Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali


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Sono aumentati del 220% gli attacchi di phishing, ossia la sottrazione fraudolenta di dati personali attraverso e-mail ingannevoli, durante l’emergenza Covid-19. Il cybercrime ha sfruttato la pandemia, soprattutto attraverso donazioni fraudolente a falsi enti di beneficenza, raccolta illecita di credenziali e diffusione di malware. È quanto emerge dalla quarta edizione del report «Phishing and Fraud 2020» degli F5 Labs secondo cui, in particolare, gli aggressori tendono a utilizzare le credenziali rubate entro quattro ore dal furto. E le previsioni indicano che il numero degli incidenti di phishing sarebbe ogni anno destinato ad aumentare del 15%. Ma la maggioranza delle grandi organizzazioni italiane non si protegge e non protegge i suoi clienti e partner, in modo adeguato, da e-mail truffaldine. Lo segnala Proofpoint che ha analizzato le aziende che fanno parte del Ftse-Mib 40 – Financial Times Stock Exchange Milano Indice di Borsa, dal punto di vista della sicurezza delle e-mail, verificando l’adozione del protocollo di autenticazione per la validazione dei messaggi di posta elettronica. Tra le 40 realtà prese in esame dalla ricerca, il 43% non ha adottato il citato protocollo. E anche tra quelle che ne fanno uso, solamente il 13% lo ha implementato nella modalità raccomandata e più sicura.
Privacy ad hoc per il marketing. Il termine di conservazione dei dati, da usare per le campagne promozionali, può essere deciso dalle aziende, in base alle esigenze oggettive di mantenimento ed espansione della base di clientela. Questo, però, nel rispetto dell’obbligo di acquisizione del consenso, che rappresenta la regola per trattare in maniera lecita i dati personali per scopi di marketing. I casi di soft spam (marketing senza consenso) sono, infatti, l’eccezione, anche se sono comunque un’opzione consolidata nella legge e nella prassi. È il Garante della privacy ad avere chiarito la possibilità per le imprese di stabilire per quanto tempo tenere per scopi di marketing e di profilazione i dati personali raccolti con il consenso dell’interessato. La novità è contenuta nel provvedimento del Garante per la protezione dei dati personali n. 181 del 15 ottobre 2020, che, con l’avvento del Regolamento Ue 2016/679 (noto anche con l’acronimo inglese Gdpr, efficace dal 25 maggio 2018), supera quanto prescritto nel precedente provvedimento dell’Autorità, risalente al 24 febbraio 2005, espressamente dedicato alle Fidelity card.
Esperienza e competenza specifica richieste a tutti i componenti del consiglio di amministrazione di banche, fiduciarie e società finanziarie con estensione dei medesimi requisiti ai responsabili delle varie funzioni nelle banche di maggiore dimensione. Onorabilità vincolante nei casi di reati più gravi e sentenza definitiva. Nei casi di condanne meno gravi e non definitive o sanzioni amministrative la correttezza degli esponenti dovrà essere valutata dallo stesso cda. Requisiti ad hoc richiesti anche ai sindaci. Sono alcuni dei contenuti dell’atteso «Regolamento in materia di requisiti e criteri di idoneità allo svolgimento dell’incarico degli esponenti aziendali delle banche, degli intermediari finanziari, dei confidi, degli istituti di moneta elettronica, degli istituti di pagamento e dei sistemi di garanzia dei depositanti», oggetto del decreto del ministero dell’economia e delle finanze 23 novembre 2020, n. 169, in Gazzetta Ufficiale 15/12/2020 e vigente per tutte le nomine del 2021.
La pandemia riporta a casa la produzione estera. Ma non in Italia. Durante i mesi del lockdown il 94% delle imprese di tutto il mondo ha dovuto fare i conti con uno spettro finora sconosciuto: l’interruzione della supply chain. Un elemento distruttivo per la filiera produttiva delle aziende, avvertito tanto più in alcuni settori come quello dei macchinari industriali, dell’It, delle telecomunicazioni e dell’energia. Il risultato è stato quello di un radicale ribaltamento delle teorie orientate alla delocalizzazione produttiva con nuovi piani di breve e medio termine per riportare in patria gli anelli strategici della catena di approvvigionamento. Lo sanno bene i 1.181 top manager provenienti da Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania e Italia che hanno condiviso con Euler Hermes le proprie esperienze rispetto all’interruzione delle catene di fornitura legata all’avvento del Covid, oltre ai piani per renderle più resilienti. Si scopre così che entro i prossimi 6-12 mesi, il 55% delle imprese cercherà di ottimizzare la propria catena di approvvigionamenti limitando la provenienza delle merci ai tre principali Paesi con cui intrattiene già delle relazioni commerciali consolidate. Una percentuale che sale addirittura al 62% alzando l’orizzonte temporale al medio-lungo termine. Ma c’è anche chi sembra intenzionato a fare scelte più radicali.
