VIA LIBERA DELLA CAMERA ALLE NUOVE DISPOSIZIONI
Pagamenti delle prestazioni professionali (un po’) più tutelati, qualora il lavoratore autonomo abbia come committenti imprese bancarie e assicurative (e loro controllate e mandatarie), nonché aziende forti di un organico di oltre 50 dipendenti, o che hanno raggiunto, nell’anno precedente al conferimento dell’incarico per svolgere servizi, un fatturato di oltre 10 milioni di euro: a stabilirlo è la proposta di legge sull’equo compenso (338 e abbinate), a firma della presidente del Consiglio Giorgia Meloni di FdI e del deputato della Lega Jacopo Morrone, che ieri ha ottenuto l’approvazione unanime dell’Aula della Camera (253 voti a favore e nessuno contrario). Il provvedimento, passato al vaglio del Senato, ha goduto di un iter particolarmente celere, in virtù della «scorciatoia», consentita dal Regolamento di Montecitorio, nell’eventualità ci si trovi dinanzi ad iniziative identiche a quelle varate dallo stesso ramo parlamentare, nella passata Legislatura, ma non licenziate in via definitiva da Palazzo Madama.

Il testo, che è composto da 13 articoli, come illustrato dalla tabella in questa pagina, definisce il «raggio d’azione» dei «paletti» sulla giusta remunerazione, disciplinando, tra l’altro, la nullità delle clausole che prevedono un compenso per il professionista inferiore ai parametri, nonché di ulteriori patti indicativi di uno squilibrio nei rapporti tra il lavoratore autonomo e il cliente, rimettendo al giudice il compito di rideterminare l’emolumento iniquo; agli Ordini e ai Collegi si dà, poi, la stura, affinché possano adottare disposizioni deontologiche, volte a sanzionare l’iscritto che non rispetti la legge, acconsentendo a effettuare una prestazione per una cifra più bassa. Le imprese committenti, inoltre, potranno adottare modelli standard di convenzione, concordati con le rappresentanze professionali, e sarà possibile che il parere di congruità del compenso emesso dall’Ordine o dal Collegio professionale acquisti l’efficacia di titolo esecutivo.

Infine, il provvedimento (da cui, si precisa, non devono discendere nuovi, o maggiori oneri a carico della finanza pubblica) stabilisce l’istituzione al ministero della Giustizia dell’Osservatorio nazionale sull’equo compenso per vigilare sul rispetto della disciplina.

Simona D’Alessio
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