RAPPORTO CONSOB 2021 SUGLI INVESTIMENTI DELLE FAMIGLIE AI TEMPI DEL COVID
di Angelica Ratti
Borsa, trading online e crypto asset riscuotono sempre più interesse da parte delle famiglie italiane la cui ricchezza finanziaria netta è aumentata del 6% nel 1°semestre dell’anno scorso, secondo i risultati del rapporto Consob 2021 sulle scelte di investimento delle famiglie italiane condotto su un campione di 2.700 decisori finanziari. Tuttavia, il rapporto ha messo in luce anche che il Covid ha ridotto il reddito del 27% degli italiani, che il 39% fa fatica a far fronte alle spese fisse e il 28% non è in grado di gestire una spesa imprevista di mille euro. L’attitudine a risparmiare è diffusa, il 75% delle famiglie risparmia, ma oltre il 36% non sa come impiegare le proprie disponibilità, tra i restanti, il 19% indica una preferenza verso la liquidità, il 17% verso l’investimento immobiliare e l’11% verso quello finanziario. Ma, il 50% degli investitori italiani non si fida degli intermediari nonostante nel 2021 sia aumentata la quota di quanti si affidano a un professionista (28% contro il 17% nel 2019).

I risparmiatori italiani hanno «conoscenze finanziarie poco diffuse anche se sono lievemente migliorate», (+3% sul 2019), ha sottolineato il presidente della Consob, Paolo Savona, mettendo in evidenza come sono «pure deboli le competenze digitali, nonostante l’incremento registrato nell’uso dei nuovi strumenti nel corso della pandemia» e quindi bisogna stare attenti alle criptovalute. La maggior parte degli investitori, ha proseguito, «non ha un piano finanziario autonomo, soprattutto di lungo periodo. Di conseguenza i loro risparmi sono un residuo risultante dal reddito individualmente disponibile al netto delle spese effettuate». Secondo Savona è necessario tenere «sotto osservazione due fenomeni contingenti: quello che gli investitori entrati nel mercato nell’ultimo biennio hanno competenze finanziarie e digitali inferiori a chi è presente da tempo; e quello che l’appartenenza a una web community resta un fenomeno marginale». Di qui derivano due fattori di rischio che vengono trasferiti sulle Autorità, gli investitori «rivolgono richieste di compensare le perdite quando esse si realizzano e riversano sulle autorità di controllo finanziario, come la Consob, l’onere della loro protezione». C’è poi «una larga maggioranza di investitori che considera la garanzia di rimborso la principale variabile che influenza le loro scelte. Ma nel caso delle criptovalute» non si sa chi le rimborsa, questo «è un altro elemento che viene ignorato».

Con riguardo alle azioni, il numero complessivo delle transazioni in acquisto e in vendita effettuate dagli italiani si è attestato a 41 miliardi nel 2021 (43 nel 2020 e 31 nel 2019). Per quanto riguarda l’ammontare negoziato, gli acquisti lordi di azioni sono aumentati a 144 miliardi (137 mld nel 2020 e 113 nel 2019), mentre gli acquisti netti sono stati negativi per 4,9 miliardi, segnando un’inversione di tendenza rispetto al dato positivo del 2020 (+3,6 miliardi), su livelli leggermente inferiori a quelli registrati nel 2019 quando si sono attestati a meno 5,6 miliardi. Gli asset oggetto di negoziazione si connotano per una elevata eterogeneità, frutto di un continuo processo di innovazione finanziaria, e per una forte volatilità dei prezzi.

Tra coloro che utilizzano la rete per scelte economico-finanziarie, circa il 28% usa servizi finanziari online più di quanto facesse prima della pandemia ed è quasi sempre disposto a continuare a farlo. Rimane ancora marginale la partecipazione a web communities riferite a finanza e investimenti: è solo il 6% degli investitori.

Quanto all’identikit degli investitori, nel 2021 sono cresciuti gli scambi finanziari riferibili agli uomini, collocandosi al 70% del totale (rispetto al 67% del 2019 e al 69% del 2020) ed è aumentata la quota riferibile agli investitori più giovani: l’incremento più marcato si osserva nella fascia dai 25 ai 39 anni, la cui attività è passata dall’8% del totale nel 2019 al 12% nel 2021.
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