di Michele Damiani
Nel 2020 sono state erogate 795.730 pensioni con un importo medio di 1.240 euro. Rispetto al 2019, aumenta il numero delle pensioni (740.486) mentre diminuisce l’importo medio (1.299 euro). Quasi raddoppiato il numero di nuovi pensionati nel settore privato (+ 86%). Crescono anche le nuove pensioni di vecchiaia, passate da 156.995 a 255.813 con un importo medio di 893 euro. Calano di poco più di 20 mila unità, invece, le nuove pensioni anticipate, per le quali si rileva però un importo medio di 2.001 euro. È quanto emerge dall’analisi del report prodotto dall’Inps sul monitoraggio dei flussi di pensionamento 2019-2020, presentato ieri dall’Istituto nazionale.

Per prima cosa, l’Inps ricorda i requisiti per accedere alle varie pensioni in vigore negli ultimi due anni: «Riguardo i requisiti delle pensioni di vecchiaia, si sottolinea che negli anni 2019 e 2020 l’età minima di accesso alla pensione di vecchiaia è di 67 anni, per entrambi i sessi e i settori lavorativi dipendenti privati e autonomi. Per quanto riguarda i requisiti della pensione anticipata», si legge ancora nel report, «negli anni 2019 e 2020 sono 41 anni e 10 mesi di anzianità contributiva per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini, indipendentemente dall’età. Esistono una serie di ulteriori possibilità di uscita anticipata dal lavoro, tra cui la Quota 100 introdotta in via sperimentale per gli anni 2019-2021 dal dl 4/2019 e confermata il 2020 dalla legge 160/2019 (legge di Bilancio 2020), l’Opzione donna prorogata per tutto il 2020 dalla legge di bilancio 2020 e ancora i canali di uscita più favorevoli per i lavoratori precoci e per gli addetti a mansioni “gravose” (legge 232/2016) e a lavori usuranti ai sensi del dlgs 67/2011».

Come detto, quindi, nel 2020 si è registrato un incremento delle pensioni di vecchiaia rispetto al 2019 (255.813 contro 156.995), mentre sono diminuite quelle anticipate (277.544 nel 2020, 299.770 nel 2019). Ad aumentare sono soprattutto le pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti del settore privato (Fpld), segmento che registra un incremento dell’86%, mentre le altre gestioni hanno avuto incrementi più modesti. «Tale incremento», fanno sapere dall’Inps, «è riconducibile all’aumento dei requisiti anagrafici nel 2019 (da 66 anni e 7 mesi a 67 anni), che invece sono rimasti immutati nel 2020. Per lo stesso motivo, anche gli assegni sociali rispecchiano lo stesso andamento (68.273 nel 2020, 39.020 nel 2019)».

Sono quattro, in particolare, le evidenze dell’Inps in merito ai numeri delle nuove pensioni erogate: per prima cosa, viene sottolineato come il peso delle pensioni anticipate su quelle di vecchiaia «che aveva visto un importante aumento nel 2019 rispetto all’anno precedente sia per l’aumento dell’età legale sia per l’introduzione della quota 100», ritorna nell’anno 2020 a livelli più bassi arrivando a una quasi parità tra pensioni liquidate di anzianità e di vecchiaia; in secondo luogo, il rapporto tra le pensioni di invalidità e quelle di vecchiaia nell’anno 2020 «si presenta più che dimezzato rispetto a quello dell’anno 2019; tale diminuzione è imputabile al numero più elevato delle pensioni di vecchiaia liquidate nel 2020 congiuntamente al numero decrescente che le pensioni di invalidità presentano negli ultimi anni». Il terzo aspetto riguarda le differenze di genere: “la percentuale delle pensioni femminili su quelle maschili presenta, rispetto al dato dell’anno 2019, un valore superiore di 18 punti passando da 104 a 122, con incrementi importanti delle pensioni femminili su quelle maschili soprattutto nel fondo pensioni lavoratori dipendenti, nella gestione dipendenti pubblici e nella gestione dei commercianti. Infine, a livello territoriale «il peso percentuale delle pensioni liquidate a residenti nel Nord Italia resta sostanzialmente il medesimo nei due anni considerati (47% nel 2019 e 49% nel 2020)».

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