C’era un umore cattivo che si aggirava da qualche tempo sul titolo Generali. La compagnia di Trieste, con la crisi finanziaria che non molla la presa, avrà bisogno di un aumento di capitale per riportare la solvibilità ai livelli del 130% di fine 2010, si chiedeva il mercato? Un interrogativo che ha penalizzato le quotazioni del titolo e che si è fatto ancora più incalzante non appena è scoppiata la competizione intorno al riassetto di FonSai, con la discesa in campo di Sator e Palladio con il loro piano alternativo a Unipol. Un’operazione che non ha nulla a che fare con il Leone di Trieste, si direbbe a prima vista. Se non fosse che i retroscena circolati nei giorni scorsi puntavano il dito ai legami esistenti tra il group ceo del Leone, Giovanni Perissinotto, e il numero uno della Palladio Finanziaria, Roberto Meneguzzo, azionista di Generali tramite Ferak ed Effeti. L’azione di disturbo messa in atto da Meneguzzo sulla fusione Unipol-FonSai, operazione gradita sia a Unicredit sia a Mediobanca, secondo i retroscena sarebbe cioè finalizzata a impedire la nascita di un polo delle polizze capace di fare concorrenza al colosso triestino. Scenari smentiti con forza da Perissinotto. Ma sono bastati i rumor a riaccendere le polemiche intorno al manager triestino e alla sua gestione della compagnia, rispolverando il tema di tensioni tra gli azionisti, mettendo al centro della discussione la performance del titolo in borsa e suggerendo possibili aumenti di capitale per aumentarne la stabilità. Voci che, per qualche giorno, hanno avuto l’effetto di alimentare ancora di più la tensione intorno alle Generali. Ma il nervosismo ha preso a scemare non appena hanno iniziato a prendere forma i provvedimenti governativi che saranno utili a sostenere nei prossimi mesi il business assicurativo, rimettendo le ali al Leone (che in un solo giorno, mercoledì 22, ha guadagnato in Borsa più del 4% raggiungendo 12,4 euro) e allontanando lo spettro dell’aumento di capitale: il segnale che le norme in discussione in Parlamento sono determinanti, a partire dal decreto Milleproroghe. Quest’ultimo, divenuto legge giovedì 23, è intervenuto sulle valutazioni dei titoli governativi presenti nei portafogli delle compagnie italiane, rendendo durature le misure anticrisi almeno fino all’introduzione di Solvency II, attesa nel 2013. Le nuove norme consentono in particolare alle società di valutare i Btp in portafoglio sulla base del valore di bilancio (purché la perdita non sia di carattere durevole) e per le Generali, che possiede titoli del Tesoro per 50 miliardi (secondo i calcoli di Equita sim), valgono oltre 10 punti percentuali di Solvency I. Il Leone potrebbe così raggiungere un indice di solvibilità 2012 del 126%, non lontano dal 2010. Un giudizio condiviso da Merrill Lynch, che lo scorso 22 febbraio ha alzato le valutazioni sulla compagnia a neutral, e il prezzo obiettivo a 13 euro (da 12,8 euro) perché, secondo la banca d’affari americana, il calo dei rendimenti dei Btp e i nuovi criteri di calcolo di Solvency contenuti nel Milleproroghe mettono «Generali in una posizione decisamente più confortevole», con un patrimonio in eccesso di 2,4 miliardi. Ma c’è anche un altro provvedimento che il Parlamento potrebbe introdurre nei prossimi giorni all’interno del decreto Liberalizzazioni e che potrebbe rivelarsi strategico per le Generali: la lotta ai colpi di frusta. In Commissione Industria al Senato è stato approvato un emendamento che prevede risarcimenti solo se si ci sarà un riscontro medico legale, da cui risulti visivamente o strumentalmente accertata l’esistenza della lesione: la prossima settimana il decreto arriverà in Aula. «Se passasse l’emendamento sugli indennizzi nel best case, la scomparsa dei sinistri sotto due punti di invalidità varrebbe per Generali 400 milioni pre tasse», dichiarano ambienti vicini a Equita. Una parte di questa somma sarebbe assorbita dal calo delle tariffe, «ma 200 milioni pre tasse potrebbero essere realistici». Numeri, questi, che però non trovano conferma a Trieste, dove si ritiene prematuro fare stime. Ma dove al contempo, presentando i premi complessivi 2011 attestati a 69,2 miliardi (-5,5% sul 2010), con una raccolta netta Vita di oltre 5,8 miliardi, venerdì 24 hanno rimosso ogni dubbio su un possibile aumento di capitale, sottolineando la solidità del gruppo, «in grado di sostenere con le proprie forze lo sviluppo del business», ha dichiarato Perissinotto. E se si considera che la penalizzazione subìta in borsa da Generali da inizio anno, rimasta indietro rispetto ai competitor del 15%, è dovuta proprio ai timori che per la compagnia ci sia bisogno di varare un aumento di capitale, allora vuol dire che forse per il Leone è giunta l’ora di recuperare terreno. (riproduzione riservata)