Vendite e fatturati delle imprese, soprattutto le piccole, sono a rischio. Il danno, che in Europa, ammonta a circa 90 miliardi di euro, sembra ancor più pesante visto che arriva dopo la crescita a doppia cifra dell’e-commerce, in Italia e non solo, per effetto del primo lockdown. E in tal caso si può arrivare a perdite per 127 miliardi di euro. A minacciare le casse delle aziende è l’entrata in vigore della cosiddetta Strong customer authentication (Sca), prevista dalla direttiva europea sui servizi di pagamento (Psd2) che, tuttavia, nei primi tre mesi dell’anno appena cominciato, vedrà una applicazione più soft, per soglie di spesa (si veda il servizio nella pagina seguente).
Da gennaio 2021 pagamenti virtuali con la Sca e cioè la Strong customer authentication. Ma all’inizio si procederà per step. L’autenticazione forte del cliente risponde a necessità di sicurezza e di prevenzioni delle frodi. Il passaggio a un mercato che si muove a click e bit richiede un sistema non più basato sul controllo fisico a vista del pagatore e della disponibilità della carta moneta. Nel mondo virtuale si spostano solo informazioni e i denari sono dati e la sicurezza diventa sicurezza elettronica.
La pandemia ha cambiato radicalmente il modo di viaggiare, mettendo in difficoltà il turismo e portando all’impossibilità di spostarsi in alcuni momenti dell’anno. Con tutta probabilità però sono molti quelli che non rinunceranno a muoversi, nel 2021, pur adeguandosi alla nuova situazione e compatibilmente con i dpcm in vigore. Su questo fronte tra i trend emergenti ci sono le vacanze vicino casa, riscoprendo la propria città e i dintorni, il ritorno alle formule last minute, la scelta di mete lontane dalla folla e di mezzi come la macchina. In tutto ciò i fattori in primo piano saranno la tecnologia, la flessibilità, la sicurezza e la convenienza.

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  • Il risparmio verso l’economia reale. I Pir ripartono con l’aiuto del Fisco
Per incentivare l’arrivo di nuovi capitali il governo batte la strada non solo degli sconti sui guadagni ma anche di un parziale ristoro delle perdite. Con la legge di bilancio arriva un credito fiscale fino al 20% delle somme investite nel 2021, nel caso di minusvalenze realizzate al momento del disinvestimento, ma non prima di cinque anni
  • Ricchezza distrutta, debiti alle stelle, il conto salato della pandemia
L’aggiornamento del bilancio di un anno terribile peggiora i dati su Pil, consumi, banche e deficit pubblico, ma lascia anche messaggi netti: investire sul digitale e sulla tutela della salute. I costi in un decennio per attuare piani efficaci di prevenzione di future pandemia ammontano in media a 260 mld $, appena il 2% di quanto perso durante l’emergenza.

  • Per Mediobanca l’incognita Delfin (pesa Unicredit)
Leonardo Del Vecchio ha cominciato il 2021 dichiarando piccoli acquisti di Borsa che hanno portato la sua Delfin dall’11% all’11,92% di Mediobanca. Il patron di Essilor-Luxottica è stabilmente il primo azionista di Piazzetta Cuccia. Ma non si accontenterà. Forte del via libera Bce a crescere fino al 20% nella banca guidata da Alberto Nagel, continuerà a comprare. La soglia potrebbe essere già raggiunta entro l’anno: Del Vecchio non ha fretta, compra quando il titolo cala e sta fermo quando i prezzi sono più caldi. Non inciderà sulla linea di Piazzetta Cuccia (non può farlo, la Bce gli ha dato l’autorizzazione a salire solo come investitore finanziario); ma non resterà silente. Mediobanca continua a guadagnare nei vari settori ma il ceo Alberto Nagel (foto) vuole crescere nel wealth management in maniera organica ma senza escludere un’acquisizione. Con il ceo di Generali ha trattato nel corso dell’anno scorso per Banca Generali ma l’offerta è stata respinta per l’opposizione di Del Vecchio, socio al 5% e rappresentato da Romolo Bardin, e di Francesco Gaetano Caltagirone. «Se dobbiamo vendere Banca Generali, si faccia una gara, non cediamola alla prima offerta e per di più a chi ha come soci Mediolanum e Unipol, concorrenti», sarebbe stata secondo fonti a lui vicine la chiave del «no»: Del Vecchio socio del Leone vs Del Vecchio socio di Mediobanca, che pure spinge perché la banca cresca nel risparmio gestito. Non è escluso che non se ne riparli; se il board di Generali dovesse rimetterla in vendita, magari nell’ambito di un’acquisizione nel campo assicurativo, Mediobanca andrebbe a vedere il dossier. Se invece Nagel andasse a fare il ceo di Unicredit, ipotesi che fonti vicine al banker tendono a escludere, nella scelta del ceo di Piazzetta Cuccia il peso di Delfin (primo socio italiano di Unicredit) si sentirebbe.
