L’ULTIMO REPORT EQUITA PERÒ HA UNA VISIONE POSITIVA SUL MERCATO DEI PIANI DI RISPARMIO
di Andrea Pira
Sono due le novità, finora passate sotto silenzio, che riguardano il mondo dei Pir alternativi. Ed entrambe, spiega a MF-Milano Finanza il co-responsabile dell’ufficio studi di Equita, Luigi De Bellis, contribuiranno nel 2022 ad aumentare l’universo degli investimenti, favorendo la crescita del mercato. Sulla base della circolare dell’Agenzia delle Entrate del 29 dicembre, i cosiddetti Pir alternativi potranno essere anche cointestati e avere quindi più di un titolare. Inoltre, sarà concesso di investire in un’unica soluzione l’intero plafond da 1,5 milioni di euro in un prodotto pir alternativo compliant chiuso non riservato (ad esempio in un Eltif) mantenendo comunque inalterato il beneficio fiscale come se avesse investito 300mila euro all’anno. «Ovvio, i benefici fiscali scatteranno nell’anno soltanto sui 300mila euro previsti dal tetto, ma in questo modo potrà essere garantito l’utilizzo dell’intero ammontare da 1,5 milioni in un colpo solo. Capita infatti che sull’arco temporale di cinque anni di permanenza minima per avere l’esenzione delle rendite finanziarie generate dall’investimento, si decida di mettere 300mila il primo anno e il secondo, fermandosi tuttavia nei successivi», sottolinea ancora De Bellis commentando i dati dell’ultimo Pir monitor realizzato dalla sim milanese. Equita stima inoltre in circa 1 miliardo (dai 313 milioni del 2021) la raccolta netta 2022 per i Pir tradizionali, istituiti nel 2017 e per i quali la manovra ha aumentato la soglia di investimento annuale consentito da 30mila a 40mila euro e la soglia complessiva da 150mila a 200mila euro. «Il dato tiene conto della presa di beneficio sui primi pir, arrivati quest’anno a scadenza», sottolinea ancora De Bellis. «Calcoliamo circa 2 miliardi di raccolta e 1 miliardo di prese di beneficio, circa il 5% degli oltre 20 miliardi di masse gestite». Equita mantiene un outlook positivo sulla raccolta per i prossimi mesi, considerato il trend degli ultimi mesi che ha visto nel terzo trimestre dello scorso anno afflussi netti e un andamento positivo sia a ottobre sia a novembre.

Quanto ai Pir alternativi, in fase di lancio, le stime riportate dal Pir monitor sono per il 2022 di 2-3 miliardi (per raggiungere quota 10-15 miliardi di masse nei cinque anni). Il rapporto offre anche uno spaccato su dove vadano gli investimenti dei fondi Pir. Per il 49%, pari a 9,7 miliardi vanno in azioni italiane. A farla da padrone sono le Mid Cap, assorbendo 4,4 miliardi, circa cui si avvicinano anche le Large Cap. Alle obbligazioni corporate, dove è dominante il peso del Ftse Mib, sono destinati 5,8 miliardi, mentre gli investimenti in titoli di debito di società non quotate sono pari a 1,2 miliardi, superando quelli in obbligazioni di Mid-Cap (906 milioni). Altri 4,1 miliardi sono in cash e titoli di Stato. Infine, in termini di incidenza sul flottante, i capitali Pir rappresentano circa il 10% del flottante azionario del Mid-Cap, l’9% dello Small-Cap e il 9% dell’Euronext Growth Milan, l’ex Aim. (riproduzione riservata)
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