I RISULTATI DI UN’INDAGINE DELOITTE SULLA DIFFUSIONE DEI DISPOSITIVI ELETTRONICI NEL POST PANDEMIA
di Antonio Longo
Oltre quattro italiani su cinque utilizzano, almeno una volta al mese, lo smartphone per acquistare prodotti online. In prevalenza si tratta di giovani: infatti, il 93% degli acquirenti di età compresa tra i 18 e i 24 anni dichiara di effettuare acquisti in rete tramite smartphone, a fronte del 68% degli over 65. È quanto emerge dai risultati dell’indagine Digital Consumer Trends Survey, curata da Deloitte, secondo cui gli italiani utilizzano in misura sempre maggiore, soprattutto in epoca post pandemia, i propri dispositivi elettronici sia per effettuare i pagamenti sia per tenere sotto controllo il proprio stato di salute sia per gestire il tempo libero.

«I device digitali fanno parte sempre più della vita quotidiana degli italiani, la loro importanza è cresciuta con la pandemia ed è destinata ad affermarsi ancora di più in futuro in ambiti come la salute, il tempo libero e gli acquisti», spiega Francesca Tagliapietra, partner e industry leader TMT di Deloitte, «i consumatori digitali sono più attenti all’uso dei loro dati e hanno un atteggiamento più critico del passato verso i social media, che assorbono una fetta molto rilevante della loro vita digitale. Da qualunque angolo lo si osservi, lo scenario digitale è in costante evoluzione e continuerà a sorprenderci con novità e cambiamenti destinati a trasformare la vita di tutti noi».

Si diffonde il social shopping. Il 64% del campione ha dichiarato di preferire le app dei marketplace per acquistare prodotti o servizi con il proprio smartphone. Gli analisti evidenziano, poi, che tra il sito e l’app di un rivenditore gli acquirenti prediligono il sito web, anche se la differenza tra i due metodi è minima (rispettivamente 21% e 20%). Uno su 10 dichiara, invece, di utilizzare le app dei social media per fare acquisti: una percentuale che segnala come anche in Italia si stia affacciando il cosiddetto social shopping. Sul fronte dei metodi di pagamento, quasi tre su cinque utilizzano, solitamente, carte di credito o debito, mentre due su cinque si affidano a provider per il pagamento o il trasferimento di denaro online. Meno frequente è, invece, l’utilizzo dell’app della propria banca o di altre applicazioni contactless.

Secondo quanto emerge dalla lettura del report, i dispositivi digitali non rappresentano soltanto strumenti di pagamento ma vengono utilizzati anche per gestire i propri conti e i risparmi nonché per trasferire denaro. Infatti, l’83% controlla il proprio conto corrente sul proprio cellulare, mentre il 73% dichiara di effettuare altre transazioni sul proprio online banking. I dispositivi vengono usati anche per il trasferimento di denaro sia tra persone nello stesso paese (59% dei rispondenti) sia al di fuori del proprio paese (31%). Inoltre, possono essere usati anche per attività finanziarie più complesse, quali comprare e vendere azioni (23%), gestire i propri investimenti (33%) o gestire le proprie polizze assicurative (43%).

La salute è sempre più «digitale». Un italiano su quattro possiede uno smartwatch (nel 2017 tale percentuale si fermava al 10%), uno su cinque utilizza un braccialetto per il fitness. Numeri alla mano, si legge ancora nel report, il 64% di chi possiede un dispositivo mobile dichiara di monitorare il numero di passi effettuati, il proprio ritmo del sonno o il battito cardiaco. Il dato arriva all’86% per la generazione Z, ossia i nati tra il 1996 e il 2010, mentre solo uno su due tra gli over 65 effettua questa sorta di check-up. Nello specifico, è il numero di passi la funzione più monitorata (53%), mentre il monitoraggio del battito cardiaco e del ritmo del sonno riguarda il 35% e il 24% del campione. Come sottolineato dagli analisti, però, solo il 3% degli appartenenti alle nuove generazioni, seppur siano molto attenti anche alla salute mentale, dichiara di pagare per un’app di mindfulness e per il benessere mentale, contro un 4% disposto a pagare per applicazioni e programmi per il fitness e l’allenamento.

