di Anna Messia

Dividendo stabile e utile in crescita per il colosso francese delle polizze Axa, anche se inferiore alle attese del mercato. Il gruppo assicurativo guidato da Henri de Castries ha chiuso il bilancio 2011 con un aumento del 57% dell’utile netto a 4,32 miliardi di euro, mentre in verità gli analisti puntavano un po’ più in alto, a 5,8 miliardi. Un dato che tra l’altro include plusvalenze straordinarie per 2,32 miliardi realizzate grazie alla cessione di attività in Australia, Nuova Zelanda e Canada e della quota nell’assicuratore cinese Taikang Life. E su cui ha pesato però l’impatto negativo per 943 milioni legato alla riduzione del goodwill di un portafoglio americano di Variable Annuity, polizze finanziarie innovative rispetto alle unit linked che hanno ricevuto un ottimo consenso di sottoscrittori ma che hanno risentito del calo dei tassi. Il gruppo ha inoltre provveduto a svalutare per altri 295 milioni il portafoglio di titoli sovrani greci, portando il totale sull’esercizio a 387 milioni, pari al 78% del valore di carico. Mentre il giro d’affari è calato del 4% a 86,1 miliardi. Ma nonostante ciò il risultato operativo è migliorato del 5% a 3,9 miliardi e il margine sulla nuova produzione è stato pari al 25,2%, in progresso di 2,9 punti rispetto a un anno fa con il combined ratio (indice che misura i costi e sinistri pagati rispetto ai premi incassati), che è migliorato di 1,6 punti al 97,9%. L’indice di solvibilità è salito poi di sei punti al 188%. Insomma, nonostante il difficile contesto di mercato, la compagnia è riuscita e tenere la rotta e a chiudere in crescita, dimettendo le attività non più core e realizzando buone plusvalenze. Mentre l’attività assicurativa ha dimostrato di esser stabile, migliorando la produttività con un’attenta politica dei costi. «Grazie alla diversificazione delle nostre attività e malgrado condizioni di mercato sfavorevoli», ha commentato il presidente del gruppo, de Castries, «abbiamo generato nel 2011 risultati di qualità, aumentato il nostro cash flow operativo disponibile e mantenuto la solidità del nostro bilancio». Risultati che hanno consentito al consiglio di amministrazione di proporre all’assemblea che si riunirà il prossimo 25 aprile un dividendo stabile a 0,69 euro, e su cui ha contribuito positivamente anche l’Italia dove il gruppo lavora con la controllata Axa assicurazioni e con le joint venture, Danni e Vita, realizzate insieme al Monte dei Paschi di Siena. La partecipazione di Axa Italia alla raccolta di gruppo (gross revenues) «si è attestata rispettivamente al 7% nel Vita e al 6% nel Danni», hanno fatto sapere ieri dall’Italia, «e positivi sono anche i risultati sul fronte della redditività, con un utile operativo in crescita e pari a 181 milioni (considerando però il 100% di Axa Mps) e un combined ratio che è sceso al 98,4%». Risultati apprezzati anche da De Castries che però, commentando l’andamento, ha colto l’occasione per frenare su un possibile incremento di Axa della sua quota nel capitale della banca di Siena oggi partecipata con una quota del 4%. Una possibilità che si apre dopo che la fondazione Montepaschi ha annunciato di avere deciso di mettere in vendita fino al 15% di Banca Mps, scendendo dal 49% al 33% circa, per fare fronte ai debiti per circa un miliardo di euro accumulati per mantenere la presa sulla banca. «Siamo molto contenti e orgogliosi della nostra collaborazione con Mps e dei risultati raggiunti da Axa Mps che sono assolutamente in linea con quanto ci aspettavamo. Ma noi siamo assicuratori e facciamo un mestiere preciso, quindi non intendiamo aumentare la nostra partecipazione in banche, né in Italia né altrove», ha dichiarato ieri a chiare lettere de Castries tirandosi fuori dalla partita del riassetto. (riproduzione riservata)