di Francesco Ninfole
Le piccole e medie imprese italiane avranno bisogno di ricapitalizzazioni per circa 175 miliardi per restare a galla dopo la pandemia. È questa la stima di Afme (l’associazione Ue per i mercati finanziari) e Pwc, che ieri hanno pubblicato un rapporto sul tema. Per le aziende europee il gap è indicato fino a 600 miliardi. Secondo l’analisi, malgrado gli aiuti pubblici il 10% delle società Ue ha riserve liquide per durare solo sei mesi. Perciò Afme ha fatto appello alle autorità per accelerare l’Unione dei mercati di capitale e per sviluppare strumenti ibridi (giudicati utili dagli imprenditori per mantenere il controllo delle aziende). «Se non si agisce con urgenza un’impennata di insolvenze potrebbe verificarsi già da questo mese e minacciare la ripresa Ue», ha rilevato Afme.

Finora le imprese hanno resistito alla crisi soprattutto con nuovo debito, spesso garantito dallo Stato. Alla lunga però la strategia non potrà durare. Alcune aziende usciranno dal mercato, altre avranno bisogno di iniezioni di capitale. Nell’Eurozona sono arrivati segnali di una stretta sulle condizioni dei prestiti, secondo quanto scritto ieri nel sondaggio periodico della Bce.

In Italia la situazione sul credito è stabile, quindi migliore della media europea, anche se in parte potrebbe essere dovuto alla sostituzione dei prestiti in bilancio con quelli con garanzie pubbliche, secondo il sondaggio. Per il trimestre in corso le banche italiane prevedono che «le politiche di offerta registreranno un moderato irrigidimento per le imprese e un allentamento di pari intensità per i mutui», ha rilevato la Banca d’Italia. Nel quarto trimestre 2020 «è proseguito l’aumento della domanda di prestiti da parte delle imprese seppure a ritmi più contenuti rispetto ai due trimestri precedenti; la dinamica della domanda continua a riflettere la perdurante scarsità di scorte e capitale circolante, maggiori esigenze di rifinanziamento nonché un calo dell’autofinanziamento». Per il trimestre in corso le banche si attendono un ulteriore, seppure più contenuto, incremento della richiesta di fondi da parte delle imprese.

L’Abi ha indicato ieri che a dicembre i prestiti ai privati in Italia sono aumentati del 5,5% rispetto all’anno precedente (a novembre +8,1% per le imprese, +2,2% per le famiglie). I tassi di interesse hanno raggiunto nuovi minimi storici. I depositi continuano a salire: sono 162 miliardi in più rispetto all’anno precedente (+10,3%).

I prestiti hanno beneficiato, oltre a moratorie e garanzie pubbliche, dei rifinanziamenti a lungo termine della Bce (Tltro). Domani si riunisce il consiglio direttivo a Francoforte, anche se sono del tutto improbabili nuove misure, dopo il potenziamento di dicembre (innanzitutto degli acquisti di titoli del Pepp). L’attenzione sarà così sulla comunicazione della presidente Christine Lagarde: i temi più caldi sono l’outlook economico, i chiarimenti sulle «condizioni di finanziamento favorevoli» assicurate da Bce, le prospettive sul Pepp, l’impatto dell’euro sull’inflazione. Sotto la lente ci sarà inoltre la reazione di Lagarde alla crisi politica in Italia. (riproduzione riservata)

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