LA SOCIETÀ DI CONSULENZA PREVEDE CHE I MARGINI EBIT DEI COSTRUTTORI SCENDERANNO AL 4-6% NEL 23/24
di Francesco Bertolino
Bain & Company vede un uragano pronto ad abbattersi sull’auto. Secondo la società di consulenza, una serie di fattori lascia infatti presagire una significativa contrazione dei profitti per i costruttori nel periodo 2023/24.

Stellantis e le altre, per la verità, sono uscite a gran velocità dalle crisi gemelle, pandemica e dei chip. Con una media di circa l’8,6% di ebit annuo, le case auto hanno registrato utili record nel biennio del Covid-19. In scia alla carenza di materiali e semiconduttori, le aziende si sono concentrate su modelli di qualità superiore e sui canali a più alta marginalità. Le difficoltà produttive e la conseguente scarsità di vetture ha consentito loro di alzare i prezzi, approfittando di una domanda costantemente superiore all’offerta. Così, per la prima volta dalla grande crisi finanziaria del 2008, i costruttori hanno registrato una redditività superiore ai loro fornitori che invece hanno visto il loro margine ebit medio scendere a circa il 4,5%.

Questo circolo virtuoso ha però i giorni contati. «Da un lato, l’offerta di semiconduttori sta migliorando, dall’altro, la situazione economica generale si sta deteriorando», spiega Gianluca Di Loreto, partner di Bain & Company. «Di conseguenza, si verrà a creare un clima a elevata concorrenza e i prezzi potrebbero tornare a scendere, mentre i costi aumenteranno a causa dell’inflazione. In questo contesto, nei prossimi due anni, i margini medi delle case auto potrebbero di fatto dimezzarsi». La società di consulenza assegna quindi una probabilità superiore al 50% allo scenario “uragano” che porterà i margini di profitto dei costruttori al 4-6%, più vicini alla media storica ma lontani dai picchi dell’era pandemica.

L’impatto non sarà omogeneo: i margini delle vetture di massa si attesteranno in un intervallo compreso fra -2 e 4%, quelle di alta gamma fra 6 e 12%. Non stupisce allora che tutte o quasi le case occidentali stiano cercando di riposizionarsi sulla fascia premium, anche a costo di ridurre i volumi e dunque a tendere gli stabilimenti e l’occupazione. Al Ces di Las Vegas, per esempio, il ceo di Stellantis, Carlos Tavares, non ha escluso la chiusura di impianti, qualora l’elevato prezzo delle auto elettriche finisca per tagliare fuori gran parte del ceto medio.

Molte case hanno potuto comunque accumulare nel biennio pandemico un cuscinetto di liquidità utile ad affrontare eventuali crisi economiche e sostenere i piani di investimenti sulla transizione elettrica e digitale. Al contrario, i fornitori hanno subito una contrazione dei margini a causa del rincaro delle materie prime e dell’energia. Alcuni si trovano ora con un fardello di debiti che con l’impennata dei tassi potrebbe rivelarsi insostenibile. L’analisi di Bain & co prevede perciò che diverse aziende della filiera dell’auto andranno in difficoltà finanziaria e dovranno essere salvate da altri gruppi, talvolta probabilmente dai costruttori stessi. «Le case automobilistiche raggiungeranno i loro obiettivi solo al fianco di partner efficienti», osserva di Loreto. «In questo scenario, la gestione della liquidità sarà cruciale». Alla luce di queste previsioni, conclude, «è indispensabile adottare misure rapide e decise: come già dimostrato con le crisi del 2017 e del 2020, i player che escono più forti dopo una crisi sono sempre e solo quelli che si sono organizzati prima del suo arrivo, non quelli che hanno reagito durante la crisi». (riproduzione riservata)
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