WALTER GALBIATI

Potrebbe evocare la sensazione di pilotare un aereo, anche se l’intento è quello di indurre gli automobilisti a guidare con più prudenza ed evitare più incidenti. Il marchingegno si chiama scatola nera e, al di là del nome che duplica quello della “memoria” degli aerei, ha come fine di incrementare la sicurezza e di diminuire il costo delle assicurazioni.
Esiste da diversi anni ed è già utilizzata da alcune compagnie, ma ora è tornata di grande attualità con il Decreto sulle liberalizzazioni voluto dal governo Monti. La legge impone il costo dell’installazione della scatola nera alle compagnie assicurative e con essa tariffe agevolate per i clienti che la montano sulle loro automobili. I benefici economici potrebbero essere notevoli. Ne è convinto il presidente dell’Isvap, Giovanni Giannini, che ipotizza riduzioni di alcune voci delle polizze fino al 40%. «Insieme al ministero dello Sviluppo economico noi dell’Isvap avevamo avviato una sperimentazione in cinque province, da Palermo a Milano. Chi accettava di installarla sulla propria auto aveva uno sconto obbligatorio pari al 10% sulla tariffa ma erano possibili anche effetti indotti, con sconti del 40% su furto e incendio». Altri benefici potrebbero arrivare sul fronte dei costi sociali degli incidenti che, secondo i dati Aci più recenti, superano i 28 miliardi di euro all’anno, di cui 2,15 miliardi per inabilità temporanea e 3,1 miliardi per inabilità permanente.
In effetti questo piccolo dispositivo elettronico, che duplica il principio del data recorder presente negli aerei e in molti altri mezzi di trasporto, rileva la posizione e la velocità dell’auto permettendo di tenere sotto controllo la vita, gli spostamenti e le manovre del mezzo. L’apparato indicato nel Decreto sulle liberalizzazioni nasce da una sperimentazione avviata dall’Isvap nel 2007 con la Check Box della OCTOTelematic, un registratore di dati che rileva diversi parametri — tra cui velocità, regime di rotazione del motore, marcia inserita e accelerazione laterale — e che registra specifici segnali, come una forte decelerazione (comunicata dalla centralina dell’Abs) o l’attivazione degli airbag. La scatola nera conserva i dati relativi ai 40 secondi precedenti un eventuale incidente e i 10 secondi successivi, in modo da permettere un’analisi dettagliata di quanto è avvenuto durante il sinistro. Altri dispositivi, come quello di Viasat, allargano il tempo di registrazione a 70 secondi prima e 70 secondi dopo l’impatto. Naturalmente il dispositivo mantiene in memoria, attraverso la localizzazione mediante Gps, la posizione in cui questo è avvenuto. Se poi il dispositivo è dotato anche di funzione Gsm/Grps, cioè incorpora una sim telefonica, tutti i dati e l’eventuale allarme vengono inviati alla centrale di gestione del servizio, che li registra e li gestisce.
I vantaggi sono abbastanza evidenti, perché la memoria del veicolo, in alcuni casi può aiutare a ricostruire la dinamica del sinistro, determinando maggiori certezze sulle responsabilità e riducendo le truffe. Quanto alle polizze, con i dati raccolti si possono creare prodotti personalizzati, come le assicurazioni pay per use (premio in base ai chilometri percorsi) o pay as you drive con il premio costruito in base al profilo specifico del guidatore, determinato dai chilometri percorsi, dalle tipologie di strade, dagli orari e dallo stile di guida.
Tutti sono concordi sulla utilità e i vantaggi della scatola. Il dibattito è nato sui chi deve pagare l’installazione o l’eventuale smontaggio. «Sulla parte del decreto liberalizzazioni riguardante le assicurazioni bisogna apportare qualche modifica. Molto utile e molto valida l’introduzione della scatola nera perché consente di avere un atteggiamento trasparente nei confronti dell’assicurazione, ma tutti i costi compresa la disinstallazione devono essere carico dell’assicurazione», ha dichiarato la senatrice del Pdl Simona Vicari, relatrice del decreto liberalizzazioni. Dello stesso parere, Anna Rita Fioroni (Pd), membro della commissione Industria di Palazzo Madama. «Stesso discorso per il cliente che accetti di installare la scatola nera sul proprio veicolo. I costi dovranno essere a carico della compagnia e non gravare sulla tariffa concordata».
L’Ania, l’associazione delle compagnie assicurative, per parare il colpo ha cercato di girare la patata bollente ai produttori di automobili: va bene la scatola nera sulle auto per offrire in cambio ai clienti polizze con prezzi più bassi, ma dovrebbe essere «di serie». Ad affermarlo è stato il presidente Aldo Minucci, il quale ha sottolineato che il tema dei «costi di installazione» e del «suo smontaggio» è «assai rilevante perché i costi complessivi sono piuttosto elevati». Questi costi, ha proseguito Minucci, «devono pertanto trovare un ragionevole equilibrio nell’ambito del rapporto compagnie/clienti, in modo da consentire effettivi vantaggi agli assicurati sul versante della riduzione tariffaria Rc Auto ottenibile rispetto a contratti tradizionali».