Lo streaming invade le case degli italiani. Nel 2018 il 40% degli italiani dichiarava di fruire di contenuti streaming video on demand, tale percentuale è salita al 63% nel 2021. L’incremento costante nella fruizione di contenuti video in streaming appare più rilevante nell’anno di inizio della pandemia in cui la crescita è stata del 13%, contro un aumento del 5% nel 2021. Nell’ultimo anno, però, è cresciuta la diffusione dei servizi video on demand tra gli over 65, a un tasso superiore rispetto al totale della popolazione.

Ma tra i vari paesi europei coinvolti nell’indagine, l’Italia si pone alle spalle di Gran Bretagna (in cui la percentuale di chi ha accesso ad almeno un servizio di streaming video raggiunge il 76%), e Olanda (73%). Solo il Belgio ha un tasso di inferiore dell’Italia, con il 53% dei rispondenti che dichiara di avere accesso a questo tipo di contenuto. Anche il mondo dei videogiochi e degli e-sport continua la sua crescita anno dopo anno. In Italia, infatti, nel 2020 il mercato dei videogiochi ha generato più di 2 miliardi di euro, con una crescita del 21,9% rispetto all’anno precedente. Il trend positivo vale anche per la fruizione di giochi e videogiochi su smartphone. In Italia, infatti, il 57% dei consumatori dichiara di giocare sul proprio smartphone.

I social attraggono sempre meno. Cambia l’approccio degli italiani ai social network. Se nell’ultimo anno il 73% di chi possiede uno smartphone ha utilizzato piattaforme social media o app di messaging su base giornaliera, il 22% ha smesso di utilizzare almeno una piattaforma social, temporaneamente o in modo permanente. Per tali utenti insoddisfatti, le ragioni principali sono rappresentate dall’essersi stancati dei contenuti (35%), dalla presenza eccessiva di fake news (25%) e dalle preoccupazioni per la propria privacy (21%). Anche se i social media sono diventati fonte primaria per accedere alle notizie per una quota significativa di italiani (23%), poco al di sotto del risultato raggiunto dai media più tradizionali, come i giornali cartacei e i siti di notizie.

In futuro si va verso operazioni invisibili e senza denaro
Entro il 2050 i pagamenti saranno sempre più invisibili e non si farà ricorso al denaro contante. In linea anche con la crescita costante dei pagamenti digitali alternativi, trainata negli ultimi due anni dalla pandemia e dalla necessità di trovare soluzioni che evitino il più possibile i contatti personali.

È la previsione contenuta nello studio Fintech Trend, effettuato dagli analisti di SumUp, società specializzata in soluzioni digitali e cashless per le piccole imprese. «La società diventa sempre più cashless e, soprattutto, contactless e parallelamente le aziende, per essere competitive, saranno sollecitate a offrire pagamenti integrati e a promuovere diversi tipi di servizi all’interno di un ecosistema di pagamento», osserva Michael Schrezenmaier, ceo Europe di SumUp.

L’indagine dedica un focus allo scenario italiano in cui si conferma la spinta verso sistemi di pagamento fisici e in contanti, effettivamente rafforzata negli ultimi 12 mesi. Come testimoniano i dati elaborati dall’Osservatorio di SumUp il valore del transato medio cashless dei commercianti è cresciuto nel 2021 del 43,6% rispetto al 2020.

In particolare, secondo gli analisti le parole chiave degli scenari futuri del fintech in Europa, nell’anno appena cominciato e in avanti, saranno: contactless, soluzioni integrate per i commercianti, ecosistemi di pagamento per i consumatori e sostenibilità.

Diversi gli strumenti che stanno prendendo piede. Per esempio, la diffusione dei QR Code che, scansionati dagli utenti, permettono di effettuare pagamenti in modo facile e sicuro direttamente dal proprio smartphone e senza dover raggiungere le casse.

Anche la tecnologia NFC ha conquistato i consumatori: in Italia dal 2019 il metodo di pagamento «senza contatto» è cresciuto del 34,1%. A favorire questo processo, da una parte la maggiore predisposizione dei commercianti ad accettare pagamenti digitali, dall’altra la diffusione di strumenti come smartphone (si veda altro articolo in pagina).

A conferma di questo trend, come ha rivelato l’analisi condotta da Mybank, i pagamenti account-to-account (A2A), metodo alternativo basato sull’online banking che consente di effettuare versamenti digitali direttamente dal proprio conto bancario a quello del beneficiario, arriveranno a rappresentare il 15% di tutte le transazioni entro il 2030, per un valore di mercato di oltre due trilioni di euro, dopo il balzo del 50% registrato in soli due anni anche in Europa.
Fonte:
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