di Via XX Settembre dovranno lavorare gomito a gomito nei prossimi giorni, per fare chiarezza sulle regole, e arrivare a un’interpretazione che sia possibilmente condivisa da tutti i soggetti coinvolti. Un compito non facile, visto che a fare pressione sul tema degli incroci nei consigli sono in molti. Solo qualche giorno fa Assonime, l’associazione che rappresenta le società per azioni, aveva chiesto l’emanazione di linee guida congiunte da parte delle autorità per individuare ipotesi de minimis, per le quali, se fosse possibile escludere a priori il rischio di un pregiudizio alla concorrenza, non dovrebbe scattare la tagliola. Il divieto previsto dall’articolo 36 riguarda, per esempio, il cumulo di cariche in «gruppi di imprese» operanti nei mercati del credito, assicurativi e finanziari, «nonché tra loro concorrenti» purché non siano legati da rapporti di controllo e siano attivi nei medesimi mercati di prodotto o geografici. Un’interpretazione estensiva di queste regole prevederebbe cioè il divieto di qualsiasi intreccio tra società di due gruppi manifatturieri per il fatto che i due gruppi detengono, a valle, il controllo di una piccola società di leasing. L’Antitrust, nella segnalazione al Parlamento per la Legge Annuale sulla Concorrenza del 5 gennaio scorso, aveva chiesto di eliminare ogni dubbio interpretativo al riguardo, sostenendo che «per assicurare il pieno sviluppo di un contesto competitivo», il divieto dovrebbe avere ad oggetto «l’insieme delle attività svolte». Ma se così fosse, secondo Assonime, si rischierebbe di introdurre un divieto sproporzionato rispetto all’obiettivo di prevenire restrizioni della concorrenza tra banche, assicurazioni e società finanziarie. La norma parla poi di divieto di esercitare «analoghe cariche». Una lettura restrittiva potrebbe così consentire a un banchiere di ricoprire il ruolo di presidente del consiglio di sorveglianza di un istituto e di continuare a svolgere l’incarico di consigliere di gestione in uno concorrente. Interpretazioni su cui le autorità hanno iniziato solo ieri a confrontarsi con l’obiettivo di trovare la quadra in poco tempo. La legge chiede di cancellare i doppi incarichi entro aprile, quando cominceranno a riunirsi le assemblee per approvare i bilanci e rinnovare i consigli. Ma per dare tempo alle società di allinearsi le autorità avrebbero intenzione di pubblicare le linee guida entro marzo. Anche perché le conseguenza per chi si farà trovare impreparato sono pesanti, con la decadenza da entrambe le cariche e i rischio di esporre a nullità gli atti approvati dagli organi amministrativi in pendenza di doppi incarichi (riproduzione riservata)