di Anna Messia
Dopo l’incrocio delle spade e la minaccia di risarcimenti monstre ora il clima tra Banco Bpm e Cattolica sembra essersi fatto un po’ più disteso. Sulla vicenda delle joint venture assicurative contese si cerca un testo di accordo condiviso su cui starebbero lavorando i vertici. Questioni ancora informali perché a leggere le carte ufficiali le posizioni restano invece decisamente distanti.

Tra Natale e Capodanno, secondo quanto risulta a MF-MilanoFinanza, la banca guidata da Giuseppe Castagna ha inviato la sua lettera di risposta a Cattolica e nella missiva il Banco è tornato a ribadire il suo punto di vista. Ovvero che dopo gli accordi chiusi tra Cattolica e Generali e dopo l’ingresso del Leone nel capitale della compagnia con il 24,4% c’è ora un controllo di fatto di Trieste su Verona. Ragion per cui, è la posizione del Banco, la banca può far valere la clausola del change of control, prevista dagli accordi, ed esercitare così l’opzione per il riacquisto del 65% delle due joint venture con Cattolica, Vera Vita e Vera Assicurazioni, al prezzo prefissato di 355,77 milioni. Una lettura dei fatti respinta in toto dalla compagnia guidata da Carlo Ferraresi che, prima di Natale, ha negato qualunque forma di controllo da parte di Generali ricordando che fino al primo aprile Cattolica resta una cooperativa, e minacciando una richiesta di danni di oltre 500 milioni. Ma se nei carteggi ufficiali le posizioni tra le parti restano ancora quelle di uno scontro frontale nei giorni scorsi ci sarebbero stati incontri informali tra i vertici delle due contendenti, nel tentativo di arrivare ad un accordo che possa evitare un arbitrato, che sarebbe inevitabilmente lungo e non farebbe comodo a nessuno.

Da una parte Cattolica ha la necessità di mettere a punto gli ultimi dettagli del prospetto informativo per la seconda tranche di aumento di capitale da 200 milioni su cui Ivass nei giorni scorsi è tornata alla carica, insieme alla richiesta di un cambio del cda e alla vendita entro fine anno delle azioni oggetto di recesso. Chiudere il contenzioso con il Banco potrebbe essere utile a Cattolica per chiarire nel prospetto tutti i dettagli della vicenda e del resto lo stesso Ferraresi, in una recente intervista rilasciata a La Stampa, ha espresso il desiderio di sedersi ad un tavolo con l’istituto per individuare la soluzione migliore. D’altra parte anche il Banco, in vista di possibili operazioni straordinarie (con Bper per esempio), ha tutto l’interesse a sciogliere l’alleanza con Cattolica per tenere le mani libere nei confronti di nuovi partner assicurativi (che nel caso sarebbe Unipol). Lo scontro frontale allungherebbe di sicuro i tempi danneggiando probabilmente anche la raccolta premi delle due joint venture assicurative che già oggi, come sottolineato da Cattolica nella sua lettera, complice anche il coronavirus, hanno ottenuto risultati commerciali inferiori agli obiettivi che erano stati prefissati. Ma ad oggi le valutazioni restano ancora decisamente distanti e non è ancora stata fissata la data di un nuovo incontro. (riproduzione riservata)

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