NEL 2023 IL VOLUME COMPLESSIVO È DIMINUITO DEL 19%. UNO STUDIO DI WTW DELINEA CINQUE TENDENZE PER QUEST’ANNO
di Paola Valentini
Il mercato globale del m&a è in calo nel 2022, ma nel secondo semestre è partita la ripresa che proseguirà nel 2023. Secondo il Quarterly Deal Performance Monitor di Wtw sui dati dell’intero 2022 (raccolti in collaborazione con il M&A Research Centre della Bayes Business School di Londra) il volume nel 2022 è diminuito di ben il 19%, con 853 operazioni completate a livello globale, rispetto alle 1.047 del 2021, a causa di un netto rallentamento dell’attività di m&a in Nord America (la ricerca tiene traccia del numero di operazioni concluse per oltre 100 milioni di dollari).

«Se da un lato le tensioni geopolitiche, l’inflazione e l’aumento dei tassi hanno avuto un impatto inevitabile sull’attività e sulla performance delle operazioni durante il 2022, dall’altro, si può considerare insostenibile anche il ritmo straordinario registrato nel 2021. I volumi attuali del mercato m&a riflettono un ritorno ai livelli sani pre-pandemici», spiega Edoardo Cesarini, amministratore delegato di Wtw. É stato il Nord America ad aver guidato la frenata dell’attività, con 402 deal nel 2022, ovvero il 35% in meno rispetto ai 614 del 2021. Al contrario, il volume è rimasto più stabile in Europa e Asia-Pacifico. In Europa sono state portate a termine 203 operazioni nel 2022 dalle 199 del 2021, mentre nell’Asia-Pacifico 200 nel 2022 dopo 196 nell’anno precedente.

«Nonostante il livello di difficoltà si sia alzato, la performance positiva sostenuta dal mercato m&a negli ultimi due trimestri indica chiaramente la capacità dei buyer strategici di avere successo in contesti difficili», prevede Andrea Scaffidi, Total Reward & Executive Solution Director di Wtw. Che delinea cinque tendenze per il 2023.

Innanzitutto il ritorno del fenomeno del Lipstick effect (Effetto rossetto). «Gli acquirenti si concentreranno sempre di più su operazioni di dimensioni ridotte, in quanto i timori di recessione previsti potrebbero innescare il cosiddetto Lipstick effect che si verifica quando la crisi economica porta a un aumento della spesa per beni di più piccolo valore, piuttosto che per quelli più costosi», dice il manager. Prova ne è che, sempre secondo il report di Wtw, per la prima volta in oltre tre anni, nel terzo trimestre del 2022 non si è conclusa alcuna mega operazione del valore di oltre 10 miliardi di dollari e anche la quantità di operazioni di grandi dimensioni (oltre 1 miliardo di dollari) è diminuita molto rispetto allo stesso periodo del 2021 (49 contro 67). In secondo luogo il difficile contesto operativo spingerà le aziende a vendere asset non fondamentali, alla ricerca di valore a lungo termine.

Il terzo punto chiama in causa il m&a nel settore tecnologico, comparto che dovrebbe passare dalla difesa all’attacco. «É prevista un’ondata di acquisizioni nel 2023 nei mercati dell’intelligenza artificiale e del machine learning, considerata la velocità necessaria per la trasformazione digitale in tutti i settori industriali. Le operazioni m&a continuano a essere il modo più rapido per le aziende di trasformarsi nel mondo di oggi in rapida evoluzione», aggiunge Scaffidi.

La quarta variabile è legata all’impatto della crisi geo-politica considerando che l’attività m&a transfrontaliera è diminuita nel 2022, come diretta conseguenza della guerra. «Le interruzioni della catena di approvvigionamento durante la pandemia, che si protrarranno anche nel 2023, potrebbero spingere le aziende a cercare nel m&a un modo per aumentare la propria resilienza operativa», continua Scaffidi, e faranno ciò affidandosi a fornitori più vicini al punto di produzione per avere una maggiore sicurezza. «La ricerca di stabilità e prevedibilità porterà probabilmente a un maggior numero di operazioni tra partner fidati», spiega Scaffidi.

Infine, quinto aspetto, nel 2023 i riflettori del m&a rimarranno puntati sui criteri Esg: «Le aziende dovranno affrontare un’analisi sempre più attenta per ottenere una maggiore trasparenza sui rischi climatici, la giustizia sociale, la sostenibilità e la corporate governance. La due diligence verde è senza dubbio in crescita», conclude Scaffidi. (riproduzione riservata)
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