Anna Messia
Il passaggio tra le grandi, con il salto dall’Aim al listino Star di Piazza Affari, è previsto per settembre. La spac Revo di Alberto Minali, che vede Claudio Costamagna alla presidenza, dopo aver acquisito lo scorso ottobre Elba assicurazioni per 163,8 milioni sta ora mettendo a punto il piano industriale che presenterà al mercato la prossima primavera, intenzionata a innovare l’offerta assicurativa dedicata alle pmi e spingendo sugli investimenti tecnologici. Tra i primi che hanno dato fiducia al progetto dell’ex numero uno di Cattolica e di Generali ci sono Vittoria Assicurazioni e la Fondazione Cariverona, ma anche Scor o il patron di Technogym Nerio Alessandri. Risultato: la spac ha raccolto 220 milioni, 20 in più del previsto. Ora l’operazione entra nel vivo. «Nelle scorse settimane sono state avviate le pratiche all’Ivass per estendere l’attività a nuovi rami assicurativi, dal settore marittimo all’aviazione passando per le perdite pecuniarie. E’ la premessa per realizzare il piano e chiamare in squadra tutti i professionisti che si occuperanno dell’assunzione dei rischi», racconta Minali in questa intervista a MF-Milano Finanza. Aggiungendo che tra maggio e giugno ci sarà la fusione tra le due realtà e che in cassa ci sono ancora 60 milioni di euro per crescere.

Domanda. Dottor Minali, qual è l’innovazione che vuole portare nel mercato con Revo?

Risposta. Revo è l’abbreviazione di revolution. Vogliamo innovare nel comparto delle piccole e medie imprese, che, come ha ribadito una recente ricerca di Nomisma, hanno una ridotta consapevolezza del rischio e il 40% delle quali non ha una copertura assicurativa per tutelare la propria attività. L’evoluzione tecnologica può essere utile per ridurre questo gap. Lanceremo polizze parametriche con rimborso automatico grazie alla blockchain. Stiamo già pensando a un’offerta su misura per gli stabilimenti balneari e offriremo parametriche anche all’interno di altre polizze. Lavoreremo nel ramo cauzione, specializzazione di Elba, che resterà un pilastro e continuerà a crescere, ma guardiamo anche al property con fucus su costruzioni e agricoltura, alla responsabilità civile e alle financial lines, come le polizze D&O, le coperture per gli amministratori di società. Vogliamo utilizzare analisi dei dati e intelligenza artificiale per velocizzare i tempi della quotazione dei rischi, anche se il ruolo delle persone resterà centrale. Abbiamo già assunto 34 dipendenti nell’area tecnica e liquidativa, in particolare senior underwriter (i professionisti che si occupano della sottoscrizione dei rischi, ndr) e altre ce ne saranno appena arriveranno le autorizzazioni Ivass ai nuovi rami di attività. Grazie a Elba abbiamo già una rete di 108 agenzie assicurative e gli accordi con i broker sono stati estesi da 10 a 30.

D. Manca solo il canale banche? Alleanze in vista?

R. Per ora no. Ci concentreremo su agenti e broker, ma non escludiamo accordi con banche innovative che lavorano in particolare con le pmi, il nostro bacino di riferimento.

D. Dopo Elba pensate di fare altre acquisizioni di compagnie o società tecnologiche?

R. Abbiamo già rilevato il 10% di Mangrovia, software house che ci offrirà in esclusiva i servizi di brockchain. Per quanto riguarda altre possibili compagnie assicurative, non c’è nulla che stiamo guardando ma manteniamo un approccio tattico. Se si presentassero occasioni, le valuteremo. In Revo, dopo l’acquisizione di Elba, ci sono ancora 60 milioni di euro di liquidità. Risorse che, dopo la fusione di Revo nella compagnia prevista tra maggio e giugno, confluiranno in Elba. Tale capitale porterà il Solvency II ratio della compagnia, che assumerà il nome di Revo, dal 275% a oltre il 350% (3,5 volte il minimo richiesto dal regolatore, ndr).

D. A questo punto potreste restituire il capitale ineccesso?

R. No, lo utilizzeremo per far crescere il business puntando a un Solvency più fisiologico, del 200%. Vogliamo fare investimenti importanti, per esempio in tecnologia per circa 20 milioni.

D. Quano presenterete il piano industriale e quali obiettivi conterrà?

R. Contiamo di presentarlo in primavera dopo aver ricevuto le autorizzazioni Ivass per estendere la nostra attività. Sarà un piano che guarderà al 2025, quindi oltre i tre anni. Lo stiamo ancora mettendo a punto ma posso anticipare che contiamo di raggiungere alla fine del piano 250 milioni di euro di premi rispetto ai 76 milioni a cui Elba dovrebbe chiudere il bilancio 2022. Con un utile operativo di 40 milioni e un risultato netto compreso tra 32 e 35 milioni di euro. In questi mesi abbiamo riscontrato un forte interesse da parte del mercato e dei broker che vogliono lavorare con noi. Avevamo fissato un obiettivo di premi di fine anno di 73 milioni di euro, che, come visto, sarà superato.

D. Quali sono invece le previsioni sul titolo oggi quotato all’Aim?

R. Il titolo viaggia oggi intorno ai 10,40 euro con una capitalizzazione complessiva che di circa 226 milioni, già più alta dei 220 milioni di euro raccolti nonostante in fatto che non siamo ancora partiti con la realizzazione del piano industriale. Le attese sono ovviamente di crescita. A settembre contiamo di realizzare il passaggio al listino Star e questo darà di certo nuova spinta al titolo.

D. Il piano è focalizzato sulle pmi; non ci sono spazi per il retail?

R. Non all’inizio, ma non escludo affatto che Revo possa raggiungere direttamente il cliente finale già prima dei tre anni di piano. Penso per esempio alle polizze parametriche, che pagano il sinistro immediatamente e automaticamente nel caso in cui si verifichi l’evento avverso. Per raggiungere il cliente finale dovremmo lavorare con app e affinity group, ed è ben più di un’aspettativa. (riproduzione riservata)
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