Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

La popolazione europea è sempre più anziana: un’evidenza demografica che potrebbe avere impatti enormi (e negativi) sui sistemi pensionistici degli Stati membri, e che ha spinto la Commissione europea, lo scorso anno, a pubblicare uno specifico Libro Verde per valutarne gli effetti. Intanto i fondi pensione affrontano nuove sfide come gli stress test, al via in aprile, e gli investimenti in criptovalute. MF-Milano Finanza ne ha parlato con Francesco Briganti, membro dell’Occupational Pensions Stakeholder Group di Eiopa (l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali), e segretario generale della Cross Border Benefits Alliance-Europe, lobby che si occupa di welfare europeo per far convergere sempre più i sistemi pensionistici del continente.
L’inflazione corre veloce ma i fondi pensione nel 2021 hanno corso di più. Lo scorso anno il trattamento di fine rapporto (tfr) tenuto dai lavoratori in azienda si è rivalutato del 3,62% netto, in deciso aumento rispetto al passato (+1,25% nel 2020). Mai negli ultimi 20 anni aveva raggiunto un valore così elevato e questo è accaduto per via dell’impennata dei prezzi al consumo che hanno raggiunto a dicembre il +3,9%.
Non è la prima volta che nella Consob si verificano divisioni. Purtroppo il riferimento che Savona ha esplicitato al conflitto tra conservazione e innovazione sta ad indicare le difficoltà nel procedere verso una single voice. La lista dei candidati agli organi aziendali che il consiglio di amministrazione delle Generali ha deciso di proporre è diventata il casus belli. Le possibilità e i limiti dell’intervento della Commissione appaiono chiari.
Negli ultimi anni il peso degli investitori istituzionali è cresciuto per le quotate italiane e quella che ai tempi di Enrico Cuccia era una presenza quasi marginale oggi è diventata determinante per l’esito delle partite finanziarie. Se questo vale certamente per public company come Unicredit, nemmeno chi vanta uno zoccolo duro di soci di riferimento come le Generali può prescindere dall’orientamento dei fondi negli appuntamenti della propria vita societaria.
Il fuoriclasse delle polizze, davanti ai mercati, sarebbe probabilmente Mario Greco. Quando nell’aprile del 2016 il ceo di Zurich lasciò il timone della Generali alla volta di Zurigo il titolo della compagnia di Trieste, sospeso in corso di seduta, chiuse poi in perdita del 4,8% dopo che nei giorni precedenti, sulle voci delle sue dimissione, aveva già ritracciato pesantemente.
La polizza di Assimoco non presenta complessità e si appoggia unicamente alla gestione separata Fututor Protetto
Active Global Accrescitive è uno dei fondi interni messi a disposizione da AZ Life con focus sulle macrotendenze

Stop a tutte le telefonate indesiderate di marketing a partire dal 31 luglio 2022. Comprese quelle dirette a cellulari e a numeri riservati. Ed anche quelle effettuate con sistemi automatizzati. Questo è l’effetto sperato dalla revisione del registro pubblico delle opposizioni (RPO) al marketing (telefonico e cartaceo) scritta dal regolamento approvato dal governo il 21 gennaio 2021, che attua la legge 5 del 2018 e che, una volta firmato dal Capo dello stato e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, andrà a sostituire il precedente regolamento n. 178 del 2010. Nelle bozze precedenti del regolamento correttivo si indicava per l’avvio del nuovo RPO la data del 30 giugno 2023, ma la versione del provvedimento, ad ora resa nota, ne anticipa l’operatività e con essa gli attesi benefici.

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  • Generali, via libera Consob alla lista del consiglio uscente
La Consob, dopo circa due mesi, conferma la legittimità delle liste per il consiglio presentate dai cda uscenti. È il caso di Generali, che da quasi un anno fa litigare il consiglio in carica con gli azionisti Caltagirone, Del Vecchio e Fondazione Crt. L’authority, nel suo “richiamo di attenzione” (una forma di moral suasion) che è stato rifinito dopo una consultazione con gli attori del mercato, ha dato un sostanziale nulla osta a questa pratica di nomina ancora poco usata, e poco normata, in Italia; pur con «alcuni accorgimenti per mitigare gli aspetti critici» che per Consob potrebbero derivarne, legati soprattutto «all’autoreferenzialità e autoperpetuazione » dei sistemi di governance. La lettura del documento di 8 pagine approvato dai commissari Consob – ancora a maggioranza, perché ci sarebbero state due astensioni – trova diverse interpretazioni tra i protagonisti della contesa. Da una parte il cda di Generali, che ha espresso la sua «soddisfazione», e confermato «che la predisposizione della lista da parte del board prosegue in linea con le indicazioni della Consob». A sostegno del cda, ma dietro le quinte, c’è la soddisfazione di Mediobanca, primo azionista storico con il 13% (ma il 17,2% dei diritti di voto), che vede avanzare la “lista del cda” Generali, di cui è stata fautrice, e nel documento Consob legge una salvaguardia delle esigenze di rappresentanza in cda di almeno un consigliere, che consente all’istituto di consolidare la quota parte degli utili di Generali come fossero propri (circa 300 milioni l’anno).

