BRUXELLES VUOLE VIETARE GLI INCENTIVI (INDUCEMENT) PER BANCHE E ASSICURAZIONI
di Francesco Ninfole
Si accende lo scontro in Europa su commissioni e incentivi (inducements) nei prodotti di investimento. Mairead McGuinness, commissaria Ue per i servizi finanziari, ha fatto capire nei giorni scorsi che Bruxelles è orientata a vietare le commissioni agli intermediari (come le banche) che distribuiscono strumenti finanziari. Il provvedimento sarebbe preso nell’ambito della «Retail Investment Strategy» in corso di definizione da parte della Commissione Ue. Ma l’idea è stata criticata, oltre che dal settore finanziario europeo, dal ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, che in una lettera a McGuinness ha sottolineato che vietare le commissioni sulle vendite di prodotti finanziari da parte di banche e assicuratori sarebbe una «grave battuta d’arresto» per il mercato dei capitali dell’Unione europea e limiterebbe la scelta per i consumatori.

Lindner si è detto nella lettera di due pagine «molto preoccupato» e ha consigliato di mantenere l’attuale normativa che consente di differenziare la remunerazione in base al servizio offerto. Invece un divieto generalizzato, secondo il ministro tedesco, «ostacolerebbe l’offerta di consulenza sugli investimenti nei casi in cui è maggiormente necessaria». Lindner ha ricordato in modo esplicito che il divieto sugli incentivi metterebbe in difficoltà il settore assicurativo tedesco che ha un modello basato sulle commissioni.

Gli inducement sono compensi, commissioni o prestazioni non monetarie pagati o ricevuti da un intermediario in connessione alla prestazione di un servizio di investimento, come avviene per esempio nelle retrocessioni. La Commissione Ue ritiene che il divieto di inducement, già presente in Olanda e Regno Unito, avrebbe un effetto positivo perché ridurrebbe il costo dei prodotti finanziari per i risparmiatori di circa un terzo. McGuinness ha inoltre evidenziato, rispondendo a una richiesta dell’europarlamentare tedesco Markus Ferber, che le banche dovrebbero cambiare il modello di business ma potrebbero continuare a vendere prodotti finanziari ottenendo profitti. Le conseguenze per il settore sarebbero comunque significative. In ogni caso è possibile che l’intervento del governo tedesco spinga ora la Commissione a evitare le opzioni più estreme.

Un funzionario Ue ha precisato ieri a MF-Milano Finanza che «la valutazione d’impatto sta ancora seguendo i processi interni. Nell’ambito della consultazione pubblica, le parti interessate hanno risposto in gran numero alle domande relative agli incentivi, indicando che si tratta di un’area con opinioni forti e divergenti, in particolare sulla questione del divieto». Secondo quanto spiegato dal funzionario, la Commissione sta valutando «attentamente le evidenze sulla base delle diverse opzioni, dei loro potenziali impatti e della loro efficacia. La scelta finale sarà annunciata dalla Commissione a tempo debito».

Anche Insurance Europe, associazione assicurativa europea di cui fa parte l’Ania, ha scritto alla Commissione Ue per sottolineare che «il divieto di incentivi limiterebbe l’accesso dei consumatori alla consulenza finanziaria, compromettendo così gli obiettivi della Retail Investment Strategy». Inoltre «in molti mercati gli incentivi sono una parte indispensabile del sistema di distribuzione dei prodotti di investimento al dettaglio, senza i quali l’accesso dei consumatori alla consulenza professionale sarebbe significativamente ridotto». Secondo l’European Banking Federation, associazione bancaria di cui fa parte anche l’Abi, «in questa fase ci sono ancora troppi malintesi sul funzionamento del sistema e sulle conseguenze del divieto delle commissioni». (riproduzione riservata)
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