di Marco Capponi
Solo un’operazione straordinaria del Gruppo Generali, con un’uscita di denaro dal perimetro monitorato per via della ristrutturazione del mandato di un cliente istituzionale nelle gestioni patrimoniali, fa sì che il dato di raccolta complessivo di dicembre delle società monitorate da Assogestioni registri un negativo di 15,4 miliardi di euro.
Nessun deflusso, comunque. Tutt’altro: l’industria del risparmio gestito italiano continua a essere in ottima salute, a dimostrazione del fatto che, dopo le fasi più dure della pandemia, gli investimenti sono ripresi con vigore. Escludendo l’operazione straordinaria, il cui conteggio dipende anche dal metodo tecnico di calcolo, la mappa rilasciata dall’associazione di categoria dei gestori patrimoniali mostra una crescita delle gestioni collettive pari a 5 miliardi (+133% rispetto a novembre), che sommate alle gestioni di portafoglio retail (679 milioni, +22,3% in confronto al mese precedente), danno una raccolta netta positiva di 6 miliardi.

A ulteriore riprova del buon momento del settore, gli afflussi di denaro durante l’intero 2020 tramite gestioni collettive sono stati di 25,2 miliardi, di cui circa 19 investiti in fondi aperti: si tratta del miglior risultato dal 2017.

All’interno di questa tipologia di fondi sono stati i prodotti azionari a farla da padrona, grazie al rally dei mercati del secondo semestre dell’anno appena concluso: la raccolta è stata positiva per 15,2 miliardi. Bene anche i bilanciati (+8,5 miliardi) e gli obbligazionari (+7,8). Ciliegina sulla torta, il patrimonio gestito dall’industria a fine dicembre ha raggiunto i suoi massimi storici: 2.392 miliardi, in crescita di 85 rispetto alla fine del 2019.

Il bilancio è ampiamente positivo per l’industria della gestione italiana che vede ripartite le società tra quelle di diritto estero (per la maggioranza lussemburghesi e irlandesi) e quelle di diritto italiano, nate a partire dall’istituzione dei fondi nel 1983 e che rappresentano circa il 20% del totale delle masse in gestione. Le masse sono quasi equamente ripartite tra le gestioni di portafoglio (1.208 mld) e le gestioni collettive (1.184 mld). Osservando le macrocategorie, nel 2020 le famiglie italiane hanno indirizzato i propri risparmi verso i prodotti azionari (+15,2 mld), i bilanciati (+8,5 mld), gli obbligazionari (+8,2 mld) e i monetari (+5,3 mld).

Guardando alle singole categorie di fondi aperti di dicembre, si può notare un aumento dell’11,4% rispetto al mese precedente degli azionari, la cui raccolta è stata pari a 3,4 miliardi. Una soluzione sempre più gradita è poi quella dei bilanciati, cresciuti a tripla cifra (+167,7%) fino a un totale di raccolta di 787 milioni. In flessione invece le soluzioni a reddito fisso, diminuite su base mensile del -46,9% (1,6 miliardi). A livello di patrimonio gestito, sono invece ancora gli obbligazionari a rappresentare la maggioranza relativa: il 38,5% del totale delle masse, pari a 430 miliardi. Seguono le soluzioni equity col 24,8% (276 miliardi).

Nonostante l’operazione straordinaria, al primo posto in classifica per masse in gestione resta saldamente il gruppo Generali, che detiene il 22,5% del totale dei fondi aperti e gestioni di patrimonio dell’intera industria (523 miliardi). Segue, a 513 miliardi, il gruppo Intesa Sanpaolo, comprensivo di Eurizon, Fideuram e Pramerica (22,1% del totale). Terzo gradino del podio per Amundi (201 miliardi, 8,7%), subito prima di Anima (194 miliardi, 8,4%) e Poste Italiane (113 miliardi, 4,8%). Proprio il gruppo guidato dall’ad Matteo Del Fante, d’altro canto, si aggiudica la prima posizione nella raccolta netta di dicembre, positiva per 3,2 miliardi. Segue Intesa Sanpaolo a 2,4 miliardi, mentre sul gradino più basso del podio, con 676 milioni, si posiziona un primario player internazionale, Morgan Stanley. (riproduzione riservata)

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