Un ecosistema resiliente che ha affrontato pro-attivamente e positivamente la crisi dovuta all’emergenza Covid meglio delle imprese italiane: è la fotografia del mondo delle startup scattata nel 2020 da uno studio promosso da Officina Mps, il laboratorio permanente del Montepaschi dedicato all’innovazione, e realizzato con Swg. L’architettura snella, la capacità di operare cambiamenti anche radicali nel breve periodo e la propensione a rinnovarsi e mettere sempre in discussione il proprio modello di business, oltre all’innato ottimismo degli startupper, sono le chiavi che hanno permesso di superare il 2020 e che proiettano le giovani imprese in un nuovo anno pieno di sfide ma anche di opportunità.

La ricerca puntava a capire come l’emergenza sanitaria avesse impattato su questo comparto economico. Rinnovamento e non rivoluzione: questo sembra essere il mantra delle startup. Soltanto il 12% del campione intervistato ha completamente stravolto il business, mentre quasi metà ha operato nei mesi scorsi continui aggiustamenti mirati e graduali, possibili grazie a una struttura aziendale snella e proiettata verso il futuro. Con queste premesse emerge che oltre metà delle startup (51%) afferma di essere uscita positivamente dalla crisi, contro il 39% delle imprese tradizionali.

Ma c’è chi va oltre: il 15% delle startup italiane ha tradotto l’emergenza in nuove opportunità registrando, di fatto, un incremento di fatturato. Tra queste spiccano le realtà più giovani e quelle appartenenti al comparto Ict.

Gli startupper mostrano anche di avere una visione di che cosa li aspetterà nei prossimi mesi. Questo è il dato che vede la maggiore distanza tra imprenditori tradizionali e founder di startup: se il 27% delle aziende crede in una ripresa a breve termine, per otto startup su dieci la situazione del business è destinata a migliorare quest’anno. I tre quarti delle startup sentono il bisogno di servizi bancari dedicati e, in generale, c’è un ampio ricorso alla consulenza su aspetti di natura fiscale e legale, così come la necessità di interfacciarsi con enti governativi, regioni, associazioni di categoria e incubatori d’impresa.

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