L’esperimento in un residence di 14 appartamenti
di Carlo Valentini
L’epidemia ha fatto emergere prioritariamente due questioni: l’insufficienza in molte aree di una rete sanitaria territoriale, cioè di un filtro in grado di intervenire con efficacia evitando il ricovero ospedaliero non necessario e l’inadeguatezza delle strutture protette e dell’assistenza agli anziani (tra l’altro in una società a forte invecchiamento). I due problemi hanno rilevanti punti di connessione. Da più parti ci si sta attivando per cercare di intervenire in modo da turare le falle anche per quando l’epidemia sarà passata ed è auspicabile un riavvio della sanità su basi più solide.

Un esempio è il Residence Care (a gestione pubblica) con sede a Novi di Modena, dove è stata realizzata la monitorizzazione a distanza. Come funziona? «In una decina di appartamenti del residence in cui vivono autonomamente gli ospiti», spiegano nella struttura, «sono stati collocati sensori di movimento in grado di rilevare il passaggio e il tempo di permanenza di una persona all’interno di una stanza, e un sensore ambientale per il monitoraggio della temperatura, dell’umidità e del livello di illuminazione. La rilevazione di questi parametri riesce a segnalare eventuali anomalie o criticità. Tutti i dati raccolti dai sensori vengono poi trasmessi (crittografati e quindi con tutela della privacy) a una piattaforma che li elabora e li trasmette agli operatori, permettendo loro di rilevare immediatamente situazioni che necessitino di intervento».

La struttura è costituita da 14 appartamenti più spazi comuni. Si tratta di bilocali (45 mq circa) privi di barriere architettoniche. L’articolazione a «L» dell’edificio genera un impianto che ricorda quello delle antiche corti della pianura padana. La struttura è ubicata in zona centrale, a 500 metri dalla piazza comunale. Il controllo digitale, e quindi a distanza, è l’elemento che consente la sua gestione ottimale.

«Il monitoraggio continuo di questi semplici parametri», aggiunge lo stato maggiore del Residence Care, «consente di verificare che gli ospiti conducano una vita regolare, muovendosi di giorno e riposando di notte, in un ambiente confortevole, correttamente illuminato e condizionato nelle diverse ore della giornata. Eventuali rilevazioni di mancanza di movimento durante il giorno o viceversa di frequenti movimenti o di prolungati livelli di luce durante le ore notturne, possono essere condizioni anomale e come tali segnalate agli operatori responsabili affinché possano valutarne l’importanza e l’eventuale intervento». La tecnologia prova a dare risposta alla sicurezza degli anziani e al loro benessere.

Conclude Elly Schlein, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna che ha finanziato questo prototipo: «Il digitale è fondamentale per pensare ad una nuova idea di domiciliarità, immaginando un sistema omogeneo a livello territoriale che possa essere a riferimento sia per il sistema pubblico che per i privati. Perciò questa sperimentazione sarà estesa ad altre strutture per arrivare a un innovativo sistema di accudimento degli anziani».

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