Non è la prima volta che nella Consob si verificano divisioni. Purtroppo il riferimento che Savona ha esplicitato al conflitto tra conservazione e innovazione sta ad indicare le difficoltà nel procedere verso una single voice. La lista dei candidati agli organi aziendali che il consiglio di amministrazione delle Generali ha deciso di proporre è diventata il casus belli. Le possibilità e i limiti dell’intervento della Commissione appaiono chiari. Rifletteremo approfonditamente sui documenti che quest’ultima ha prodotto e sulle decisioni adottate. Intanto si può affermare che non sarebbe stato giuridicamente ammissibile vietare la formazione di tale lista, non esclusa dalla legge e per di più prevista dallo statuto della Compagnia. Lo spazio dell’intervento è proprio quello di un «regolatore» subordinato che non può adottare norme che, invece, necessitano di una «fonte» superiore e che, per il fatto che possono toccare determinati diritti e posizioni giuridicamente tutelate, richiamano l’esistenza di una riserva di legge. Ciò è confermato dalla non lontana presentazione della proposta di una misura legislativa in materia, di cui è primo firmatario il senatore D’Alfonso. Si può agire su condizioni ed eventuali limiti di una lista della specie, agendo sempre nello spazio di destinato a una disciplina secondaria, purché questa poggi su poteri di carattere generale riconosciuti alla Consob, quali, appunto, la tutela della correttezza e della trasparenza, nonché della prevenzione di conflitti di interesse. Lo spazio non è certamente enorme e ci si deve muovere tra Scilla, la sottovalutazione della problematica, e Cariddi, l’eccesso di potere. Devono guidare: il bene della società e la tutela del risparmio, nonché la correttezza della naturale competizione che si manifesta in occasione del rinnovo degli organi deliberativi e di controllo. D’altro canto, se si promuove una consultazione pubblica, dopo che, nel caso delle Generali, Franco Caltagirone ha chiesto un parere alla Consob sulla lista in questione e sul prestito titoli assunto da Mediobanca per rafforzare la propria partecipazione nel Leone in vista del predetto rinnovo, la conseguenza non può essere una mera risposta a chi ha chiesto il parere, ma deve essere un indirizzo generale – se si vuole – qualcosa che almeno possa apparire più di un «richiamo di attenzione», una sorta di «rescritto» che in questo caso anticipi l’impegno a «giudicare» similiter decisioni del genere.

Il documento della Consob contiene, dopo avere ricordato dottrina e giurisprudenza in materia, almeno sette punti sui quali occorre concentrare l’attenzione, che vanno dal processo di selezione dei candidati al comportamento degli amministratori, al coordinamento della procedura. Si tratta di punti-cardine di una lista che sia formata dal consiglio di amministrazione. Punti che l’autorità esclude siano un regolamento e informazioni cogenti. Non si dimentichi mai, però, che in questo campo non è del tutto «terza» l’autorità del controllo prudenziale, l’Ivass, che dovrebbe essere interessata, anch’essa, al funzionamento degli organi aziendali (e pure a come si formano) benché con l’obiettivo della valutazione della loro adeguatezza alla tutela della stabilità. Degli eventuali interventi della Vigilanza – o del raccordo con Consob – si vorrebbe sapere qualcosa. Resta, poi, ancora pendente la questione del prestito titoli assunto da Mediobanca che, del pari, coinvolge la competenza non solo della Consob, ma anche dell’Ivass. Detto tutto ciò dal versante del rapporto Generali-Consob, non si può sottacere che un’azione tempestiva svolta in passato avrebbe reso superflui i disparati interventi che si stanno registrando da diverse parti. Già, l’inserimento nello statuto della previsione della lista anzidetta avrebbe potuto essere un momento di disamina approfondita nella Compagnia per arrivare anche a conclusioni contrapposte che, invece, non risultano. Dei problemi prospettati, a suo tempo, dalla presidenza Geronzi è stata verificata soltanto dopo, negli anni successivi alla cessazione, l’ineludibile fondamento. Il tema del rapporto Mediobanca-Generali è, a dir poco, annoso: su di esso vi sono enormi quantità di libri e di articoli. L’esigenza di un aumento di capitale del Leone, per un effettivo protagonismo in Europa e a livello internazionale, si pone da lungo tempo. Il funzionamento della governance è un altro fondamentale argomento. La formazione del Patto di consultazione Caltagirone-Del Vecchio-Crt per contendere alla «lista del consiglio» la primazia è benvenuta, se non altro perché sommuove le acque. Ma sarebbe paradossale che tutto ciò si ribaltasse sulla Consob, nel convincimento che essa possa dare di più di quanto è consentito dalla legge e, di fatto, che si possano colmare lacune e disattenzioni del passato, non sue, facendo leva su specifici atti. Tuttavia, se, come molti affermano, nella vicenda della Compagnia sono in ballo anche interessi generali, allora è ancora più forte l’esigenza della coesione, sotto l’impulso di Savona nella Consob e, soprattutto, nel collegio di vertice. Questa auspicabile solidarietà è anche il miglior segnale di comunicazione che si può dare ai mercati, ai risparmiatori, alle istituzioni, ai cittadini. Sarebbe incomprensibile dedicare indiscutibili e diffuse doti intellettuali e di esperienza ai contrasti, o al freno all’innovazione, anziché a un generale avanzamento. La Consob merita ben altro che un certamen di tesi stabilmente contrapposte, se ciò è il malessere denunciato. La presidenza Savona, con i componenti del collegio di vertice, è un’occasione da non disperdere. (riproduzione riservata)
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