INDAGINE DELLO STUDIO LEGALE INTERNAZIONALE DENTONS SU IMPLEMENTAZIONE DEI SISTEMI E REGOLE
di Antonio Longo
Il 60% delle imprese, a livello globale, utilizza sistemi di intelligenza artificiale ma non sono pochi i timori derivanti dall’incertezza sui criteri di attribuzione della responsabilità per le conseguenze che possono derivare dalle decisioni e dalle eventuali omissioni dei sistemi stessi, nonché le incertezze riguardanti la tutela dei dati personali e le discriminazioni che possono derivare dalle decisioni dei dispositivi intelligenti. È uno scenario in chiaroscuro quello che scaturisce dagli esiti della ricerca condotta dallo studio legale internazionale Dentons in cui i vantaggi e le potenzialità dell’intelligenza artificiale si intrecciano con considerazioni di ordine morale ma anche giuridico.

«Per l’intelligenza artificiale è un momento di grande sviluppo che vede un numero sempre maggiore di imprese, in tutto il mondo, adottare questa tecnologia come parte integrante delle strategie di crescita del proprio business», osserva Giangiacomo Olivi, co-head of europe data privacy and cybersecurity, intellectual property and technology di Dentons, «per utilizzare al meglio l’intelligenza artificiale, con tutte le sue potenzialità, non ci si può fermare ai benefici immediati, è necessario valutarne attentamente i rischi, affrontando e gestendo le problematiche che i sistemi intelligenti possono porre, prima di tutto a livello di governance e compliance normativa, ma senza dimenticare l’aspetto etico». Il sondaggio, condotto online, ha coinvolto il top management di oltre duecento aziende leader nonché quasi un migliaio di professionisti attraverso LinkedIn Polls e ha ispirato l’elaborazione della Dentons artificial intelligence guide che offre una panoramica su ciò che sta accadendo in ambito legale sul tema nonché una fotografia delle strategie dei governi locali e degli sviluppi normativi in 31 paesi europei, nell’Unione Europea nel suo complesso e in alcune giurisdizioni come Canada, Cina, India, Israele e Stati Uniti.

Intelligenza artificiale sempre più diffusa. I dispositivi intelligenti costituiscono ormai parte integrante della quotidianità. Ad esempio, gli smartphone sfruttano l’intelligenza artificiale per consigliare cosa guardare in tv o che musica ascoltare, per rispondere alle domande poste dall’utente e per aiutare a scegliere quali prodotti acquistare. Anche nel mondo degli affari è piuttosto comune che i sistemi intelligenti giochino un ruolo fondamentale nel supportare le aziende a ricavare informazioni dai dati in loro possesso, a prendere decisioni e ad automatizzare i loro processi.

In tale ambito, in particolare, il 60% delle aziende dichiara di usare già l’intelligenza artificiale nella propria attività, o di essere in procinto di implementarla, il 12% sta già utilizzando estensivamente dispositivi intelligenti, il 48% si trova all’inizio del percorso e sta eseguendo progetti pilota in alcune aree di business come il Crm (24%), l’area amministrativa (19%) e il settore vendite (18%). Secondo il giudizio delle aziende, i vantaggi apportati dall’intelligenza artificiale comprendono il risparmio di tempo generato dall’automatizzazione dei processi (94%), la generazione di informazioni di business basate sui dati per il processo decisionale (90%) e la riduzione dell’errore umano nei processi di elaborazione (89%). Le grandi imprese si trovano in una fase più avanzata nel percorso di implementazione, in dettaglio il 70% di quelle interpellate impiega già, in qualche misura, sistemi intelligenti rispetto al 50% delle imprese di medie dimensioni. Ma le medie imprese riscontrano gli stessi benefici dall’uso dell’intelligenza artificiale e sono ugualmente ottimiste sul suo ruolo nel futuro del business.

Districarsi tra norme ed etica. Se la maggioranza del campione coinvolto nella ricerca ha manifestato la consapevolezza dei vantaggi che possono derivare dall’uso dell’intelligenza artificiale, il rovescio della medaglia è rappresentato, oltre che dai costi che attualmente costituiscono il più grande ostacolo all’implementazione di sistemi di intelligenza artificiale, anche dalle preoccupazioni riguardanti il rapporto tra l’utilizzo dei sistemi intelligenti e profili quali il trattamento dei dati personali, la responsabilità per le azioni e le omissioni compiute dai sistemi intelligenti e, più in generale, la normativa applicabile.L’80% dei manager si dichiara preoccupato dall’incertezza sui criteri di attribuzione della responsabilità per le conseguenze che possono derivare dalle decisioni, ed eventuali omissioni, dei sistemi intelligenti e l’81% considera la tutela dei dati personali come un’esigenza di primaria importanza. Ma solo il 55% dei rispondenti ha confermato di avere implementato specifiche procedure interne di protezione dei dati, sia personali che non personali. Inoltre, il 57% degli intervistati ha dichiarato di temere le discriminazioni che possono derivare dalle decisioni dei dispositivi di intelligenza artificiale. Il 73% degli intervistati ritiene che dovrebbe prevedersi una copertura assicurativa obbligatoria, sia una serie di strumenti di garanzia, ad esempio un software che garantisca che le decisioni di un sistema siano registrate, verificabili e monitorate. Mentre il 49% degli intervistati ha evidenziato che dovrebbe sussistere una qualche forma di responsabilità congiunta per le azioni e le omissioni di un sistema intelligente tra l’entità che ha sviluppato il sistema stesso, l’intelligenza artificiale utilizzata e la persona che la impiega.

Nonostante la dichiarata consapevolezza dei rischi connessi all’uso dei sistemi intelligenti, secondo gli esiti del sondaggio solo il 19% delle società ha già una strategia o segue una specifica roadmap per l’implementazione dell’intelligenza artificiale e sta adottando dei presidi per assicurarne una gestione conforme al contesto normativo attuale.

Molte realtà stanno attendendo che sia il legislatore ad attivarsi per l’adozione di disposizioni specificamente dedicate, in particolare in materia di tutela dei dati personali (61%), protezione dei consumatori (52%), responsabilità penale (46%) e proprietà intellettuale (45%). Il 63% è addirittura all’oscuro di quale ente pubblico abbia il potere di regolamentare la materia nel proprio paese.

Al cospetto di tale mancanza di consapevolezza del panorama normativo, una percentuale che varia tra il 55% e il 75% degli intervistati non è a conoscenza della legislazione pertinente o se tale legislazione esista nella propria giurisdizione. Pertanto, le aziende sono alla ricerca di una guida interna, affidandosi ai loro team di legal and compliance (82%) e IT (75%) per la stesura delle politiche interne riguardanti l’intelligenza artificiale.
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