GIOVANNI PONS

Le recenti dispute sulla complessa operazione messa in piedi per salvare il gruppo Ligresti sta sollevando non pochi interrogativi anche sotto il profilo del ruolo giocato dalle authority, cioè Isvap, Consob e Antitrust. Le prime due sono già state tirate in causa mentre la terza sarà chiamata a esprimersi soltanto a operazione siglata e comunque potrà avere un impatto non marginale come si è visto recentemente con l’annullamento della fusione tra Deutsche Boerse e NyseEuronext, proprio in seguito a un pronunciamento negativo dell’autorità antitrust europea.
Quanto a Isvap e Consob, l’impressione di molti operatori è che si siano scambiati i compiti con la conseguenza che invece di procedere in antitesi sembra quasi che si siano “concertate” per trovare una soluzione cosiddetta di “sistema”.
Spieghiamoci meglio. L’authority presieduta da Giancarlo Giannini ha il compito di salvaguardare la stabilità e la solidità delle imprese assicurative. Diciamo che come minimo si è mossa con colpevole ritardo visto che FondiariaSai è almeno dal 2008 che ha problemi seri come è dimostrato dai bilanci in perdita del 200920102011 mentre il primo intervento certificato dell’Isvap è del marzo 2011 quando ne sancisce lo stato di crisi in seguito alle forti svalutazioni di asset poste in essere dalla compagnia. Il presidente dell’Isvap è un plenipotenziario e l’authority è regolamentata dal ministero dello Sviluppo Economico e non da una legge istitutiva indipendente come è invece per la Consob. Dunque Giannini aveva tutti gli strumenti per andare a fondo e capire quale era il reale stato di salute della compagnia gestita dalla famiglia Ligresti. Un intervento anche diretto benchè informale di moral suasion sarebbe stato giustificato dalle esigenze di stabilità e solidità che, come è noto, non si sposano con le esigenze di informativa al mercato e trasparenza che spettano invece alla Consob.
Le due autorità, insomma, se avessero funzionato al meglio, avrebbero dovuto agire in antitesi per far emergere e raddrizzare una situazione di crisi. Sarebbe stato più corretto che fosse stato Giannini a suggerire a Unipol un intervento con aumento di capitale riservato in modo che le nuove risorse entrassero in azienda e la rendessero più solida. Invece è stato Giuseppe Vegas, travalicando in maniera eclatante i suoi compiti che sono rivolti alla trasparenza e alla migliore tutela degli azionisti di minoranza, a incontrare i vertici delle aziende interessate per favorire una modalità che a conti fatti va contro proprio i principi della Consob. La moral suasion preventiva di Vegas, infatti, ha prodotto meno trasparenza sul mercato in quanto ad oggi non è chiaro se e quanto la famiglia Ligresti incasserà per uscire dall’azienda (c’è l’incognita del diritto di recesso che dovrebbe essere oggetto di una precisa richiesta di informativa) mentre prima c’era un’Opa; ed è meno tutelante per gli azionisti di minoranza in quanto non c’è né Opa su Premafin né Opa su Fondiaria Sai. Inoltre l’intervento di Vegas presta il fianco a future azioni di responsabilità qualora la decisione finale non fosse esattamente quella trapelata e rivendicata dallo stesso presidente nella recente audizione parlamentare.
Su una cosa, però, le due authority sembrano aver agito di concerto e con un obbiettivo comune: far evitare agli attori dell’operazione la dispendiosa Opa su Fondiaria Sai e Milano Assicurazioni. Il secondo stato di crisi del gruppo Ligresti si è infatti manifestato a cura dell’Isvap solo il 10 gennaio 2012 quando già da settembre 2011 le società avevano manifestato l’impossibilità di restare sopra il 120% di solvency ratio. L’Isvap ha lasciato precipitare la situazione fino alle nuove svalutazioni di fine anno cavalcate ad arte dai registi dell’operazione Unipol per paventare lo spauracchio del fallimento e per chiedere tempestivamente l’esenzione Opa di cui Vegas si è fatto paladino. Insomma, una brutta pagina per le due autorità di controllo italiane a cui difficilmente potrà porre rimedio l’Antitrust