  • Dopo Mustier cambia tutto Si riparte dai nomi
Entra nel vivo la grande rivoluzione di Unicredit. Da qui all’assemblea del 15 aprile il gruppo di Piazza Gae Aulenti cambierà amministratore delegato, presidente e visione sul mercato. Jean Pierre Mustier (nella foto) ha annunciato il 30 novembre che non si ripresenterà alla guida operativa del gruppo. Pier Carlo Padoan sarà il nuovo presidente al posto di Cesare Bisoni. E su Mps, che rappresenta la rinnovata attenzione al mercato italiano, si è aperta una trattativa che vede coinvolta anche Amco, la società pubblica che gestisce Npl e che dovrebbe farsi carico di 20 miliardi di crediti ammalorati che oggi pesano sul bilancio di Unicredit. Questa è la settimana della ripresa. Dopodomani, mercoledì 13, tornerà a riunirsi il consiglio di amministrazione. In precedenza saranno ripresi i lavori dei vari comitati, tra cui quello dedicato alla governance, che analizzerà i risultati di un mese di lavoro del consulente Spencer Stuart, incaricato di individuare il sostituto di Mustier. In corsa sembrano esserci Andrea Orcel, Flavio Valeri, Fabio Gallia e Marco Morelli. Mentre Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, pare non si sia reso disponibile. La partita è apertissima. La nomina avverrà probabilmente dopo l’11 febbraio, quando la banca presenterà i risultati del 2020, con l’ultimo bilancio firmato da Mustier. Nel frattempo è l’ex ministro Padoan a condurre le danze: sotto Natale ha incontrato i presidenti delle fondazioni azioniste, tessendo una rete di consenso sui progetti del «nuovo» Unicredit. La partita più importante dei prossimi mesi, dopo la nomina del capo azienda, sarà l’acquisizione di Mps. Sul piatto, per convincere gli scettici, benefici sul capitale per circa 8 miliardi di euro.
  • Carige e le altre Con il miraggio Banco Bpm-Bper
Undici mesi fa, il 17 febbraio, iniziava il grande riassetto dell’industria italiana del credito: Intesa Sanpaolo comperava Ubi, impegnandosi a cedere una parte delle agenzie acquisite a Bper. L’operazione porterà Bper ad aumentare del 40 per cento la propria presenza sul territorio. Ora, dopo che il Crédit Agricole ha lanciato un’opa sul Credito Valtellinese e mentre Unicredit sta trattando per il Monte dei Paschi, Bper torna a essere protagonista. La banca guidata da Alessandro Vandelli, che ha il gruppo Unipol come primo azionista, potrebbe trovare un accordo con il Banco Bpm guidato da Giuseppe Castagna (nella foto). Nascerebbe il terzo gruppo bancario italiano, non all’altezza dei due big Intesa e Unicredit, ma molto più grande di tutti gli altri. In lontananza si distinguono le potenzialità derivante da una fusione che avrebbe radici popolari (Milano, Verona, Modena, Novara, Lodi, Reggio Emilia, Sassari) e una presenza concreta nel nord Italia. Ma se l’unione tra Banco Bpm e Bper per ora è solo un progetto che piace a Unipol e non dispiace a Castagna, questo 2021 vedrà la definizione di almeno altre tre partite. Anzitutto Carige. Entro l’anno, Cassa Centrale Banca, holding del credito cooperativo, dovrà decidere se acquisire la proprietà dell’ex Cassa di risparmio di Genova, dove finora sono stati investiti 166 milioni di euro, o fermarsi all’attuale 9 per cento del capitale. Più a sud, dovrebbe decollare il nuovo progetto della Popolare di Bari, oggi guidata da Giampiero Bergami dopo il dissesto causato dalla gestione della famiglie
  • C’è il virus, vado in causa. Class action: fatti e diritti
Il ricorso ai contenziosi nei confronti di soggetti attivi sui mercati pare destinato a crescere per gli effetti economici della pandemia e per l’evoluzione della normativa e delle prassi. Esperienze internazionali e prospettive italiane. Le azioni giudiziarie sono spesso stimolate da improvvisi cambiamenti delle quotazioni che possono indicare un rischio

  • Polizze, per i tecnici del 110% nuova copertura su misura