IN SETTIMANA INCONTRO CON L’AUTHORITY DOPO LE DIMISSIONI DI CALTAGIRONE E BARDIN

di Anna Messia
Ci hanno messo un po’ ma ora le autorità di controllo sembrano pronte a scendere in campo nella partita Generali dove continuano a volare stracci in vista dell’assemblea del 29 aprile che dovrà definire la nuova governance. Entro la settimana, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, è previsto un incontro tra l’Ivass e i vertici della compagnia triestina. Un appuntamento che era stato fissato precedentemente ma che a questo punto è destinato ad allargarsi a nuove questioni. L’istituto presieduto dal direttore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, tra le altre cose, sarebbe intenzionato a chiedere dettagli sulle lettere con cui i due consiglieri, Francesco Gaetano Caltagirone e Romolo Bardin, hanno motivato le dimissioni nei giorni scorsi. Lettere che contengono accuse pesanti. In particolare quella scritta dell’ormai ex vice presidente vicario di Generali, Caltagirone, che della compagnia controlla l’8,04%. Dimettendosi, giovedì 13, aveva detto di essere stato osteggiato e impedito dal dare il proprio «contributo critico», sostenendo che «la maggioranza del consiglio ha agito e agisce in modo preordinato alla tutela degli interessi del socio di maggioranza relativa (leggasi Mediobanca che della compagnia, tra azioni dirette e titoli a prestito detiene oggi il 17,22%, ndr)». Anche Romolo Bardin, ad di Delfin, rappresentante in consiglio di Leonardo Del Vecchio (6,518%), lasciando il cda qualche giorno dopo, aveva puntato il dito su alcune decisioni del consiglio e dei comitati. E martedì 18 è stata la volta di Sabrina Pucci, considerata in più occasioni vicina a Crt (1,538%), anche se erroneamente, fanno notare da Torino visto che «nessun consigliere di Generali è riconducibile alla Fondazione». Pucci ha deciso di lasciare il comitato nomine, rimanendo però in consiglio. Il fronte che rappresenta Crt, Caltagirone e Del Vecchio, riuniti intorno al patto (16,19%), è quindi sempre più vicino alla messa a punto di una lista alternativa a quella che sta preparando il cda che, come punto fermo, ha la riconferma del group ceo, Philippe Donnet. Le accuse dei dimissionari sono già state respinte nettamente dal presidente Gabriele Galateri e martedì 18, anche il cda di Generali, riunito fino a tarda notte per approvare la long list del consiglio (una prima selezione di circa 30 persone) «ha rimarcato l’assoluta infondatezza» censurando il carattere «spesso offensivo» delle dichiarazioni dei dimissionari. Ma anche in questo caso si è mosso a maggioranza, con il voto contrario, a quanto pare, non solo di Pucci ma anche di Paolo Di Benedetto, consigliere considerato vicino a Caltagirone, che già a settembre, insieme all’ingegnere, a Bardin e a Pucci (astenuta) aveva votato contro l’avvio della procedura della lista del cda. La spaccatura è sempre più netta e le autorità non stanno più alla finestra. Tra i nodi da chiarire c’è anche la composizione del cda, sceso a 11 membri dopo le dimissioni, mentre lo statuto prevede il numero minimo di 13. I legali sono al lavoro per capire se andrà ricomposto o se si potrà arrivare così ad aprile. Proprio oggi Consob dovrebbe fare chiarezza sulle procedure per la lista del cda, primo quesito sollevato da Caltagirone, chiudendo la pubblica consultazione aperta a dicembre. Mentre più tempo sembra richiedere il quesito sul prestito titoli usato da Mediobanca per aumentare la presa sul Leone, e a quanto pare anche dall’ingegnere che avrebbe rivenduto a scadenza, dopo l’assemblea, un pacchetto di titoli acquistati in questi mesi. Intanto ieri Ivass ha dato lo stop alla ricapitalizzazione da 200 milioni di Cattolica dopo l’opa di Generali. (riproduzione riservata)

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