LO SCENARIO STIMATO DA FABRICK PER L’OPEN FINANCE. IL MERCATO CRESCERÀ A 40 MILIARDI DI EURO
di Roxy Tomasicchio
Fare un acquisto pagando direttamente dal proprio conto corrente. O monitorare la propria attività, dalle fatture a tutti i conti, da un unico punto di contatto. O, ancora, ottenere un piccolo prestito in modo semplice e veloce facendo richiesta tramite app. Sono solo alcune delle applicazioni pratiche della cosiddetta open finance, diretta evoluzione dell’open banking: finanza aperta, si potrebbe tradurre, perché l’apertura e la condivisione dei dati ne sono la caratteristica principale. E se nel 2019 si parlava di anno zero, nel 2022, quindi solo pochi anni dopo, per l’open finance si parla già di consolidamento fino a diventare, secondo le previsioni, nel 2026, un settore dominante, con un mercato stimato in oltre 40 miliardi di euro (46 miliardi di dollari), con un tasso annuo di crescita del 24%.

«Se pur i benefici non sono ancora noti al grande pubblico, l’open finance sta aprendo per loro importanti opportunità sia in termini di ampliamento dell’offerta di servizi finanziari che di accessibilità», spiega a ItaliaOggi Sette Giulio Rattone, Chief information officer di Fabrick, tra i protagonisti nel settore a livello internazionale. «Le ricadute positive sono già tangibili», aggiunge, «l’utente finale non vede quello che c’è dietro le quinte ma di fatto ha accesso a servizi finanziari migliori, digitali e personalizzati: ne è un esempio il Buy now pay later che permette facilmente di rateizzare un acquisto. Strumenti di intelligenza artificiale, infatti, realizzano analisi direttamente sul conto corrente, permettendo una valutazione del merito di credito immediato, su dati più completi e sempre aggiornati. Tutto avviene in digitale e vengono drasticamente ridotte le tempistiche di erogazione del servizio».

Ma i vantaggi non sono solo per i consumatori, anche per le aziende, spiega Rattone: «grazie all’open finance assistiamo a una convergenza di servizi finanziari e gestionali per cui attraverso una piattaforma vengono erogati entrambi i tipi di servizio: dai pagamenti, all’emissione di fatture. Questo fa di un soggetto, sia esso una banca o un software gestionale, l’unico punto di riferimento per gestire un’attività. Prende così vita il fenomeno delle “banche invisibili”, realtà non bancarie che attraverso l’open banking offrono servizi finanziari».

Ma quale direzione prenderà, nell’anno appena cominciato, l’open finance? Fabrick ha provato a rispondere, esaminando i tre ambiti in cui si declina: open banking, open payment e fintech.

La crescita dell’open banking passa dall’identità digitale. A dare il la a questa rivoluzione è stata la normativa europea sui pagamenti, la cosiddetta Psd2. L’open banking, infatti, è un sistema che permette ai consumatori di condividere il contenuto delle proprie informazioni bancarie con terze parti. D’altro canto, la spinta verso l’open banking arriva dalla tecnologia, in grado di smaterializzare risorse e informazioni. Il cloud ha sostituito sempre più le infrastrutture fisiche: in cloud vengono attivati server, database, oggi persino sale riunioni virtuali e ambienti per meeting internazionali.

La tendenza a cui assisteremo nel 2022, secondo Fabrick, sarà quella di una forte crescita dei modelli basati sull’identità digitale. Quest’ultima si è affermata in Italia con l’introduzione dello Spid, ed è una tecnologia pronta a essere utilizzata per soddisfare le aspettative dei clienti che chiedono di avere prodotti sempre più integrati. A sfuttarne le possibilità saranno soprattutto operatori bancari, delle telecomunicazioni e assicurativi. Gli utenti, attraverso il consenso, potranno quindi fornire informazioni non solo sul proprio conto, ma anche anagrafiche o sulle proprie utenze telefoniche.

Pagamenti più usabili e più sicuri. Nel segmento degli open payment è in atto un rafforzamento dei servizi legati all’evoluzione del Payment initiation service provider (Prestatore del Servizio di disposizione di ordini di Pagamento Pisp), ossia la possibilità per soggetti terzi di effettuare un’operazione di pagamento per conto di un acquirente (dopo sua autorizzazione) che diventerà sempre più di uso comune. Ci si aspetta, quindi, per esempio, in ambito e-commerce, uno sviluppo dei servizi che offrono pagamenti da conto corrente.

Sempre più centrale diventerà il tema della sicurezza dei pagamenti online. La Strong Customer Autentication (l’autenticazione del cliente tramite un sistema multifattoriale, ndr), diventerà più semplice e sarà disponibile anche per gli esercenti più piccoli.

Il Buy Now Pay Later (Bnpl, compra ora e paghi dopo) si confermerà un trend forte anche per il 2022, soprattutto in considerazione delle stime e della penetrazione che ha sul retail. Il fenomeno ha superato quota 90 miliardi di dollari nel 2020 (circa 80 miliardi di euro) e si prevede raggiungerà i 3 mila miliardi di dollari (oltre 2.600 miliardi di euro) entro il 2030. In Italia ci si aspetta un incremento del 28,6% tra il 2021 e il 2028.

Fintech, la collaborazione tra leader e startup guiderà l’innovazione. Nell’universo fintech si verificherà un ulteriore consolidamento del modello di collaborazione tra incumbent (coloro che godono di posizioni competitive di vantaggio) e startup.

I filoni fintech che avranno un maggiore sviluppo saranno il Revenue based financing (Rbf) e l’Asset Tokenization. Il primo prevede la condivisione con gli investitori di una percentuale dei ricavi fatti dall’azienda che si finanzia. Sia la richiesta di finanziamento, sia il capitale impiegato dagli investitori è reso disponibile tramite piattaforma.

Alla luce degli investimenti che saranno incentivati dal Pnrr e dalle prospettive di crescita del Pil italiano ed europeo, la Revenue based financing permetterà alle aziende di crescere senza dover cedere quote di controllo; e agli investitori di avere ritorni chiari, correlati alle performance della realtà finanziata.

Ultimo trend è la tokenizzazione di attività che utilizza tecnologie per rendere disponibili in digitale prodotti e oggetti che a oggi sono solo fisici.

Il mondo della finanza si sta muovendo in questa direzione e nuove opportunità stanno emergendo. La tokenizzazione sarà utilizzata come modalità alternativa al finanziamento tramite, per esempio, indebitamento bancario, molto diffuso in Italia soprattutto tra le Pmi. Le aziende accederanno su piattaforme digitali che generano token quali parti del loro capitale e che possono essere acquistati da investitori, in modo automatico e diretto o con il supporto di intermediari.

Il settore offre numeri interessanti, basti pensare che il solo mercato dei Non Fungible Token (Nft) ha totalizzato vendite per 10,7 miliardi di dollari (quasi 9,5 miliardi di euro) nel terzo trimestre 2021 a livello globale.
Fonte:
logoitalia oggi7