GLI INVESTIMENTI NELLA DIGITALIZZAZIONE DEL SETTORE NEL 2022 SONO CRESCIUTI DEL 60%
di Anna Messia
Gli investimenti in Insurtech in Italia stanno aumentando anche se il divario rispetto ad altri Paesi resta ancora netto. Nel secondo semestre del 2022 si sono registrati 250 milioni di nuovi investimenti in innovazione tecnologica per il settore assicurativo. Un dato più basso rispetto ai 300 milioni attesti ma il bilancio per l’intero 2022 è positivo, pari a 450 milioni complessivi che rappresentano una forte crescita rispetto ai 280 milioni che erano stati investiti nell’intero 2021. Per il 2023 resta poi confermato l’obiettivo di arrivare a 1 miliardo di euro. «Il difficile contesto economico, tra inflazione e pericoli recessivi, avrà l’effetto di aumentare la spinta del settore assicurativo verso l’innovazione», si dice convinto Simone Ranucci Brandimarte, presidente dell’Italian Insurtech Association (AII).

Guardando ai numeri del 2022, 250 milioni dei 450 milioni investiti complessivamente arrivano da progetti interni alle compagnie, spiegano dall’associazione; altri 120 milioni sono invece il frutto di collaborazioni delle assicurazioni con tech company, è appena 80 milioni hanno rappresentato investimenti in start up. Un numero quest’ultimo, che differenzia fortemente l’Italia rispetto ad altri mercati europei, come la Francia, per esempio, dove gli investimenti in start up hanno raggiunto gli 800 milionidi euro, dieci volte tanto l’Italia, rispetto ad un totale di investimenti insurtech di 2,5 miliardi. Il divario, come detto, si sta riducendo visto che in Francia la crescita del comparto, lo scorso anno anno, è stata del 40% rispetto al 60,7% dell’Italia ma resta ancora molto da fare e il 2023, come detto, sarà l’anno dell’accelerazione.

«Per le imprese assicurative italiane sarebbe stato forse più semplice innovare in una fase economica più favorevole», aggiunge Ranucci Brandimarte, «ma la strada dell’insurtech è l’unica che può essere percorsa e i manager ne sono sempre più consapevoli comsnderando che, secondo gli ultimi sondaggi, 80% di loro considera la rivoluzione digitale un tema centrale, rispetto al 65% di 12 mesi fa» e il 70% di loro è convinto che la trasformazione sarà più veloce delle attese». Ma cosa significa innovare? «Vuol dire adeguare l’offerta alle nuove esigenze emerse in questi mesi, nel settore agricolo o nel ramo salute per esempio, facendo leva anche sulle nuove tecnologie o sulli prodotti assicurativi cosiddetti embedded, legati ad altri servizi, come i viaggi per esempio», risponde il presidente di IIA, segnalando tre aree su cui sarebbe importante focalizzare l’attenzione: la spinta sugli investimenti in start up, che in Italia come visto restano ancora limitati, la formazione digitale dei lavoratori dell’industria assicurativa e l’educazione del consumatore, utile a far comprendere ai clienti l’effettivo valore delle coperture assicurative. «In questo contesto sta aumentanto l’esigenza di competenze tecnologiche, con la richiesta, a fine 2022, di 13.000 risorse tech e digitali rispetto alle 7.000 del primo semestre dell’anno», dice Ranucci Brandimarte, aggiungendo che è una domanda che non trova risposta nel mercato e che richiederebbe una formazione adeguata. Allo stesso tempo aumenta anche l’esigenza di digitalizzazione da parte degli intermediari, con il 69% che considera importante l’evoluzione tecnologica rispetto al 44% di fine 2021. Una spinta che arriva anche dall’estero, dove l’Italia, vista la sua cronica bassa assicurazione nel ramo Danni, è considerato un Paese ad alta potenzialità: 70 dei 450 milioni di invetimenti 2022 sono dovuti ad operatori stranieri entrati in Italia, a dispetto di 15 milioni registrati nel 2021. Tra gli ultimi arrivati in Italia ci sono i francesi di Data Folio, i tedeschi di Bsurance e gli inglesi di ByMiles. La lista è destinata ad allungarsi. (riproduzione riservata)
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