di Andrea Boeris
La corsa del carovita non si ferma. Lo scorso anno l’inflazione in Italia è cresciuta in media dell’1,9%, dopo la flessione (-0,2%) del 2020 e ha registrato l’aumento più ampio dal 2012, quando i prezzi al consumo avevano fatto registrare un incremento medio del 3%. Lo ha certificato l’Istat, segnalando che il ritorno dell’inflazione nel 2021 è stato trainato, come noto, soprattutto dall’andamento dei prezzi degli energetici (+14,1%), che erano invece diminuiti dell’8,4% nel 2020. Al netto di questi beni, nel 2021, la crescita dei prezzi al consumo è la stessa registrata nell’anno precedente (+0,7%).

Nel mese di dicembre dello scorso anno l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, è aumentato dello 0,4% su base mensile e del 3,9% su base annua (dal +3,7% di novembre). Questa ulteriore accelerazione dell’inflazione su base tendenziale è dovuta prevalentemente ai prezzi dei beni alimentari, sia lavorati (da +1,4% di novembre a +2%) sia non lavorati (da +1,5% a +3,6%), a quelli dei beni durevoli (da +0,4% a +0,8%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +1,9% a +2,3%). Anche i prezzi dei beni energetici hanno continuato a crescere in misura molto sostenuta, pur rallentando (da +30,7% a +29,1%), a causa di quelli della componente non regolamentata (da +24,3% a +22,0%), mentre la crescita dei prezzi della componente regolamentata è rimasta stabile (da +41,8% a +41,9%). (riproduzione riservata)
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