Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Meglio lasciare il tfr in azienda o investirlo nei fondi pensione? La domanda arrovella le menti dei lavoratori fin dalla riforma del tfr, nel 2007. Quindici anni fa era stato introdotto il meccanismo del silenzio-assenso per far decollare in modo vigoroso la previdenza complementare nella speranza di compensare il calo delle pensioni provocato dalla legge Dini del 1995 che aveva introdotto il sistema contributivo di calcolo delle pensioni. In pratica dal 2007 è stato previsto il passaggio del tfr dei dipendenti al proprio fondo pensione di riferimento, a meno che questi non facciano esplicita richiesta di lasciare la liquidazione in azienda.
Nel sistema previdenziale italiano esiste un meccanismo (denominato perequazione) che adegua l’importo della pensione pubblica all’aumento del costo della vita. Più nello specifico è previsto che al 1° gennaio di ogni anno i trattamenti previdenziali siano rivalutati sulla base del tasso di inflazione dell’anno precedente nella misura stabilita dal Mef prendendo a riferimento le rilevazioni dell’Istat sull’andamento dell’inflazione e di quello presumibile fino a fine anno. Sulla base del consuntivo possono poi essere fatti dei conguagli. Andando alle ultime disposizioni, con provvedimento dello scorso 17 novembre, la rivalutazione è stata determinata in misura pari a +1,7% dal 1° gennaio 2022.
Il 2022 sarà un anno di transizione in ambito previdenziale, con la vigenza di breve corso di misure introdotte dal Governo in manovra per far fronte al venir meno di Quota 100, rinviando al confronto con le parti sociali una riforma di più ampio respiro, anche in ottica nuove generazioni. MF-Milano Finanza ne ha parlato con Antonello Orlando, esperto della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro.
Il passaggio tra le grandi, con il salto dall’Aim al listino Star di Piazza Affari, è previsto per settembre. La spac Revo di Alberto Minali, che vede Claudio Costamagna alla presidenza, dopo aver acquisito lo scorso ottobre Elba assicurazioni per 163,8 milioni sta ora mettendo a punto il piano industriale che presenterà al mercato la prossima primavera, intenzionata a innovare l’offerta assicurativa dedicata alle pmi e spingendo sugli investimenti tecnologici.
Il 2021 è stato un altro anno di record funesti: intere regioni dell’Europa occidentale sono state scosse da inondazioni mortali che hanno visto i fiumi raggiungere livelli mai visti da 500 a 1.000 anni. Nel frattempo un’ampia fascia degli Stati Uniti sudoccidentali è caduta in una mega-siccità, il secondo periodo più secco negli ultimi due decenni. Mit Technology Review, il media della prestigiosa università statunitense, ha dedicato un intero numero all’acqua. Uno dei servizi del suo The Water Issue riguarda l’infrastruttura idrica ed è stato scritto da Sandra Postel, autrice di «Replenish: The Virtuous Cycle of Water and Prosperity» vincitore dell’ultimo Stockholm Water Prize.
Con l’ultimo colpo di scena, a questo punto, l’unica cosa certa nella partita del riassetto Generali è che non c’è più alcun rischio di concerto. La frattura tra i due fronti nell’azionariato è totale dopo che, nella note di giovedì 13, il consigliere e vicepresidente vicario, Francesco Gaetano Caltagirone, azionista con una quota delll’8,04% di Trieste, ha deciso di dimettersi dalle cariche, con una mossa plateale. La decisione di Caltagirone, che insieme a Leonardo Del Vecchio e Crt ha apportato le sue azioni in un patto che racchiude più del 16% della compagnia, è stata motivata in una lettera inviata al consiglio dove sostiene che «la sua persona è stata palesemente osteggiata, impedita dal dare il proprio contributo critico e ad assicurare un controllo adeguato» nella gestione della compagnia, denunciando l’assenza di una dialettica costruttiva in cda.
Nelle vicende della finanza, si sa, tutto muta molto rapidamente. Nei mesi scorsi il mercato era pronto a scommettere che il nuovo grande polo bancario italiano sarebbe nato attorno all’Unicredit di Andrea Orcel attraverso le nozze con Mps. A cavallo dell’estate il progetto ha goduto di ampi consensi, trovando favorevoli molti soci storici della banca milanese tra cui le fondazioni e, vinte alcune forti perplessità iniziali, Leonardo Del Vecchio (primo azionista di Mediobanca al 18,9% e terzo socio delle Generali al 6,6%).
Il prodotto di Zurich offre un buon mix di opzioni accessorie e componenti finanziarie, con costi non elevati

