di Anna Messia
La Consob ha avviato accertamenti sull’intesa tra Cattolica e Generali che lo scorso ottobre ha portato il Leone a sottoscrivere la prima tranche di aumento di capitale da 300 milioni di Verona divenendone azionista con il 24,4%. L’autorità di controllo ha intenzione di verificare in particolare se sia stato commesso un abuso di informazioni
privilegiate utilizzando i poteri previsti dall’articolo 187 octies del Testo Unico della Finanza. Tale norma consente tra le altre cose di richiedere notizie, dati o documenti a chiunque possa essere informato dei fatti, ma anche di procedere ad audizioni personali o richiedere registrazioni di conversazioni telefoniche. Con una lettera inviata la scorsa settimana a entrambe le compagnie di assicurazione l’authority di Borsa avrebbe chiesto appunto di ricostruire dettagliatamente l’iter che ha
portato all’aumento di capitale e alla partnership industriale per conoscere tutti gli aspetti dell’operazione oltre ai dati di tutte le persone
che a vario titolo hanno lavorato al deal, ma anche la cronologia
delle attività e degli incontri che hanno portato all’intesa.

Tali accertamenti arrivano in un periodo già caldo per la compagnia guidata da Carlo Ferraresi. Nei giorni scorsi l’Ivass, l’autorità di controllo assicurativa, alla chiusura di un’indagine ispettiva ha chiesto a Cattolica di vendere entro l’anno le azioni oggetto del diritto di recesso (circa 20 milioni di titoli) per le quali la compagnia ha pagato 5,47 euro rispetto al prezzo di 3,85 euro di ieri (-3,36%). Ma ha chiesto anche un cambio netto nella governance e nel nuovo cda che dovrà essere nominato ad aprile con la trasformazione della compagnia in spa. Oltre all’accelerazione per la seconda tranche di aumento da 200 milioni che sarebbe utile ad incrementare ulteriormente il Solvency II della compagnia dopo la prima iniezione da 300 milioni di ottobre. In questo seconda tranche, a meno di non decidere di lanciare un’opa sull’intera società, Generali potrà partecipare solo pro quota per poco meno di 50 milioni. Ma per partire l’operazione ha bisogno del via libera di Consob al prospetto informativo, ancora congelato in attesa che il quadro sulla compagnia di Verona si chiarisca.

In ballo, come noto, c’è anche lo scontro legale con il Banco Bpm per le joint venture bancassicurative su cui si starebbe tentando con difficoltà di trovare un accordo. E la stessa Consob deve ancora chiudere l’ispezione avviata lo scorso anno in parallelo con Ivass. (riproduzione riservata)

Il Leone entra nell’e-health francese
L’emergenza Covid ha inevitabilmente acceso i riflettori sull’efficienza dei sistemi sanitari e quattro grandi imprese come Generali, Sanofi, Capgemini e Orange sono pronte a creare una joint venture per accelerare lo sviluppo di soluzioni sanitarie e metterle a disposizione dei pazienti. Il progetto parte dalla Francia e riunirà le principali competenze scientifiche e tecnologiche del Paese, ma guarda all’intera Europa. La nuova società beneficerà di una piattaforma virtuale e di una base fisica situata a Parigi, collegata all’iniziativa «PariSanté Campus» annunciata dal presidente francese Emmanuel Macron, e rafforzerà il posizionamento internazionale della Francia nella sanità digitale, ma sarà aperta a tutta l’Europa. I soci fondatori prevedono un investimento iniziale di 24 milioni di euro nella nuova società, che sarà operativa dal prossimo giugno con la piattaforma virtuale e da dicembre con anche la rete fisica. (riproduzione riservata)

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