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  • Generali, Consob dà il via libera alla lista del cda: prassi legittima
La Consob dà luce verde alla prassi in uso in molte società quotate — a cominciare dal casus belli, Generali — di far presentare al consiglio di amministrazione uscente una lista di candidati al board. Nessuna norma regola la «lista del cda», premette la Consob nel suo «richiamo d’attenzione» approvato ieri dopo tre giorni di acceso dibattito all’interno della commissione presieduta da Paolo Savona e dopo una consultazione pubblica che a dicembre ha ricevuto 15 lettere da Abi, Ania, Assonime, Assosim, Assogestioni e Comi (il comitato degli operatori di mercato) da legali come lo studio Trevisan, docenti universitari, dal proxy advisor Glass Lewis, oltre che dai diretti interessati. Non essendoci una legge Consob non può normare in materia ma si limita a indicare paletti precisi per evitare «azioni di concerto» tra i soci, «autoreferenzialità e autoperpetuazione» del board e una competizione falsata tra le liste, specialmente laddove ci sia un socio di controllo.
  • Bankitalia taglia le stime. Nel 2022 crescita al 3,8%. Ma l’inflazione sale al 3,5%
Recrudescenza della pandemia e strozzature dal lato dell’offerta (carenza di manodopera in alcuni settori e difficoltà nei servizi di trasporto) frenano la crescita. Per questo la Banca d’Italia, nel Bollettino economico diffuso ieri, corregge al ribasso le stime sul Prodotto interno lordo per quest’anno: + 3,8% contro il 4% delle precedenti previsioni. Un aggiornamento che preannuncia quello che, inevitabilmente, dovrà fare anche il governo con il Documento di economia e finanza del prossimo aprile, tagliando le stime precedenti contenute nella Nota di aggiornamento dello scorso settembre, che parlavano di un Pil 2022 in crescita del 4,7%.

  • Il rebus dei tre scenari per l’assemblea
  • Imprese, la natalità 2021 torna in crescita del 14%
Il miglioramento delle prospettive dell’economia viene confermato dai dati sulla creazione di nuove imprese ma non si è ancora tornati ai valori precedenti alla pandemia. È quanto emerge dal Registro delle imprese delle Camere di commercio, l’anagrafe ufficiale delle imprese italiane. Secondo Movimprese – l’analisi statistica realizzata da Unioncamere e InfoCamere – il 2021 si è chiuso con un ritrovato slancio delle attività imprenditoriali che, tra gennaio e dicembre, hanno fatto registrare 332.596 nuove iscrizioni (il 14% in più rispetto all’anno precedente). Dopo la frenata imposta nel 2020 dal lockdown e dalla fase acuta dell’emergenza Covid, il rimbalzo della natalità non ha però coinciso con un pieno recupero del dato pre-pandemia, mantenendo un gap di circa 20mila aperture in meno rispetto al 2019 e di circa 50mila in meno rispetto alla media del decennio ante-Covid.

  • Osservatorio Pir I piani individuali archiviano il 2021 con 307 milioni
I piani individuali di risparmio hanno chiuso in bellezza il 2021. Con una raccolta positiva per oltre 94 milioni a dicembre, i Pir hanno aggiunto l’ultimo tassello a un’annata che ha sugellato l’inversione di tendenza del settore che era ingessato dal 2019. Si tratta dell’ottavo risultato positivo consecutivo (in calo rispetto ai 173 milioni di novembre) e, sommando i dati elaborati da Assogestioni dei primi tre trimestri (-56 milioni) con le stime dell’Osservatorio mensile di Plus24 del quarto (363 milioni), il risultato complessivo è una raccolta netta positiva per 307 milioni. Un deciso cambio di marcia tanto più evidente se si paragona questo numero con il saldo del 2020 negativo per 756 milioni e con quello del 2019 con un rosso di 1,1 miliardi.
  • Cessione del quinto Alert di Banca d’Italia sul sovraindebitamento