Somme corrisposte agli assicurati senza tassazione fino al riscatto o scadenza del contratto. Lo ha chiairito l’Agenzia delle Entrate nella risposta a interpello n. 20/2022 circa il trattamento fiscale di tali prestazioni.
Occhi puntati sul titolo Generali Ass ieri sul listino di Piazza Affari dopo le dimissioni dal cda e dalla carica di vice presidente, annunciate nella notte tra giovedì e venerdì, da Francesco Gaetano Caltagirone. Intorno alle 12.20, le azioni del Leone cedevano l’1,07% a 18,525 euro, mostrando un trend al ribasso più accentuato rispetto a quello del mercato (intanto il Ftse cedeva intanto lo 0,78%), ma tutto sommato contenuto che si è poi allargato a -1,20%. Caltagirone ha motivato le proprie dimissioni sostenendo che la sua persona sarebbe stata «palesemente osteggiata, impedita dal dare il proprio contributo critico e ad assicurare un controllo adeguato» nel cda di Generali.
  • Generali Real Estate ha acquisito a Berlino l’immobile a uffici, Weidt Park Corner
Generali Real Estate ha acquisito a Berlino l’immobile a uffici, Weidt Park Corner (12.600 mq su 11 piani) dal gruppo tedesco Dwi, per conto del fondo paneuropeo che gestisce, Generali Europe Income Holding (Geih). In Germania, Generali Re gestisce un portafoglio di 230 immobili, per un valore di circa 4,5 miliardi di euro.
  • Cattolica Assicurazioni è stata ammessa al regime di adempimento collaborativo.
Il provvedimento di ammissione è stato notificato dall’Agenzia delle entrate in data 23 dicembre 2021, si legge in una nota della compagnia, a conclusione di un procedimento di verifica dei requisiti formali e sostanziali di ammissibilità. La società sarà ora iscritta nel registro dei contribuenti che operano in piena trasparenza e collaborazione con l’autorità fiscale italiana, pubblicato sul sito istituzionale dell’Agenzia delle entrate. Con l’ammissione, a valere dal periodo d’imposta 2020, si attua un più stretto rapporto di fiducia e collaborazione tra la società e l’amministrazione finanziaria che consente di aumentare il livello di certezza sulle questioni fiscali rilevanti in piena trasparenza, spiega una nota.

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  • Caltagirone e Del Vecchio Un piano e nuovi manager per prendersi Generali
Le dimissioni dal consiglio di amministrazione di Generali di Francesco Gaetano Caltagirone, che della compagnia è il secondo azionista con l’8,04%, fanno scivolare le azioni che ieri in Borsa hanno perso l’1,52% a 18,4 euro, o 29,1 miliardi di capitalizzazione. In attesa di conoscere qual è il piano industriale alternativo del patto che riunisce insieme Caltagirone, Leonardo Del Vecchio (6,6%) e la Fondazione Crt (1,6%), gli investitori storcono il naso perché le battaglie tra gli azionisti di solito danneggiano le aziende. L’ex vice presidente di Generali ha deciso di fare un passo indietro, sia per evitare nuove tensioni in un cda che da mesi è spaccato in due, sia per non essere fautore di un processo che non condivide, ovvero quella della presentazione della prima lista del management di Generali. Caltagirone, che spesso ha contestato il cda, votando contro il piano industriale di Donnet e arrivando addirittura a non presentare le sue azioni per l’approvazione del bilancio 2020, ha scelto di uscire dal consiglio per essere estraneo ai futuri sviluppi della governance, in modo da avere le mani libere – se necessario – di adire alle vie legali per difendere il suo investimento. Per Caltagirone e gli altri soci del patto, la lista del management guidata dall’ad Philippe Donnet, non è la lista di Trieste ma quella di Mediobanca, primo socio al 12,9% del Leone e che – proprio per sostenere Donnet – ha sottoscritto un prestito titoli per votare con una quota del 17,2% nell’assemblea per il rinnovo del board.
  • Ma i vertici del Leone tirano dritto Prima rosa di nomi per il cda
A Trieste la presa di cappello del vicepresidente vicario Francesco Caltagirone non ha sorpreso nessuno: ma molti ci sono rimasti male.  Tra due mesi il cda dell’assicuratore presenterà la propria lista, con una dozzina di nomi capitanati dall’ad Philippe Donnet, in cerca di conferme. E gli appuntamenti sono fitti, dato l’iter complesso di questa nuova tipologia di nomina. Si ricomincia martedì 18, con un cda Generali convocato per esaminare la “long list” dei futuri candidati: un elenco lungo, con un 50% di nomi più del massimo, che potrebbe essere pronto in una decina di giorni. Poi a metà febbraio la lista si farà short (30% di nomi eccedenti), per scremarsi sui candidati definitivi a metà marzo, 45 giorni prima dell’assemblea votante. Proprio per comporre la long list, da qui a martedì, i tre membri del comitato nomine “ristretto” Generali presieduto da Diva Moriani stanno chiedendo ai 13 amministratori della compagnia la disponibilità a una conferma. La procedura auspica che, in caso di risposte negative, i consiglieri inclini a presentare liste alternative a quella del cda lo dichiarino; e anche questa ragione, finora non emersa, avrebbe indotto Caltagirone a dimettersi, senza scoprire troppo le carte. Tra l’altro in uno scorso cda Galateri glielo avrebbe chiesto, senza avere risposte.

