IL PUNTO SULLA VIGILANZA DEL NUOVO DIRETTORE INL PENNESI. PIÙ PREVENZIONE CONTRO IL SOMMERSO
di Simona D’Alessio
Il Superbonus 110% ha sì avuto il merito di «dare una spinta al settore dell’edilizia», ma ha generato pure «un allentamento dell’attenzione sulla salute e sicurezza sul lavoro», soprattutto a causa della «fretta» imposta nei cantieri per il completamento, in tempi ristretti, delle opere di efficientamento energetico. Al tempo stesso, si osserva la «progressiva regolamentazione» dell’attività occupazionale svolta tramite le piattaforme digitali, grazie ai «primi contratti collettivi che, riguardando i «riders» e altre figure», ne hanno disciplinato i compensi e la modalità di svolgimento delle mansioni, laddove, in precedenza, il segmento appariva un «terreno selvaggio». Parola del nuovo direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl) Paolo Pennesi che, in una conversazione con ItaliaOggi, mette in evidenza come le sue priorità saranno «proseguire nell’azione di contrasto alla piaga degli infortuni, al sommerso e ai peggiori fenomeni di sfruttamento, come il caporalato» nel nostro Paese.

Domanda. Meno di un mese fa, il 21 dicembre, è entrato in vigore il Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso, dopo il via libera da parte del ministro Marina Calderone, in attuazione di quanto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Quali sono le caratteristiche di questo strumento?

Risposta. Per la prima volta si introducono diversi interventi articolati, giacché non ci si baserà soltanto sulle ispezioni, che comunque ci saranno e, com’è noto, hanno la loro efficacia, ma anche sulle misure preventive: nelle pieghe del documento c’è la precisa volontà politica di aggredire il fenomeno dell’occupazione «in nero». E lo si farà, naturalmente, anche con la repressione. Il Piano dispone, poi, l’obiettivo di aumentare, entro il 2025, del 20% gli interventi ispettivi su tutto il territorio nazionale. E lo dovremo raggiungere.

D. Riguardo alle false cooperative come si porrà l’Ispettorato?

R. Intendiamo perseguirle, naturalmente. Da almeno quattro anni l’Ispettorato ha iniziato a parlare di destrutturazione del mercato del lavoro, attraverso queste forme di appalti fittizi. E questa è, forse, la piaga più rilevante delle patologie lavoristiche che ci troviamo dinanzi: l’idea che passa è che la manodopera si possa comprare non nelle forme previste dal nostro ordinamento, come la somministrazione, bensì indiscriminatamente. Ciò evoca sì la questione delle false cooperative che lei cita, però io porrei, in maniera più ampia, il tema della false realtà imprenditoriali, che si spacciano per società di servizi e, alla fine, fanno concorrenza sleale alle agenzie di somministrazione che sono titolate a svolgere tale attività. Il fenomeno va di pari passo con quello dei cosiddetti «contratti pirata», quelli, cioè, non stipulati dalle organizzazioni più rappresentative: un’ora di lavoro viene offerta, sul mercato, da queste società a 4, o 5 euro. Si tratta, perciò, di forme di sfruttamento fra le peggiori. E vanno contrastate con decisione.

D. Come valuta il «boom» dei cantieri edili trainati dagli incentivi fiscali, in particolare dal Superbonus 110%, dal 2020 in avanti?

R. Il comparto delle costruzioni ne ha beneficiato, ma abbiamo assistito, in quest’arco temporale, ad un allentamento dell’osservanza delle regole a tutela della sicurezza dei lavoratori. Si sono viste impalcature sorte dalla sera alla mattina non conformi alle norme, assai precise, sui ponteggi. Dalle verifiche, poi, è emerso che c’è stato tanto bisogno di manodopera, talvolta irregolare, reclutata in fretta per terminare presto i lavori. Nell’edilizia, come in agricoltura, dovremo continuare a esercitare una vigilanza molto accurata.
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