RAPPORTO CONSOB/1 GLI INVESTITORI CHIEDONO A STATO E SCUOLA EDUCAZIONE FINANZIARIA
di Anna Messia e Paola Valentini
Nell’ultimo anno per i risparmiatori è diventato sempre più difficile orientarsi tra gli investimenti. A complicare lo scenario sono state l’inflazione e il rischio di recessione e i risparmiatori consapevoli di non maneggiare agevolmente la materia, sono rimasti guardinghi e desiderosi di mantenere basso il rischio di subire perdite. Ma tra di loro cresce inesorabilmente l’attrazione verso il bitcoin e trading online, con l’accattivante (e pericolosa) prospettiva di ottenere guadagni facile. Una fotografia che emerge dall’ottava edizione del Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane di Consob. Dal sondaggio realizzato da GfK Italia tra giugno e luglio scorso, in un campione rappresentativo delle famiglie italiane, emergono tutte le difficoltà degli intervistati di muoversi con confidenza nel mondo del risparmio.

Oltre a una serie di contraddizioni: se da una parte gli italiani sono sempre più consapevoli delle necessità di innalzare le proprie competenze finanziarie (nel 66% dei casi, 10 punti in più rispetto al 2021), dall’altra continua ad aumentare la percentuale di chi preferisce investire i propri risparmi chiedendo consiglio ad amici e parenti (al 45%, 8 punti in più dell’anno scorso) invece di rivolgersi a consulenti finanziari professionisti, che hanno dimostrato di essere utili nel ridurre i rischi, diversificando il portafoglio dei propri clienti e pianificandone gli investimenti nel tempo. La percentuale di investitori che riferisce di aver registrato un calo tempo­raneo o permanente delle proprie entrate si attesta poi 23%, in aumento rispetto al 2021 (quando si attestava al 17%). Ed è cresciuta anche la percentuale di famiglie fragili, ossia in dif­ficoltà nel far fronte a spese fisse e ricorrenti, portandosi al 37% del campione (33% nel 2021). Rimane stabile invece al 23% la quota di individui che dichiara di non essere in grado di gestire una spesa imprevista di 1.000 euro (famiglie esposte).

Sos bussola risparmi. Dall’analisi emerge in particolare che 80% delle famiglie italiane ritiene complessa la gestione delle finanze personali anzitutto a causa, appunto, del contesto incerto e della crescita dei prezzi. Con i dati macroeconomici che confermano questa percezione: l’inflazione sta erodendo il potere di acquisto del reddito disponibile, il disagio economico delle famiglie torna ad aumentare, la ricchezza finanziaria in rapporto al reddito disponibile si riduce, pur rimanendo superiore a quella dei maggiori paesi dell’area euro. Sebbene in lieve crescita, le conoscenze finanziarie non sono ancora sufficientemente diffuse né rispetto ai concetti di base né rispetto agli strumenti finanziari né rispetto alle dimensioni del rischio finanziario.

Inflazione sconosciuta. Guardando invece più in particolare all’inflazione, il 65% del campione sembra comprendere gli effetti dell’aumento dei prezzi sui risparmi, anche se emergono divari significativi tra fasce di età, aree di residenza e fasce di reddito: le persone più anziane, che l’hanno conosciuta in passato, sono evidentemente più consapevoli. Tuttavia, tra coloro che preferirebbero tenere i propri risparmi fermi sul conto-corrente (il 12% degli intervistati) o sotto il materasso (il 9%), più di un terzo non coglie appieno l’impatto della crescita dei prezzi sul proprio potere di acquisto.

Richiesta di educazione. Emerge poi chiaramente che, sebbene in lieve crescita, le conoscenze finanziarie non sono ancora sufficientemente diffuse tra i risparmiatori né rispetto ai concetti di base (ad esempio, la nozione di diversificazione degli investimenti è compresa solo dal 50% degli intervistati) né rispetto agli strumenti finanziari (la quota di risposte corrette a domande su conto corrente, azioni, obbligazioni e fondi comuni di inve­stimento rimane al di sotto del 60%) né sul fronte delle dimensioni del rischio finanziario (in particolare, la percentuale di intervistati che ha familiarità con le nozioni di rischio di credito, di mercato e di liquidità oscilla tra il 20% e il 49%). La buona notizia, come detto, è che gli investitori sono sempre più consapevoli della necessità di innalzare le proprie competenze: nel 66% dei casi si dichiarano disposti ad approfondire temi utili per le scelte finanziarie più importanti. A tal fine, il riferimento indicato più di frequente sono gli intermediari che il 32% dei rispondenti ritiene dovrebbero ado­perarsi anche per accrescere le conoscenze finanziarie dei cittadini, oltre alle istituzioni pubbliche (segnalate nel 30% dei casi) e alla scuola (26%).

Tentazione criptovalute. La novità dell’indagine 2022 della Consob riguarda poi come detto forme alternative di risparmio. Lo studio ha valutato per la prima volta la familiarità degli investitori italiani rispetto a conoscenze e competenze digitali relative all’utilizzo sicuro della rete e conoscenze di attività digitali e servizi di investimento resi attraverso piattaforme online rilevando. Ad esempio, con riferimento al trading online con il 29% dei soggetti che non è in grado di identificare correttamente gli obblighi del gestore della piattaforma nei confronti dell’investitore che intenda operare online. Ciononostante, la quota di intervistati che accedono alla rete per scambiare criptovalute e negoziare online appare in crescita: rispettivamente dal 2% all’8% e dall’8% all’11%. Così come l’interesse potenziale, che si associa, tra le altre cose, alla prospettiva di guadagni facili e alla propensione a sopravva­lutare le proprie conoscenze in materia. (riproduzione riservata)
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