Anna Messia
Il fuoriclasse delle polizze, davanti ai mercati, sarebbe probabilmente Mario Greco. Quando nell’aprile del 2016 il ceo di Zurich lasciò il timone della Generali alla volta di Zurigo il titolo della compagnia di Trieste, sospeso in corso di seduta, chiuse poi in perdita del 4,8% dopo che nei giorni precedenti, sulle voci delle sue dimissione, aveva già ritracciato pesantemente. Che il manager partenopeo abbia un feeling particolare con Borse e analisti non è certo un mistero: dal suo arrivo in Zurich fino a dicembre scorso il titolo della compagnia elvetica è salito del 63,2%, arrivando ad una capitalizzazione di 52 miliardi di dollari. Non stupisce quindi che il suo nome, manager italiano apprezzato a livello internazionale, sia circolato più volte in questi mesi come possibile candidato ceo della lista che i pattisti stanno mettendo a punto in vista dell’assemblea che il prossimo 29 aprile definirà la nuova governance di Generali. A decidere sarà chiaramente il mercato, con il 35% delle azioni in mano agli istituzionali. E chi meglio di Greco potrebbe convincere fondi e gestori della bontà di un piano di rilancio di Generali, sostanziando gli annunci di Francesco Gaetano Caltagirone, Leonardo Del Vecchio e Crt che hanno raccolto più del 16% delle azioni della compagnia intorno a un patto e sono pronti a crescere ancora? Ma la sensazione è che Greco sia un obiettivo troppo lontano da raggiungere per i pattisti che proprio in queste settimane stanno mettendo a punto il tandem di amministratore delegato e presidente da presentare al mercato a metà febbraio, insieme ad un piano industriale alternativo a quello che il ceo della compagnia, Philippe Donnet, ha reso noto lo scorso novembre. Lo stipendio del super manager assicurativo di Zurigo viaggia intorno a 8 milioni di euro l’anno, quasi il doppio del ceo di Generali ma soprattutto appare oggi improbabile che Greco lasci Zurich dove le cose stanno andando bene, con i risultati 2022 che potrebbero essere addirittura migliori delle previsioni. A Trieste, invece, si continua a combattere una guerra a colpi bassi, con Caltagirone e Romolo Bardin (rappresentante di Del Vecchio) che nei giorni scorsi hanno deciso di lasciare il cda lanciando pesanti accuse sulla governance e la consigliera indipendente, Sabrina Pucci che ha fatto un passo indietro dal comitato nomine. L’azionariato spaccato in due, con Mediobanca che detiene il 17,2% dei diritti di voto, rende lo scenario decisamente incerto. In ogni caso chiunque si presenterà al mercato come rappresentante dei pattisti dovrà convincerlo di poter far meglio di Donnet che, nonostante le critiche di Del Vecchio e Caltagirone, dal suo insediamento, nel 2016, tra andamento del titolo in borsa e dividendi staccati, ha riconosciuto agli azionisti un ritorno del 115%. Un dato migliore dei concorrenti europei come Allianz (87%) o Axa (63%) e di poco inferiore proprio a Zurich (119%). Ma i pattisti, lo hanno più volte lasciato intendere, voglio accelerare, riavvicinando Generali alle altre big anche in termini di capitalizzazione con Trieste che oggi vale circa 29 miliardi rispetto ai 65 miliardi di Zurich o ai 90 miliardi di Allianz. Una bella scommessa e per tentare di vincerla sono al lavoro con i consulenti di Bain e come advisor hanno chiamato pure l’ex ceo di Cassa depositi e prestiti Fabrizio Palermo, mentre per la campagna elettorale presso i fondi d’investimento è stato assoldato il proxy advisor internazionale Georgeson, già scelto da Del Vecchio in EssilorLuxottica. Altri nomi sono circolati in queste settimane con una ricerca che sarebbe ad ampio spettro, guardando non solo a super esperti di polizze ma anche a manager apprezzati in altri ambienti finanziari. Come Matteo Del Fante (amministratore delegato di Poste Italiane che in questi anni ha fatto crescere il titolo e l’utile del gruppo), nome circolato nella prima ora, ma soprattutto Diego De Giorgi, uno dei pochi banchieri italiani che hanno ricoperto posizioni di vertice nelle grandi banche d’affari internazionali. Passato da Goldman Sachs a Merrill Lynch, De Giorgi è stato anche membro del consiglio di amministrazione di Unicredit e soprattutto anche lui sembra avere un ottima relazione con il mercato e gli investitori visto che, insieme a Jean Pierre Mustier ha lanciato Pegasus, la più grande spac d’Europa da 500 milioni. Un manager che sarebbe particolarmente apprezzato da Caltagirone e Del Vecchio ma che pure in questo periodo appare concentrato su altre partite diverse da Generali, considerando che, a inizio dicembre, sempre insieme a Mustrier e a Bernard Arnault, fondatore del colosso del lusso Lvmh, ha deciso di lanciare una seconda Spac sulla borsa di Amsterdam con un obiettivo simile a Pegasus. C’è poi un altro nome, già circolato a inizio settembre, ora tornato al centro del dibattito visto che, secondo le prime analisi sul mercato, risulterebbe particolarmente gradito agli investitori istituzionali: si tratta di Giulio Terzariol, capo della finanza, controlli e rischi di Allianz che, come Sergio Balbinot siede nel board dell’assicurazione tedesca. Il nome di Balbinot è stato indicato per la presidenza, mentre Terzariol è stato individuato come potenziale group ceo alternativo a Donnet, ed entrambi hanno un passato in Generali, dove in particolare l’ex top manager del Leone alato avrebbe lasciato un ottimo ricordo. Sono questi i giorni cruciali per la quadratura del cerchio e ovviamente non sono esclusi assi nella manica che i pattisti potranno tirare fuori all’ultimo minuto. Tra gli altri nomi sono circolati quelli di Giacomo Campora (ad di Allianz Italia) e del banchiere-assicuratore Enrico Cucchiani, che potrebbe essere un profilo ideale per la presidenza. Ma la parola finale, c ome detto, spetterà al mercato. (riproduzione riservata)
Fonte: