Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Concludere un mandato al vertice di Generali (lo dimostra la storia) può essere più complicato che tenersi la poltrona nel governo italiano (come racconta la cronaca di questi giorni). Ma il group ceo della compagnia di Trieste, Philippe Donnet, non si è lasciato scomporre davanti agli imprevisti delle ultime settimane che qualcuno ha interpretato come il segnale di un suo indebolimento, proprio nell’ultimo anno di mandato. Anzi. Dopo le annunciate dimissioni di due manager chiave, il general manager Frédéric de Courtois e il group chief investment officer Timothy Ryan, uomini a lui vicini che Donnet aveva chiamato a Trieste per affidargli due pilastri del piano industriale, ha deciso di rilanciare, senza colpo ferire: ha risistemato le caselle nel gruppo, con la promozione di manager tutti interni alla compagnia (Sandro Panizza come chief Insurance & Investment officer, Carlo Trabattoni, in sostituzione di Ryan, Bruno Scaroni come group chief transformation officer e Giancarlo Fancel, come group chief risk officer ); ha semplificato la struttura ma soprattutto Donnet ha preso in mano la leva della finanza, dei prodotti e delle acquisizioni assumendo il coordinamento del group chief financial officer, Cristiano Borean, del group chief marketing & customer officer, Isabelle Conner e del group head di mergers & acquisitions, Massimiliano Ottochian. L’intenzione è evidentemente di dare un colpo di reni a Generali per arrivare ai traguardi prefissati nel piano industriale 2019-2021 che punta a dividendi cumulati di 4,5-5 miliardi e ad un roe 2021 superiore all’11,5%, nonostante il Covid abbia stravolto la situazione. Ma l’obiettivo è anche di preparare la compagnia al prossimo ciclo strategico, 2022-2024, chiunque sarà a guidarla,e ovviamente Donnet conta di essere ancora lui.
La pandemia di Covid-19 ha costretto gli italiani a imparare a vivere esercitando l’arte della rinuncia (zero viaggi, zero cene al ristorante), ma un bene di cui nessuno vuol fare a meno è la salute. Un recente sondaggio di Nomisma e Crif mostra che solo il 14% dei cittadini ridurrà le spese sanitarie nel 2021, mentre il 21% le aumenterà. Si tratta dell’unica voce, assieme all’istruzione dei figli, dove la quota di chi metterà mano al portafoglio è superiore a quella di chi lascerà il denaro in cassaforte. Tale segnale è corroborato dal IX Rapporto Intesa Sanpaolo Rbm Salute-Censis sulla sanità pubblica, privata e intermediata, secondo il quale la pandemia ha fatto sì che la salute sarà la preoccupazione primaria nei prossimi anni per due italiani su tre. Una necessità impellente e non più ritardabile se si pensa che il 33% del campione del sondaggio è stato costretto nel 2020 a rinunciare alle cure per motivi logistici (terapie cancellate o rimandate) o economici.
Il primo passo nel salotto finanziario italiano lo ha compiuto nel 1992. Leonardo Del Vecchio era già l’uomo più ricco d’Italia, possedeva una multinazionale quotata a Wall Street e stava seduto su 500 miliardi di lire di ricavi annui. A introdurlo nel Credito Italiano si dice sia stato il presidente Lucio Rondelli per conto di Enrico Cuccia. La ragione? Il fondatore di Mediobanca non voleva rassegnarsi alla perdita di influenza sulle tre Bin privatizzate e per il Credit andava pianificando un fedele nocciolo di privati. La Leonardo Finanziaria fu della partita e partecipò a quello che i giornali battezzarono lo Sbarco dei mille, ossia la prima privatizzazione bancaria dopo la legge Amato del 1990. Nella compagine azionaria del Credit entrarono volti noti e meno noti, dai Pesenti ai Coin, dai Bastianello ai Benetton senza dimenticare Achille Maramotti che con Del Vecchio avrebbe fatto asse per anni rappresentando gli interessi dei soci italiani. Cosa ci faceva nel salotto buono un self made man allergico ai rituali del capitalismo di relazione? Qualcuno mormora di uno scambio di favori con Rondelli che era appena entrato nel cda di Luxottica per stemperare le perplessità degli americani sulla governance. Ma più probabilmente a guidare Del Vecchio nella decisione è stato quel fiuto che nella sua fortunata carriera raramente lo ha tradito: investire in un istituto di credito all’inizio degli anni Novanta poteva rivelarsi un affare.
Allianz Nuovi Orizzonti è un contratto di assicurazione sulla vita multiramo, composta da più elementi. Nel prodotto è infatti prevista la combinazione di tre componenti differenti: la prima di investimento assicurativo di tipo unit linked, la seconda di investimento assicurativo con partecipazione agli utili e la terza di copertura assicurativa di puro rischio. La prestazione assicurativa è determinata in ragione della percentuale di premio destinata a ciascuna delle singole componenti. Per la parte investita nei fondi interni il contratto prevede, in caso di decesso dell’assicurato, il pagamento di una prestazione di capitale che potrebbe essere inferiore ai premi investiti. L’investimento nella gestione separata è possibile solo attivando un piano di accumulo del capitale (Pac) a premi ricorrenti, dove solo i premi di tale piano di accumulo potranno essere investiti nella gestione separata.
  • Eurovita Select tiene alta l’asticella
Eurovita Select è un contratto di assicurazione multiramo compost dalla combinazione di un’assicurazione a vita intera a prestazioni rivalutabili e di un prodotto unit linked, a premio unico con possibilità di versamenti aggiuntivi. La polizza è di alta gamma in quanto adatta a una clientele di tipo Private per via del premio iniziale che deve valere almeno 500 mila euro

