L’uso prolungato del telefono cellulare può causare tumori alla testa. E se lo si utilizza tanto per lavoro, spetta all’Inail risarcire il lavoratore con un indennizzo da malattia professionale. La Corte d’appello di Torino ha confermato la sentenza di primo grado del Tribunale di Ivrea, emessa nel 2017 (si veda ItaliaOggi del 21/4/2017), sul caso sollevato da Roberto Romeo, un dipendente Telecom Italia colpito da neurinoma del nervo acustico.
Il lavoratore per 15 anni, dal 1995 al 2010, ha utilizzato il telefono cellulare messogli a disposizione dall’azienda, anche per 3-4 ore al giorno. Fino a quando inizia ad avvertire disturbi a un orecchio che dopo ripetuti controlli medici risultano causati da un neurinoma dell’acustico, carcinoma benigno ma che necessita di essere asportato. L’intervento avviene nel 2011: i medici rimuovono il neurinoma, ma anche il nervo acustico, con la conseguente perdita di udito dall’orecchio destro. Un danno biologico permanente del 23% per il quale l’Inail dovrà versare al lavoratore un vitalizio da malattia professionale
«Una sentenza storica, come lo era stata quella di Ivrea, la prima al mondo a confermare il nesso causa-effetto tra il tumore e l’uso del cellulare», spiegano gli avvocati Stefano Bertone e Renato Ambrosio. «La nostra è una battaglia di sensibilizzazione», hanno aggiunto. «Manca l’informazione, eppure è una questione che interessa la salute dei cittadini. Basta usare il cellulare 30 minuti al giorno per otto anni per essere a rischio».
«Servirebbe un’etichetta sui rischi per la salute. Sulle scatole dei cellulari bisognerebbe scrivere: “Se non usato correttamente, nuoce gravemente alla salute”. Ecco cosa servirebbe. La sentenza di oggi contribuisce all’informazione sul tema e la questione riguarda anche i bambini, che sempre più utilizzano i cellulari. Lo Stato non sta informando, anzi», ha commentato invece Romeo.
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