di Anna Messia

L’ultima ripatrimonializzazione è stato chiusa solo qualche giorno fa con una operazione che ha portato il capitale complessivo di Generali China da 2,7 miliardi di yuan, pari a 319 milioni di euro, a 3,3 miliardi di yuan, che corrispondono a circa 390 milioni di euro, con un aumento quindi di circa 70 milioni. E un altra iniezione di capitale c’era stata a fine 2009 con il passaggio da 1,9 a 2,7 miliardi di yuan. È la dimostrazione che a dieci anni dall’avvio per la joint venture tra il colosso petrolifero cinese, China National Petroleum (Cnpc), e Assicurazioni Generali, è ancora il momento d’investire per sviluppare il business. Nel 2010, per la prima volta da quando era cominciata la partnership, Generali Cina era riuscita a chiudere il bilancio con un risultato operativo positivo e premi per 680 milioni di euro. L’utile era stato di qualche milione di euro e il ceo Giovanni Perissinotto aveva tenuto a sottolineare che il traguardo era stato raggiunto in poco tempo, partendo da zero. La Cina, del resto, è un mercato importante per Trieste, che punta molto anche sull’alleanza con l’asset management cinese Guotai, completata nel 2009. Nei prossimi giorni (il consiglio è fissato per il 21 marzo) sono attesi i risultati del 2011. L’unico dato disponibile al momento è quello dei premi di Generali China che hanno risentito di una flessione del 26%, attestandosi a 500 milioni di euro. Il motivo sta nel confronto con il 2010 che aveva beneficiato, nel primo trimestre, di un maxi conguaglio di premi raccolti con piani previdenziali a favore degli ex dipendenti del partner locale, China National Petroleum. Di sicuro anche quest’anno ci sarà bisogno di nuovi investimenti per potenziare le strutture distributive di Generali China. In programma c’è a breve l’apertura della nuova sede operativa Danni, di Guangdong, che porterà a 13 le branch della compagnia presenti nel Paese, tre nel ramo Danni e dieci nel Vita. E poi ci sono i numerosi centri di supporto alla vendita con una rete di oltre 6 mila agenti. La ripatrimonializzazione potrà quindi essere utile per i progetti di espansione già in agenda, oltre che per nuove opportunità che dovessero presentarsi. Come quella che è arrivata solo qualche giorno fa: il governo cinese ha deciso di aprire il ramo della Rc Auto obbligatoria alle compagnie straniere. Un comparto che finora è stato poco profittevole perché caratterizzato da prezzi calmierati dal governo. Ma che è ora destinato a cambiare. (riproduzione riservata)