WEPARTNER AFFIANCA L’ISTITUTO DIVENTATO SPA PER VALUTARE LE OPZIONI STRATEGICHE
di Luca Gualtieri
La Popolare di Sondrio è pronta per valutare le opzioni strategiche che il nuovo status di società per azioni potrebbe aprire. Mercoledì 29 dicembre l’istituto valtellinese ha abbandonato la forma cooperativa proprio a pochi giorni dallo scattare del termine di legge per la trasformazione. In questi primi mesi del nuovo anno l’obiettivo è quindi da un lato quello di rodare la nuova forma di governance e dall’altro quello di esplorare le opportunità offerte dal mercato in una fase di profonda trasformazione come quella attuale. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, su questo tema la banca si sarebbe fatta affiancare da Wepartner, la società di consulenza fondata dal professor Angelo Provasoli e guidata da Guido Rivolta (ex ceo di Cdp Equity).

Il vertice della Popolare di Sondrio è sempre stato molto chiaro sulla necessità di preservare l’identità e l’autonomia del gruppo e la strategia dovrebbe essere confermata. È evidente però che, con il cambio di statuto, le regole del gioco sono mutate. Come molte ex popolari oggi l’istituto è una public company ad azionariato diffuso. Se dopo il blitz dell’estate scorsa Unipol è il principale azionista al 9%, una posizione importante la ha Dimensional Fund, il gruppo d’investimento di Austin (Texas), oggi azionista di riferimento di quasi tutte le banche italiane. Pacchetti pesanti sono custoditi anche da BlackRock, dal fondo sovrano norvegese Norges Bank e da Crédit Agricole Asset Management, oltre che da un manipolo di intermediari italiani che comprende Intesa Sanpaolo, Generali e Banca Sella. Non va poi dimenticato Amber Capital, il fondo inglese che da 25 anni è tra i primi investitori in Italia. Prima della trasformazione in spa Amber (oggi fermo al 3% del capitale) ha pungolato spesso il vertice della Sondrio, anche se oggi le strategie sul futuro della partecipazione non sono chiare. In base alle ultime rilevazioni Bloomberg, unico privato tra i soci rilevanti è rimasto l’editore della Settimana Enigmistica, Francesco Baggi Sisini, che avrebbe in portafoglio poco più dell’1% del capitale. Non è chiaro invece quale sia il peso aggregato dei piccoli soci che nei mesi scorsi hanno aderito al Comitato per l’autonomia e l’indipendenza della Banca Popolare di Sondrio con l’obiettivo di difendere i valori cooperativistici dell’istituto in vista della trasformazione.

Se insomma la platea è vasta, gli occhi del mercato sono puntati principalmente su Unipol. Dopo aver acquisito inizialmente una partecipazione dell’1,88%, nel giugno scorso la compagnia guidata da Carlo Cimbri ha rastrellato titoli della popolare portandosi fino al 9%. L’obiettivo? «L’operazione si inquadra nella strategia di UnipolSai finalizzata a contribuire ai piani di sviluppo della banca, partner industriale del gruppo Unipol dal 2010 nel comparto della bancassicurazione danni e vita», aveva spiegato a caldo Bologna. Grazie a quegli acquisti però già oggi Unipol avrebbe i numeri per condizionare la governance e la strategia dell’istituto valtellinese. Non ci sono però avvisaglie di improvvise corse in avanti. «Sondrio è un’ottima banca, ben gestita, partner da diversi anni. Le scelte sono della banca, quindi se quest’ultima vorrà crescere attraverso aggregazioni valuteremo con loro se possiamo supportarli. Se, invece, vuole rimanere nell’attuale configurazione saremo soddisfatti», ha spiegato recentemente Cimbri, ribadendo comunque l’impegno a difendere la banca «se dovesse essere attaccata da altri soggetti». Già dai prossimi mesi però gli scenari potrebbero cambiare. In linea teorica Unipol potrebbe scegliere di portare la partecipazione oltre il 10%, secondo una strategia già seguita negli anni scorsi in Bper. Che farà la Popolare di Sondrio nel frattempo? Oggi i vertici sono in fase di studio, ma qualcosa potrebbe maturare entro primavera. (riproduzione riservata)
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