corsera

  • Generali, sarà sfida a colpi di liste
Non è una semplice lettera di dimissioni ma un j’accuse lungo tre pagine, quella inviata giovedì poco dopo le 20 da Francesco Gaetano Caltagirone alle Generali per dimettersi dalla carica di vicepresidente e dal board. «Sono stato osteggiato», è la critica mossa dal costruttore ed editore romano che del Leone è secondo azionista con l’8% dietro Mediobanca al 12,8%, e capofila del patto con Leonardo Del Vecchio (Delfin) e Fondazione Crt che raccoglie il 16% del capitale. Un’accusa esplicita respinta dal presidente Gabriele Galateri che, nella stessa nota sulle dimissioni, ha rivendicato in maniera netta la «assoluta trasparenza e rigorosa correttezza» del board nei confronti del socio-amministratore, respingendone «categoricamente» le accuse.

  • Generali, Ivass alza la guardia Per Caltagirone mani più libere

 

  • Consob temporeggia, i legali affilano le armi
  • Cessione Facile.it, in campo i colossi del private equity
È iniziato il conto alla rovescia per la valorizzazione, da parte del fondo scandinavo Eqt, della partecipazione in Facile.it, gruppo digitale leader nella comparazione di assicurazioni, prodotti di finanziamento e tariffe energetiche. Al lavoro è infatti la banca d’affari americana Goldman Sachs, che non avrebbe tuttavia ancora avuto un incarico formale. Sul tavolo c’è ancora un «dual track», cioè una doppia opzione che prevederebbe la vendita di Facile.it oppure la quotazione. Ma questa seconda ipotesi sembra ormai in subordine. La tempistica prevede, secondo i rumors, che entro fine gennaio ci sia un incontro tra gli esponenti di Eqt e quelli della banca statunitense. Nel caso venisse formalizzata la scelta del processo di vendita, come sembra ormai molto probabile, quest’ultimo inizierà nel mese di aprile, per concludersi entro fine anno.

  • Risparmio gestito. Tra fondi e investitori un legame che dura
  • Assicurazioni. Cresciute le tutele e ora si attendono nuove regole
Nei vent’anni di Plus è più che raddoppiato il flusso diretto verso le polizze d’investimento. I premi del lavoro diretto Vita nel 2002 erano pari a 55,3 miliardi di euro. Nel 2020 siamo arrivati a 101 miliardi (78,6 miliardi nei primi nove mesi del 2021). Un trend di crescita dovuto anche all’impegno degli sportelli bancari e postali interessati alla proposta di questi prodotti ricchi in termini commissionali per collocatori e compagnie, con qualche anno di raccolta netta negativa (2007, 2008, 2011 e 2012), in concomitanza con le più grandi crisi finanziarie.
  • Dal crack Lehman ai bond islandesi, tutti i guai per le «indicizzate»