di Marco Capponi
Le nuove tecnologie applicate al mondo delle quattro ruote hanno fatto breccia nel cuore e nelle menti degli italiani, ma solo finché non si va a chiedere un onere eccessivo al loro portafoglio. A fronte di una predisposizione sempre più alta verso l’innovazione, infatti, il 69% degli acquirenti (sette punti in più rispetto allo scorso anno) non è disposto a pagare oltre 450 euro per godere nel proprio veicolo delle tecnologie più avanzare a livello di sicurezza, ritenendo al contrario necessario che siano i costruttori a farsi carico di questi costi aggiuntivi. L’evidenza emerge dal Global Automotive Consumer Study 2022 di Deloitte, un’analisi condotta su oltre 26mila consumatori in 25 Paesi per esplorare il grado di attrattività dei principali trend del mondo automobilistico.

E se gli italiani appaiono come i più avari al mondo (insieme ai tedeschi) quando si tratta di sicurezza alla guida, lo stesso non si può dire della predisposizione verso il passaggio alla mobilità elettrica o ibrida. I consumatori che sceglierebbero un tipo di alimentazione ecologico per la loro auto sono pari al 69%, valore in linea con lo scorso anno: meglio di Giappone (61%), Germania (51%) e Usa (31%).

Nessun dubbio invece sul fatto che l’automobile sia un bene che debba continuare a essere acquistato di persona. Per l’83% degli italiani (in crescita rispetto al 78% dello scorso anno) la concessionaria rimana l’unico luogo preposto alla compravendita di mezzi di trasporto. Nella speciale classifica dello scetticismo verso i canali digitali il Paese si aggiudica la medaglia d’oro, prima di Germania (78%), Stati Uniti (74%) e Cina (72%).

Bocciati infine mezzi pubblici e sharing mobility: il 70% degli italiani continua a ritenere indispensabile il possesso della propria auto. Solo gli americani sono più possessivi verso il loro mezzo privato, e il 76% di loro non lo baratterebbe mai con la mobilità pubblica. Molto più propensi a condividere gli asiatici: la preferenza per l’auto privata scende al 60% in Cina, ed è appena superiore alla metà del campione (54%) in Giappone. (riproduzione riservata)
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