Di Insurance Observer.

S&P Global Ratings costituisce, insieme a Moodys’ e Fitch, il gruppo ristretto delle agenzie di rating dai quali giudizi dipendono le sorti di imprese e Stati. Si tratta di istituzioni private e indipendenti, che basano la propria autorevolezza su autonomia e terzietà.

Ecco perché la conferenza stampa di S&P, che si è tenuta a Milano in un centro congressi vicino al Castello Sforzesco nei giorni scorsi, costituisce una delle occasioni più importanti per conoscere la visione degli analisti sul futuro dell’economia europea e italiana e, in particolare, sull’andamento del settore assicurativo.

Prima le buone notizie: secondo l’agenzia di rating ci attende, in Italia e in Europa, un 2020 contraddistinto da stabilità e dalla assenza di prevedibili shock esterni. Ciò significa che dovrebbero continuare le tendenze economiche e finanziarie che hanno caratterizzato gli ultimi anni: crescita asfittica, inflazione pressoché assente e politiche monetarie ultra-accomodanti.

Questo quadro generale, naturalmente, varia in relazione ai singoli paesi. Ad esempio, per il nostro paese si porrà la questione di risolvere il problema della mancata crescita della produttività. Una stagnazione che tuttavia non è omogenea in tutti i settori dell’economia: il settore manifatturiero, infatti, può vantare una curva di crescita della produttività che è assolutamente sovrapponibile a quella della Germania. La produttività complessiva viene perciò pesantemente zavorrata, conclude S&P, dall’andamento della produttività dei servizi pubblici e del settore delle costruzioni.

MA tant’è, qualche volta le analisi degli economisti ci aiutano a comprendere dinamiche che magari sembrano inspiegabili a chi è abituato ad avere a che fare con un mondo di imprenditori che esportano più del 50% del proprio prodotto.

La seconda parte della conferenza stampa S&P è stata dedicata all’analisi del settore bancario e assicurativo, a livello europeo e italiano.

Secondo il responsabile S&P Mirko Sannia, emerge la riduzione progressiva dei Non Perfoming Loan (NPL) nel portafoglio delle banche italiane. Non sono inoltre prevedibili altri episodi di crisi, come quelli che hanno riguardato in passato Montepaschi, le popolari venete e Carige, anche se probabilmente continuerà a essere necessario un processo di aggregazione tra realtà medie e piccole.

La relativa debolezza del settore creditizio del nostro Paese, ha concluso, è però determinata dalla incertezza sulla stabilità del debito sovrano, il cui rating BBB costituisce il limite superiore della valutazione delle banche nazionali, con l’unica eccezione di Unicredit group, grazie alla sua internazionalizzazione.

Ma veniamo alle assicurazioni, italiane ed europee, che sono state analizzate dal responsabile S&P Taos Fudji.

Così come per le banche, anche il settore nazionale delle polizze presenta una delle sue fragilità potenziali nell’esposizione al debito sovrano interno. Tuttavia, almeno nell’ultimo decennio, i principali operatori assicurativi sono stati in grado di ridurre la quota di investimenti in titoli di Stato italiani, che sono passati dal 50% degli attivi al 43% nel 2018. Si tratta di una diversificazione degli attivi che ha visto l’aumento della quota investita in fondi di risparmio gestito, in obbligazioni societarie e in titoli di altri stati.

Dal punto di vista regolamentare, ha continuato Fudji, gli assicuratori italiani hanno dimostrato inoltre di raggiungere livelli di capitale Solvency II superiori alla media europea. Anche dal punto di vista tecnico le imprese italiane non si sono comportate male, aumentando la profittabilità dei rami danni e adeguando le strategie di offerta nell’assicurazione vita al “nuovo” contesto finanziario.

A livello di scenario europeo, ha continuato Fudji, i rischi più rilevanti continuano a essere relativi ai bassi tassi di interesse, che sono previsti continuare almeno fino al 2022. Nel medio periodo l’attuale contesto finanziario rischia quindi di incidere sulla redditività delle compagnie, in particolare di quelle che operano nel nord-Europa. Anche, se, ha concluso l’analista di S&P, il settore si è dimostrato sufficientemente abile nel prolungare la duration dei propri investimenti, sopperendo così in parte ai bassi tassi di interesse.

Anche in Europa, infine, la gestione tecnica delle assicurazioni danni è stata in grado di garantire una buona profittabilità, mantenendo equilibrio della gestione e corretta sottoscrizione dei rischi.

Con le numerose domande dei giornalisti presenti, prevalentemente sulle crisi bancarie e sulla “querelle” Atlantia, si è quindi conclusa la conferenza stampa, in un’uggiosa mattina milanese di inizio inverno.

S&P