Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Conflitti armati, disinformazione e disastri ambientali. Sono le tre maggiori criticità che domineranno il panorama internazionale nel corso del 2025 come emerso dall’ultimo Global risk report del World Economic Forum, la survey che raccoglie il sentiment di oltre 900 leader globali a livello economico, governativo, accademico.
Le piccole e medie imprese che integrano l’Intelligenza artificiale nei loro processi registreranno un aumento dei ricavi annui tra il 10% e il 20% entro i prossimi 5 anni. Pertanto, il Pil italiano entro il 2030 potrà crescere del 12%, con un contributo significativo derivante proprio dalle Pmi. È quanto emerge da un paper del Centro studi di Unimpresa secondo cui la previsione si fonda su proiezioni che considerano la riduzione dei costi operativi del 20%, l’aumento dell’efficienza nei processi produttivi del 15% e il maggior accesso a nuovi segmenti di mercato, specialmente attraverso piattaforme e-commerce intelligenti. «L’Intelligenza artificiale rappresenta una delle sfide strategiche più rilevanti del nostro tempo, con ricadute significative non solo sull’individuo e sulle istituzioni, ma anche sull’intero sistema economico e produttivo, in particolare sulle piccole e medie imprese che costituiscono il pilastro portante del tessuto imprenditoriale italiano», osserva il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.
Occhi puntati sul rischio: le nuove regole antiriciclaggio impongono ai commercialisti una vigilanza costante. Ogni mutamento rilevante richiede un aggiornamento immediato della autovalutazione del rischio, che non potrà più avvenire con cadenza triennale. Inoltre, le procedure di verifica della clientela diventano più rigorose, soprattutto per le persone politicamente esposte, mente la sicurezza dei dati è una priorità assoluta. Sono alcune delle novità diffuse dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (Cndcec) che ha emanato, il 16 gennaio scorso, nuove Regole Tecniche per l’applicazione degli obblighi previsti dal dlgs 231/2007 (cosiddetto “decreto antiriciclaggio”), sostituendo quelle in vigore dal 2019.
Imprese all’appello per adeguarsi agli standard Esg in modo da guadagnare un canale preferenziale per l’accesso al credito. Ma a essere coinvolte non sono solo grandi imprese e istituzioni finanziarie, destinatarie degli obblighi di rendicontazione, ma anche le Pmi, spina dorsale del tessuto produttivo italiano, che, pur non essendo direttamente soggette alla normativa europea sulla sostenibilità, si trovano ad affrontare crescenti richieste da parte di banche e grandi imprese per adeguarsi agli standard ambientali, sociali e di governance. Anche gli istituti di credito, da parte loro, sono chiamati a redigere una valutazione dell’impatto dei rischi, per esempio attribuendo, attraverso questionari, un rating a ciascuna impresa. Sono questi gli effetti delle linee guida definitive sulla gestione dei rischi Esg, pubblicate dall’Autorità bancaria europea (Eba), il 9 gennaio scorso, che introducono standard per rafforzare la capacità del sistema bancario di identificare, misurare e gestire questi rischi. Queste regole rappresentano un passo cruciale per promuovere la transizione verso un sistema finanziario sostenibile, in linea con gli obiettivi climatici e sociali dell’Ue, e pongono le basi per un dialogo strategico tra banche e imprese.
Dal 2012 al 2023 la spesa sanitaria relativa ai redditi da lavoro dipendente si è ridotta di 28,1 miliardi di euro, di cui 15,5 miliardi solo tra il 2020 e il 2023. La carenza di personale sanitario, oltre all’impossibilità per le regioni di aumentare i fondi per il personale dipendente a causa dei tetti di spesa, negli anni ha alimentato il fenomeno dei «gettonisti» che nel 2023 ha raggiunto un valore doppio, in termini di costi, rispetto all’anno precedente. Sono alcune delle evidenze che emergono dalla lettura dei dati contenuti nella relazione della fondazione Gimbe presentata in occasione dell’audizione svoltasi presso la XII commissione Affari sociali della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’“Indagine conoscitiva in materia di riordino delle professioni sanitarie”.
In Italia sono oltre 3,3 milioni i soggetti coinvolti nel lavoro domestico, dato che manifesta una stabilizzazione del settore dopo gli incrementi «fisiologici» registrati nel biennio 2020-2021, in piena emergenza pandemia da Covid – 19. Ma, nonostante una diminuzione negli ultimi anni, il tasso di irregolarità è ancora molto elevato, attestandosi al 47,1%. A delineare lo scenario sono i dati contenuti nella sesta edizione del rapporto sul lavoro domestico, curato dall’osservatorio Domina, che quantifica, per la prima volta, l’indotto del lavoro domestico: i 13 miliardi spesi dalle famiglie generano 21,9 miliardi di nuovi beni e servizi (valore della produzione). Oltre all’analisi dei dati, il rapporto offre spunti di riflessione sull’importanza crescente del settore e sulla necessità di garantire un maggiore sostegno alle famiglie italiane nella gestione della cura e dell’assistenza.
Sul Leone di Trieste gli animi si stanno scaldando anche in vista dell’assemblea dell’8 maggio che sarà chiamata a rinnovare il consiglio di amministrazione. E non si può escludere che possa esserci qualche aggiustamento delle partecipazioni in tempo per l’assemblea. Gli operatori di mercato più scaltri hanno infatti notato molti volumi sui prodotti derivati che riguardano il titolo Generali girare sui mercati Otc (over the counter, fuori mercato). Movimenti, però, difficili da attribuirequalcuno. Chi potrebbe arrotondare la propria quota, ma non lo ha ancora fatto, essendo ferma al 9,8%, è la Delfin, cassaforte della famiglia Del Vecchio guidata dall’ad di Essilor-Luxottica Francesco Milleri. Delfin il 30 giugno 2023 era infatti stata autorizzata dall’Ivass (l’autorità che vigila sulle compagnie assicurative) a «detenere una partecipazione qualificata superiore al 10% del capitale di Generali».