«Abbiamo perso l’occasione di fi nirla con le agenzie di rating all’indomani della crisi del 2008. Esse non avrebbero mai più dovuto rimettersi in piedi». A dirlo è un alto funzionario, nonché uno dei migliori economisti francesi, secondo il quale è scandaloso non solo il fatto che il giudizio di queste società private sia preso seriamente in considerazione, ma anche che esso possa avere conseguenze sull’esistenza stessa della zona euro, sulla crescita mondiale e su centinaia di migliaia di posti di lavoro. Le agenzie di rating, secondo l’economista francese, che preferisce restare anonimo, sono corresponsabili della crisi del 2008 e hanno gravemente mancato alla propria missione: quella di consigliare gli investitori sulla solidità dei prodotti di risparmio. Come spiegava un’inchiesta del settimanale francese Nouvel Observateur, più si vendono prodotti fi nanziari tossici ai quali le agenzie di rating hanno accordato il loro imprimatur, più queste ultime guadagnano, grazie alle banche, loro principali clienti. E poi ci sono i giudizi sui singoli stati. «Se i giudizi delle agenzie di rating hanno un impatto immeritato», scrive il Financial Times, «è perché i governi le hanno investite di un ruolo quasi pubblico attraverso regolamentazioni fi nanziarie»: quelle, per esempio, che impongono a un gestore del risparmio pubblico di investire solo nei prodotti promossi dalle agenzie di rating. Infi ne, nel 2008 le loro valutazioni sulla tenuta del mercato immobiliare (che poi crollò rovinosamente) non avevano nulla di originale e ancor meno di scientifico: esse non erano che un riflesso dell’opinione dominante negli ambienti dei mercati fi nanziari. © Riproduzione riservata