Secondo gli analisti dello studio legale internazionale DAC Beachcroft, il mercato assicurativo continuerà a sviluppare nuove forme di copertura per i rischi di guerra fino al 2024.

In un rapporto pubblicato dallo studio, gli analisti hanno evidenziato come l’assicurazione dei rischi di guerra sia stata limitata prevalentemente al navale e all’aviazione, tuttavia esistono classi che possono essere considerate adiacenti, come il rischio politico, la violenza politica e il terrorismo.

Allo stesso tempo, i sottoscrittori di cyber nel mercato dei Lloyd’s hanno ricevuto l’ordine di non assicurare gli attacchi informatici sostenuti da uno Stato. Anche se non si tratta di un divieto assoluto, la partecipazione e l’impegno con i Lloyd’s sono necessari per la sottoscrizione di tali rischi, ha osservato la società.

Gli analisti hanno spiegato che esistono diversi modi per affrontare questo settore: un’opzione è quella di sviluppare un semplice buy-back per le polizze che altrimenti escludono la guerra.

Un’altra opzione, hanno sottolineato, è quella di adottare un trigger parametrico, basato, ad esempio, sull’interruzione delle infrastrutture critiche nazionali.

Guardando al 2023, l’anno è stato testimone di un’ulteriore instabilità ideologica e nazionale, che ha portato a diversi atti di violenza. Di conseguenza, è spesso difficile identificare la classificazione appropriata di tali atti, hanno spiegato gli analisti.

Lo studio legale ha osservato che ciò è particolarmente rilevante per i riassicuratori che possono escludere i danni da terrorismo ma non quelli da guerra.

Un fattore importante da ricordare è che la designazione della violenza politica in un contratto di assicurazione locale può non essere la stessa nel corrispondente contratto di riassicurazione e i contratti possono includere un linguaggio di aggregazione per gli atti di terrorismo ma non per gli atti di guerra.

DAC Beachcroft ha spiegato che, per questo motivo, è probabile che si assista a un aumento delle controversie riassicurative in merito alla differenziazione tra terrorismo e atto di guerra. In prospettiva, lo studio legale affronta anche il tema dell’eventuale possibilità di trigger parametrici nella riassicurazione cyber.

Gli analisti prevedono che un indice delle perdite cibernetiche sia realizzabile solo con la cooperazione transfrontaliera e gli obblighi di rendicontazione imposti dai governi, ma è necessario che vi sia un ampio consenso sul fatto che i dati debbano essere trasmessi a un’unica entità.

In definitiva, ciò richiederebbe un obbligo di partecipazione, risposte rapide, elaborazione e pubblicazione di dati consolidati. Tuttavia, alla luce di questi ostacoli, un altro modello evidenziato dagli analisti è che sia una singola società a valutare se la copertura è stata attivata, sulla base di standard oggettivi concordati e delle proprie metriche.

Un’altra questione importante menzionata dalla società è se un indice di perdite informatiche possa far scattare esclusioni piuttosto che coperture, il che, spiegano, potrebbe essere una parte della soluzione per alleviare le preoccupazioni dei regolatori riguardo agli attacchi informatici sostenuti dallo Stato.