Assicurazioni al restyling. In vigore dal 9 febbraio le nuove disposizioni. Ampliata la platea dei soggetti che svolgono l’attività di distribuzione assicurativa, iscrizione al registro degli intermediari estesa anche ai dipendenti della banca, aggiornamento professionale continuo per chi distribuisce polizze e introduzione di sistemi di risoluzione stragiudiziale delle controversie. Sono queste alcune delle novità contenute nel dlgs 30 dicembre 2020, n. 187, recante «disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 21 maggio 2018, n. 68, di attuazione della direttiva (Ue) 2016/97 del parlamento europeo e del consiglio, del 20 gennaio 2016, relativa alla distribuzione assicurativa», la cui pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 25 gennaio 2021 è stata resa nota ieri, 29 gennaio, con un breve comunicato ministeriale.
«Torneremo a distribuire i dividendi non appena la Bce allenterà le regole rigide che ha inserito per affrontare la fase della pandemia»: lo ha assicurato l’a.d. di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, intervenendo alla presentazione del piano strategico della Compagnia di San Paolo, primo azionista della Ca’ de Sass con il 6,119%. L’ente auspica un pronto ritorno ai dividendi, in quanto il valore di mercato complessivo del portafoglio di attività finanziarie della Compagnia è di 6,7 miliardi di euro rispetto ai 7,2 mld del 2019 e il valore di mercato della partecipazione nella banca conferitaria nel 2020 era di 2,3 mld. La quota di Intesa corrisponde a circa un terzo del portafoglio complessivo.

  • Cybersicurezza, investiti 1,4 mld. Nel 2020 record di attacchi (+40%)
Rapporto del Politecnico di Milano sulle minacce subite dalle aziende. La quota del Pil della spesa per la sicurezza è quattro volte più bassa dei paesi avanzati. Meò primo semestre del 2020 in Italia sono stati registrati oltre 850 cyberattacchi
  • Cattolica, schiarita sul fronte Bpm. Da Ivass faro su delibera Generali
La Vigilanza: jv con Trieste decisa dal board di Verona “seduta stante” il 24 giugno. Rilievi sul cda che è stato “acritico e passivo” verso il presidente Bedoni
  • Bper apre il Consiglio a Unipol e alle Fondazioni
In vista del risiko bancario, Bper dà il via libera al cambio di statuto per dare più spazio alle minoranze in Consiglio. A far sentire la propria voce in Cda saranno comunque tre anime: Unipol, primo azionista con il 19%, le Fondazioni; il mercato, oggi al 45%, tradizionalmente rappresentato da Assogestioni

  • Assicurazioni, la sfida tech pesa più del virus
Secondo le stime 2020 di Ernst & Young la pandemia avrà un forte impatto nel breve-medio termine, con una raccolta premi prevista in calo dell’8-10%. Il settore si lascia alle spalle un biennio di crescita (+4% e +2,9% rispettivamente nel 2019 e 2018) e vedrà un ritorno ai livelli pre-Covid non prima di 2-3 anni. In particolare nel Ramo Vita si stima che i premi abbiano subito una contrazione del 7% già alla fine del 2020 (a fronte di una previsione pre-Covid di crescita del 3%), e che torneranno a salire solo dopo il 2021. Anche il Ramo Danni ha sofferto dopo che nel 2019 stava registrando un trend positivo dovuto alla crescita dei rami non-motor guidati principalmente dai premi health che hanno compensato il calo del ramo auto. Purtroppo, dopo i lockdown dello scorso anno, le stime sono cambiate e ora si prevede una contrazione dei premi a causa dei blocchi che incideranno sull’attività economica, in particolare nel settore marittimo, dei trasporti, dell’aviazione e del credito commerciale. Con le insicurezze e le paure legate al Covid, tra le famiglie italiane è scattata inoltre l’esigenza di proteggersi e tutelare maggiormente se stesse e il proprio patrimonio.
  • Protezione? Italia fanalino di coda in Europa