Paola Valentini
Andare in pensione prima con Quota 103 o restare al lavoro con il bonus in busta paga? La legge di Bilancio sul 2023 prevede questa duplice possibilità per i lavoratori che hanno i requisiti per accedere alla Quota 103, il canale di pensionamento anticipato introdotto quest’anno al posto di Quota 102 del 2022 dopo Quota 100 del triennio 2019-2021. Quota 103 può essere attivata dai nati entro il 1961 (quindi 62 anni di età nel 2023), purché raggiungano 41 anni di contributi entro il 31 dicembre prossimo. Con questo meccanismo dunque, rispetto alla via ordinaria della cosiddetta pensione anticipata, l’assegno per le donne arriva 10 mesi prima e poco meno di due anni prima per uomini (la pensione anticipata è la rendita che può essere conseguita a prescindere dall’età anagrafica e ma con un’anzianità contributiva di 41 anni e 10 mesi per le donne e di 42 anni e 10 mesi per gli uomini). Il tetto all’importo dell’assegno di chi esce con Quota 103, invece, può durare cinque anni, ovvero fino ai 67 anni. Infatti la norma prevede un cap annuo all’importo del trattamento previdenziale: dalla decorrenza della pensione fino al compimento dell’età per la pensione di vecchiaia (67 anni) l’assegno pubblico potrà avere un valore lordo mensile massimo non superiore a cinque volte il trattamento minimo previsto (per il 2023 il cap è di 2.818,75 euro). Un limite che invece non era previsto per Quota 100 e Quota 102.

Nel frattempo la manovra ha previsto che i lavoratori dipendenti che abbiano maturato i requisiti di Quota 103 ma che decidano di continuare a lavorare possono chiedere che la quota di contributi previdenziali a loro carico (9,19%) sia versata in busta paga e non all’Inps (i dettagli sono demandati a un decreto da emanare nelle prossime settimane). Quindi si prospettano due possibilità per chi ha Quota 103: restare in attività con il bonus dei contributi o ritirarsi. Per capire cosa cosa conviene fare, MF-Milano Finanza ha chiesto a smileconomy una simulazione di confronto. Sono stati presi in esame lavoratori e lavoratrici perfetti quotisti 103 nel 2023, ovvero quelli che compiono 62 anni e maturano i 41 anni di requisiti nel corso dell’anno. Per i due livelli di reddito mensile, ovvero 2 mila e 4 mila euro, è stato calcolato che cosa accade scegliendo Quota 103, oppure continuando a lavorare e andando in pensione secondo le normali regole Fornero (quindi nel loro caso con i 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini), o proseguendo l’attività ma accedendo al bonus, per cui in questo caso il lavoratore smette di versare a 62 anni i contributi del 9,19% a suo carico (mentre quelli dell’azienda continuano) e l’importo si somma allo stipendio.

«Abbiamo visualizzato in tabella le pensioni nei vari anni e i redditi da lavoro nei casi in cui si continui a lavorare, più il bonus», afferma Andrea Carbone, fondatore di smileconomy. Per rendere le grandezze confrontabili è stata calcolata la ricchezza complessiva a vita media. Cosa emerge? Innanzitutto l’analisi di convenienza varia tra uomini e donne, sia perché l’anticipo di Quota 103 è più limitato per le donne, ovvero 10 mesi invece di 1 anno e 10 mesi, sia per le diverse attese di vita. «Per i redditi simulati per gli uomini, Quota 103 è quella che dà la maggior ricchezza pensionistica. Anche con il limite di pensione, prevale l’effetto di percepirla prima rispetto al minor valore. Tuttavia, se si guarda al totale, che include anche i redditi da lavoro e il bonus, la ricchezza maggiore si ha ovviamente continuando a lavorare», dice Carbone, «per le donne invece, per redditi da 2 mila euro netti, la maggior ricchezza pensionistica si ha con Quota 103, mentre per redditi più elevati, cioè 4 mila euro, il cap si rivela più penalizzante a fronte del minor anticipo. Come per gli uomini, la maggior ricchezza complessiva si ha continuando a lavorare». Il bonus in effetti anticipa in busta paga un plus che poi viene man mano eroso nel tempo dal minor valore della pensione. Per le donne, rimane la sensazione che saranno poche ad usare Quota 103, sia per i soli 10 mesi di anticipo, sia per la possibilità di usare il bonus Maroni o continuare a lavorare. «Soprattutto per chi ha redditi alti, la variabile decisiva è se si desideri smettere di lavorare prima, grazie a Quota 103. Per chi preferisce continuare, si tratta di scegliere tra avere qualcosa in più subito, con il bonus, o nel lungo periodo nello scenario base», conclude Carbone. (riproduzione riservata)
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