di Luisa Leone
Non decolla ancora il nuovo piano industriale della Sace. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, l’incertezza in merito al ritorno della società guidata da Pierfrancesco Latini sotto le insegne del ministero dell’Economia renderebbe troppo poco chiaro il quadro per poter stringere sulla chiusura del business plan. Non che il lavoro non sia proseguito nelle settimane passate, ma finché non ci sarà chiarezza sul perimetro che avrebbe un’eventuale Sace di nuovo pubblica, a quanto risulta, non sarebbe possibile chiudere il cerchio.

Il punto infatti è che le negoziazioni tra la Cassa Depositi e Prestiti, che detiene Sace, e il ministero dell’Economia e delle Finanze si sarebbero arenate sul prezzo da riconoscere alla prima, che avrebbe così aperto una discussione sul perimetro del gruppo che dovrebbe tornare al Tesoro. È noto che il ministero ha stanziato 4,5 miliardi di euro per riprendersi Sace, circa 2 miliardi in meno di quanto Cdp pagò nel 2012 per il suo acquisto. I conti tornerebbero, secondo la controparte pubblica, per via dei dividendi straordinari staccati negli anni da Sace a favore di Cassa Depositi e Prestiti, pari per l’appunto a 2 miliardi di euro. Ma un punto di caduta non sarebbe stato ancora trovato con il gruppo guidato da Fabrizio Palermo, che a questo punto avrebbe posto la questione del perimetro che dovrebbe essere ceduto. Come dire: a un prezzo così basso non si può avere l’intero business di Sace. Ma il punto è che, se sul fatto che Simest debba restare sotto le insegne di Cdp ci sarebbe sostanziale accordo, non sarebbe chiaro quali potrebbero essere ulteriori spin-off.

La partita insomma al momento sembra in stallo e questo appunto starebbe condizionando anche la definizione del nuovo piano industriale. Tuttavia ci sarebbero già alcuni filoni, in particolare, su cui si sta ragionando in ottica di nuove opportunità di sviluppo e si tratta delle opportunità offerte dal Green New Deal, che si concretizzerà anche con i denari del Recovery Plan, e delle garanzie sui finanziamenti alle aziende. Due nuovi business aperti a Sace proprio da recenti provvedimenti normativi, che ne hanno previsto prima la possibilità di fornire garanzie su progetti sostenibili e poi di continuare a prestare garanzie sui finanziamenti a condizioni di mercato, dopo che sarà terminata la fase delle garanzie a costo fisso stabilito dal decreto Liquidità per le grandi imprese e gratuite per quelle medie. Questa nuova area di attività riguarderà probabilmente due soggetti principali, le piccole e medie imprese e gli operatori nel campo delle infrastrutture, e su questo si potrebbero basare alcune delle direttrici del nuovo piano.

Intanto però, l’operatività sulle garanzie green è già partita, con la firma del ministero dell’Economia sull’apposita convenzione, e nei giorni scorsi Sace ha individuato diversi progetti e ha approvato le prime sette operazioni targate Green New Deal per oltre 600 milioni di euro. Si tratta di interventi che consentiranno di riconvertire processi industriali per ridurre sprechi ed emissioni inquinanti, sostenere l’economia circolare e la mobilità smart, oltre che la produzione di energia da fonti rinnovabili, quali solare ed eolico. Tra queste quella a favore del gruppo Arvedi, della durata di sei anni e per un importo complessivo di 240 milioni di euro, e quella per il gruppo di costruzioni Ghella, della durata di cinque anni e per un finanziamento di 40 milioni. (riproduzione riservata)

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